“Blue moon safari”, una visione alternativa del ‘french touch’

Ci sono album che diventano davvero iconici, un segno dei tempi. Nel vero senso di quest’aggettivo e non nell’abuso odierno che se ne fa, dove tutto è iconico e quindi nulla lo è davvero più.
“Moon Safari” è uno di questi; nel 1998 segnò il debutto degli Air, con il suo mix di elettronica, pop e “French touch”. Ha resistito pure al passare degli anni: un fortunato tour che va avanti da un anno (e che tornerà a giugno al Festival La Prima Estate), nonché demo, ristampe espanse e remix. Oggi torna in una nuova versione curata da Vegyn, pubblicata anche in vinile per il Record Store Day, e ribattezzata “Blue Moon Safari”. Il producer inglese lo ha presentato a Milano durante la Design Week, allo Spazio Maiocchi, con Nicolas Godin, metà del duo.
Vegyn – nome d’arte di Joseph Winger Thornalley, figlio di Phil, produttore dei primi Cure – si è fatto conoscore per avere prodotto Frank Ocean, oltre che per avere lavorato con Travis Scott, ed avere pubblicato diversi album a suo nome. Giusto poche sere fa è stato scelto per fare un DJ set dopo Björk in uno degli eventi più importanti della settimana. Il remix album di Vegyn è contemporaneamente rispettoso dell’originale, ma anche personale – con l’aggiunta di parti ritmiche e qualche tocco più contemporaneo. La richiesta iniziale era di un remix solo di “All I Need”, che poi si è trasformato in un lavoro sull’intero album.
“Il progetto è nato ascoltando ‘No Protection’, un remix di ‘Protection’ dei Massive Attack fatto da Mad Professor. L’idea è che fare un album intero di remix lo trasforma in una nuova opera artistica. Ma è un gran compito, e Joseph era così entusiasta che da una canzone gli abbiamo affidato tutto il progetto”, spiega Godin.
“Sono un grande loro fan, era un sogno che diventava realtà. Ero spaventato ma anche onorato. Ascoltavo ‘Moon Safari’ in macchina con i miei”, racconta Vegyn, 31enne: quando è uscito il disco aveva 5 anni. “È passato dall’essere un album che la gente ascoltava mentre faceva sesso, come spesso mi hanno detto i nostri fan, a un disco da ascoltare con i bambini. È diventato un disco per famiglie…”, scherza Godin. “Un album di remix ti fa vedere che ci sono altri modi per far funzionare una canzone oltre a quelli che hai trovato tu e pensavi fossero gli unici possibili”
“La blue moon è qualcosa che capita raramente: è un modo poetico per raccontare una visione alternativa di un classico”, spiega Vegyn. “Ma ciò che mi piace di questa versione dell’album è che l’originale è stato legato al cosiddetto French touch, ma questo lo riconnette con il suono inglese di quel periodo, mostrando le origini comuni di quei mondi. È come se fosse stato inciso da musicisti inglesi degli anni ’90”.
“Non so neanche quanto sia stata una scelta conscia, volevo rispettare l’originale. Ho usato in parte gli stessi strumenti e sintetizzatori vintage, aggiungendo qualche sfumatura”, racconta Vegyn. “Provo a essere genuino nella mia musica, non ho usato l’intelligenza artificiale in questo caso – anche se ci gioco spesso. Mi rendo conto che ha una cattiva reputazione nella musica, c’è sempre resistenza verso le nuove tecnologie, ma può essere un buon strumento per aiutare la creatività. Ma non mi considero neanche un artista, mi considero uno che fa cose, sperando che piacciano agli altri”.
“La musica è come l’architettura”, conclude Godin, che è laureato proprio in architettura. “Aiuta a creare degli spazi.”