Davide Van De Sfroos: il Forum diventa una balera

Sono 25 gli anni messi in fila da Davide Van De Sfroos (Davide Bernasconi) nella sua carriera solista. La sua attività professionale, dopo le esperienze punk giovanili, era iniziata qualche anno prima (1992) all’interno dei De Sfroos. Finita l’esperienza con il gruppo nel 1999 esce “Brèva e Tivàn” (il nome di due venti del lago di Como) il primo disco firmato con il suo nome d’arte. In un quarto di secolo Davide ha costruito una notevole e solida fan base collocata prevalentemente nel nord ovest del paese, in particolare Lombardia e Svizzera. Ma ha fatto anche incursioni in sud Italia e in Sardegna dove gode di buon seguito. Nel 2011 gioca (molto bene) la carta del Festival di Sanremo presentando “Yanez” ma nemmeno in quell’occasione riesce a collocarsi perfettamente sul mercato nazionale. Lo meriterebbe.
Ma non importa, va bene così, perché ogni volta che Davide chiama il suo “popolo” risponde e il concerto celebrativo del Forum (dove arriva per la terza volta) diventa (come spesso capita ai suoi live) occasione di festa, grande momento conviviale. Ma questa è la forza del folk, che è il territorio che meglio di altri il cantautore laghée frequenta. Nelle sue canzoni (come nei suoi libri) racconta un popolo, un mondo, una terra, una cultura che conosce e frequenta, di cui è parte attiva.
Quale musica se non quella folk, quella popolare, vera ruspante, può fare da colonna sonora per una festa. E allora per celebrare un importante anniversario.... che festa sia.
Con tale spirito, con la voglia di condividere, di ballare tutti insieme, di cantare canzoni che il suo pubblico manda a memoria, Davide Van De Sfroos ha approcciato il concerto al Forum centrando in pieno l’obbiettivo.
Sebbene lo spazio consentisse ampie soluzioni spettacolari si è preferito mantenere una certa sobrietà, quindi niente distrazioni dalla musica, solo un impianto luci degno del luogo, qualche proiezione alle spalle della band, i normali schermi di ordinanza e niente più. C’era la musica, le canzoni che comandavano e dettavano il ritmo della serata.
Ritmo: è lui che la fa da padrone, che segna l’intero concerto, concedendo solo qualche spazio a delle ballate più delicate (“Il mitico Thor”, “Akuaduulza”, “New Orleans”, il tris acustico “Oh lord”, “Ninna nanna del contrabbandiere”, “40 pass” e nei bis “Sciur Capitan”, un inno contro la guerra raccontata da un soldato che la rifugge). Davide poi porta in scena l’altra sua passione: il blues. E per interpretarlo per l’occasione invita dei suoi vecchi amici, i chitarristi Maurizio “Gnola” Glielmo - grande interprete del genere - e il sardo Francesco Piu che oltre al dobro si cimenta con l’elettrica, lui che preferisce l’acustico. “La macchina dello zio Toni”, “Ventana blues”, “Paradiso dello scorpione”, sono brani in cui il Mississippi fa il suo delta nel Lago di Como, senza dimenticare che “la musica del diavolo” era anch’essa colonna sonora delle feste degli afro americani.
C’è dunque tanto ritmo e lo si vede anche fisicamente, plasticamente con il parterre incontenibile, che salta e poga. Ma anche alle spalle della massa umana sotto palco, ci sono quelli che volteggiano in balli di coppia come appunto nelle migliori balere: walzer, mazurke (ma anche funk), tutto è occasione per ballare felici.
In sostanza il concerto celebrativo è quello che doveva essere, un momento di festa, un’occasione per ritrovarsi e in (un’apparente) leggerezza, ripercorrere il cammino di venticinque anni di musica, dagli esordi (“Manicomi” ancora dei De Sfroos) a “Manoglia” (dall’ultimo album) passeggiando nel tempo con quei brani che hanno caratterizzato il cammino di Davide. Canzoni che lo connotano e che hanno permesso questo stretto legame con il suo pubblico (le persone che di fatto lui canta e di cui racconta le vite senza luogo, come quelli di molti altri). una scaletta che sicuramente non avrà soddisfatto tutti, molti si saranno sentiti “defraudati” della propria preferita. Difficile quindi mettere tutti d’accordo anche perché la sua produzione (10 album in studio) è molto corposa.
Oltre a questo live unico le celebrazioni prevedono anche un disco antologico (“Van de best”) in cui raccoglie 49 brani della sua storia riproposti in una nuova versione risuonata e ricantata con arrangiamenti diversi rispetto agli originali e scritti apposta per questa raccolta.
Scaletta
Ki
Nona Lucia
Pulenta e galena fregia
Lo sciamano
New Orleans
Manoglia
Macchina del ziu Toni
Canzun d’Amur
Minatore di Frontale
Manicomi
Oh Lord
Ninna nanna del contrabbandiere
40 pass
Il mitico Thor
Ventana Blues
Paradiso dello scorpione
Grand Hotel
Yanez
Ballata del Cimino
Curiera
Akuaduulza
Medley
Il figlio di Gugliemo Tell
Cowboy a Milano
De Sfroos
Bis
Sciur Capitan
La balera
Cyberfolk