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Glen Hansard contiene moltitudini

Aspettative, cover ingombranti e consigli di amici famosi: l'intervista
Glen Hansard contiene moltitudini

Glen Hansard ha la faccia stanca ma è felice, perché è in tour, “my happy place”. Quando ci sentiamo via Zoom è appena arrivato a Barcellona: tra pochi giorni sarà in Italia per 5 date. Il suo ultimo album è un ritorno al rock elettrico delle origini con i Frames, dopo il folk-soul che ha segnato la sua carriera solista e il cantautorato intimo degli Swell Season, il duo con Marketa Irglova nato con il film “Once”. Ma lui spiega: “Non ho mai avuto un’unica direzione: faccio solo musica. Ci si aspetta che tutti abbiano una fottuta direzione e che la seguano per il resto della loro carriera, mai io non sono mai stato quel tipo di musicista”. La direzione che prendo dipende dal momento, dalla band, da chi hai attorno: “Anche nei concerti, scrivo le scalette ma non le seguo mai…”

Ritorno al rock

Il ritorno al rock teso e rabbioso che ha segnato “All that was east is west of me now” nasce da un momento catartico di consapevolezza avuto nel viaggio in macchina dall’Irlanda al lago di Como, dove lo aspettavano i musicisti per registrare il disco: “Mentre prendevo appunti per le canzoni, è scattato qualcosa. Noi artisti siamo terrorizzati che qualcuno dica la cosa sbagliata su di noi, di metterci nei guai dicendo qualcosa di politicamente un po' fuori posto: è come se avessi dovuto reclamare il mio ruolo, mi è arrivata  un'energia punk che non sentivo da molto tempo, la rivendicazione di una specie di spirito di libertà di essere chiunque cazzo vuoi essere". La canzone che ha segnato questo momento è “The feast of Saint John”: “è stata la prima canzone che abbiamo registrato con quell’energia e con quell’attitudine senza filtri, e tutto è andato al suo posto", racconta. 

Le moltitudini musicali di Glen Hansard

Ora però non sa quale sarà la prossima direzione: Glen Hansard contiene moltitudini, come la canzone di Bob Dylan ispirata a Walt Whitman. Dopo le date europee il tour andrà avanti fino ad ottobre, con una possibile coda in Australia all’inizio del nuovo anno: “Ma a quel punto il ciclo di questo album sarà finito e penserò a cosa fare: ho un nuovo disco pronto con gli Swell Season, voglio tornare a fare musica con i Frames: affitteremo una casa e a gennaio faremo un po' di musica”, racconta.

Sì, la band che ha segnato i primi 15 anni della sua carriera, che negli ultimi anni ha suonato solo occasionalmente, potrebbe tornare in studio. L’ultimo album dei Frames è “The cost”, è del 2006 - conteneva “Falling slowly”, la canzone che l’anno dopo avrebbe vinto l’Oscar per “Once”, il film di John Carney che gli ha cambiato la carriera. Assieme a lui nel film e sul palco degli Academy Awards non c’era però la band, ma Marketa Irglova, ovvero gli Swell Season, che ha riportato in tour in America l’anno scorso. 
Il disco del duo - il primo dal 2009 - è finito e pronto per essere pubblicato: “Quando ci siamo incontrati l'estate scorsa per suonare in America è stato molto divertente, c’erano un sacco di idee che circolavano tra noi, tanto che alla fine suonavamo 5 o 6 canzoni nuove". Ma se il film raccontava una storia d'amore, ora la situazione è diversa. "Ora siamo più grandi: la conversazione tra noi due è una conversazione da adulti, ha ancora elementi di romanticismo, ma non tra di noi, quanto sulle vite che viviamo ora”.

“Vincere l’Oscar fu un cambiamento enorme, bianco e nero, giorno e notte, nessuno di noi se lo aspettava", ricorda Hansard "Passammo da suonare a 200 persone a 6.000. E la cosa fantastica è che quel pubblico ci segue ancora dopo tutti questi anni".

Il consiglio di Bruce e "Drive all night"

A salvarlo da quel trauma fu il consiglio di un amico famoso: Bruce Springsteen: “Fu molto gentile con me quando ho vinto l'Oscar. Voleva incontrarmi e mi chiese come stavo. Nessuno me l'aveva mai chiesto: gli risposi che mi sentivo fottutamente male, ad essere onesti. Lui rispose che capiva: il passaggio dal momento in cui lotti per essere ascoltato a quello in cui la gente riconosce il tuo valore è difficile, perché sei abituato alla lotta, quella modalità è dentro di te. Mi disse: ‘Devi solo toglierti il ​​vecchio vestito, la lotta, e indossare uno nuovo vestito, ovvero devi farti carico della nuova situazione. Se non lo fai lo perderai’. Ed è stato un ottimo consiglio: fondamentalmente stava dicendo ‘Stai attento perché se rifiuti tutto questo, se ne andrà.”

Anche se, racconta, ha un rapporto complesso con una delle sue canzoni più famose, che in realtà non è sua ma proprio di Springsteen. Glen spiega che ultimamente suona meno cover perché semplicemente ha meno tempo e più canzoni sue, ma il caso di “Drive all night” è un po’ diverso. “Sono stanco che tutti me la chiedano, quindi non la faccio più. Non ho scritto quella canzone, cazzo. Ed è maleducato chiedere una canzone che non ho scritto”.

Quando obietto che in realtà l’ha fatta sua, che è diventata sua - come in questa stupenda versione che registrammo per Rockol nel 2010, spiega: “Bruce mi ha fatto i complimenti per la mia versione, mi ha anche chiesto di cantarla insieme. Ma la verità è che ho imparato quella canzone per Salma Hayek, che mi aveva chiesto di imparare quella canzone per lei, per suonarla al suo matrimonio a Venezia". Mi racconta la storia del suo rapporto con Jake Clemons - amico da molto tempo - e con Eddie Vedder, con cui l'ha incisa come tributo a Clarence Clemons, una decina di anni fa. "Però ora che ne parliamo mi sta tornando voglia di farla…”

Glen e l’Italia

Uno dei posti che ha accolto Glen Hansard è l’italia, e in particolare Lucca, dove ha una comunità di amici che lo segue e che visita spesso - uno, Piero Perelli, ha suonato con lui in studio e in tour: l'ultimo disco ha origini italiane. Anche in questo caso la colpa è in parte di Springsteen: "Celebra i tuoi successi, Glen, si raccomandò. Quando nella tua vita succede qualcosa di bello, porta tua moglie a cena, vai in vacanza. Ricorda i tuoi successi se no sarà solo un altro giorno in ufficio e te lo perderai”.

"Il rapporto con l’Italia è nato durante una vacanza che ho fatto proprio per questo motivo", racconta. "Abbiamo affittato una villa in Toscana, una bellissima casa che poteva ospitare circa 20 persone, dove ho portato tutta la mia famiglia e quella della mia ragazza. Ci abbiamo vissuto per quasi tre settimane. Un giorno siamo andati a Lucca, ero con mia madre che camminava molto lentamente perché aveva l’enfisema. Ad un certo punto mi ha detto "Ehi Glen, questa è la tua musica”. Eravamo dalle parti di un negozio di dischi, Sky Stone & Songs, non ci ero mai stato, sono entrato ed è stato l’inizio di un’amicizia. Mia madre non riusciva a credere che tutti quegli italiani conoscessero la mia musica…”

Il rapporto tra Glen e l’Italia è un motivo ulteriore per non perdere i prossimi concerti: domani 27 giugno a Bologna (Sequoie), il 29 giugno a Bari (Teatro Petruzzelli), il 30 giugno a Roma (Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone), il 2 luglio a Gardone Riviera (BS) (Anfiteatro Del Vittoriale) e il 3 luglio a Trieste (Castello di San Giusto). Dalla strada per l'aeroporto verso l'Italia ci ha mandato questo video: una versione a capella della canzone tradizionale "The parting glass"

 

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