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Sanremo 2025: quello che le donne vi dicono / 2

Perché, quando le donne parlano di presenza femminile al Festival, non intendono solo nella top 5
Sanremo 2025: quello che le donne vi dicono / 2

Il dibattito sull’assenza di donne sul podio di Sanremo 2025 ha alimentato opinioni diverse. Le donne non sono una categoria monolitica e, com’è naturale, i punti di vista su questo tema variano. Su Rockol, Marta Blumi Tripodi ed Elena Palmieri condividono le proprie riflessioni sulla questione.

C'è un fraintendimento di fondo che continua a permeare tutti i dibattiti sulla presenza femminile – o meglio sulla scarsità della stessa – nella scena musicale italiana: molti uomini vivono questa constatazione come un'accusa nei loro confronti. Vorremmo rassicurarvi, amici maschietti: nessuno sta insinuando che è colpa vostra se c'è una sola donna nella top 10 di Sanremo, e addirittura nessuna nella top 5. La responsabilità va ripartita tra l'intera società italiana. Ma sarebbe miope non evidenziare che la situazione sta assumendo proporzioni abbastanza preoccupanti. I dati parlano chiaro, e ci dicono che negli ultimi dieci anni di Festival abbiamo avuto una sola vincitrice, Angelina Mango; in precedenza non andava molto meglio, perché se prendiamo in esame gli ultimi 25 anni, le donne ad aggiudicarsi il primo premio nella categoria Big sono state appena cinque (contando anche Lola Ponce, che nel 2008 partecipò con Giò Di Tonno). I dati di Equaly, associazione che promuove la parità di genere nell'industria musicale italiana, dipingono uno scenario ancora più fosco: anche se nel 2025 la presenza di artiste donne in gara a Sanremo è aumentata, con una percentuale del 39,7% sui concorrenti totali, quella delle donne in classifica continua a scendere: è passata dal 27% del 2012 a un misero 12% nel 2024.

Le possibili cause

Gli scettici diranno che la spiegazione a tutto questo è più semplice di quanto non sembri, e che va cercata non nei cromosomi XX o XY dell'artista, ma piuttosto nella sua capacità di proporre canzoni valide, coinvolgenti, d'impatto. Vero - in parte. Il problema, però, è che spesso si tende a considerare solo la punta dell'iceberg, senza esaminare ciò che succede sotto la superficie. E allora, andiamo a vedere un po' di dati che riguardano l'industria musicale, ovvero il sistema che quelle canzoni le sceglie, le incide, le distribuisce e le promuove. Facendo una stima spannometrica, in Italia le A&R donne sono tra il 5 e il 10% del totale, le donne autrici circa il 16%, le donne produttrici meno del 3%. Le critiche musicali donne sono talmente poche che ci conosciamo tutte, e se decidessimo di andare a cena insieme non avremmo neanche bisogno di prenotare il ristorante, tanto un tavolo lo troviamo di sicuro. E le direttrici artistiche di Sanremo? Definirle “casi isolati” sarebbe riduttivo: finora ce n'è stata solo una, Carla Vistarini, che nel 1997 affiancò Pino Donaggio e Giorgio Moroder (da sola evidentemente sarebbe risultata un'anomalia troppo eclatante). Quest'ultima osservazione l'ha fatta anche Carlo Conti in conferenza stampa, augurandosi che dopo il suo mandato il Festival sia affidato non tanto a una presentatrice donna, ma a una direttrice artistica donna, perché la vera rivoluzione sarebbe quella. Giustissimo e sacrosanto: ci sentiamo però di estendere l'auspicio anche alla commissione artistica, perché già quello sarebbe un gran bel cambiamento. Nell'era Amadeus includeva una sola donna su quattro (senza vere e proprie competenze in ambito musicale, trattandosi della vicedirettrice Prime Time Federica Lentini); nell'era Conti pare non esistere neppure più per i big, o almeno non ce n'è traccia nelle cronache e nei comunicati Rai, mentre in quella di Sanremo Giovani le donne erano tre su sette.

I numeri parlano chiaro

Insomma, tirando le somme – letteralmente e in senso figurato: se le donne in gara a Sanremo sembrano non convincere mai abbastanza, o comunque non al punto da votarle e portarle alla vittoria, dipende anche da questi numeri desolanti. Che, a loro volta, derivano da una millenaria cultura in cui le donne vengono sistematicamente scoraggiate a esporsi, ad autodeterminarsi, a volte addirittura a candidarsi a occupare ruoli chiave. Nessuno pretende che si assegni un posto sul podio a una donna solo per bilanciamento dei generi, ma chiedere che le donne siano più coinvolte in tutta la filiera (visto che, lo ribadiamo, il talento è equamente ripartito in tutta la popolazione umana) è il minimo sindacale. Per cambiare le cose bisogna partire da questo: vale per qualsiasi settore, ma per l'industria musicale sembra essere perfino più vero. Lo è talmente tanto che negli Stati Uniti, dove la Recording Academy ha deciso di correggere il tiro e di aumentare sistematicamente il numero di artiste e professioniste chiamate a votare per i Grammy Awards, i risultati si stanno già vedendo: nell'edizione 2025 c'era una sostanziale parità di genere nelle nomination, e su 94 categorie ben 56 donne si sono aggiudicate un Grammy, da sole o in affiancamento a colleghi uomini. Morale della favola: quando noi parliamo della questione femminile a Sanremo, non ci riferiamo solo alle artiste sul palco dell'Ariston, ma a tutte coloro che potrebbero e dovrebbero lavorare dietro di loro, e che risultano ancora meno pervenute di quelle della classifica finale.

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