L'approccio alla vita tradotto in musica di Francesco Renga
Nel 1998 Francesco Renga lascia i Timoria. Nel 2000 pubblica il suo primo album solista, "Francesco Renga" (leggi qui la recensione). Nel 2002 esce il secondo album, "Tracce" (leggi qui la recensione). Il 17 maggio 2004, venti anni fa, Francesco Renga pubblica il suo terzo album, "Camere con vista". Un disco che presentò alla stampa dicendo: "Quest'ultimo anno la mia vita è stata segnata da avvenimenti densi di significato: l'incontro con una nuova compagna e la nascita di una figlia. 'Camere con vista' è il mio approccio alla vita tradotto in musica”. Questa che segue è la recensione del disco che scrisse per noi Giulio Nannini.
Torna Francesco Renga più baldanzoso che mai con un disco – il terzo come solista - nato nel corso di un anno decisamente significativo: una nuova compagna, la show girl Ambra Angiolini, e una figlia, Jolanda. Di materiale da cui trarre ispirazione per queste dodici nuove canzoni ce n'era a sufficienza; anche se l’album è stato pensato come ad un diario, per cui c’è dentro non soltanto la vita che Renga osserva. Come suggerisce il titolo infatti, “Camere con vista”, lo sguardo è introspettivo ma significa pure poter osservare le cose da punti di vista diversi: guardare ed essere guardati.
Sotto il profilo musicale è un album che fatica a trovare una dimensione precisa. L’anima pop emerge prepotente quando le canzoni prendono una virata rock - e viceversa – come succede in “Come piace a me” e “Non ti passa più”. La vena malinconica e cantautorale emerge fiera nel singolo “Ci sarai” – forse una delle canzoni meno immediate dell’album – “Immobile”, “Anna (aspettavo te)” e “Solo”, mentre Jolanda ha scatenato nel cantautore il timore della responsabilità paterna, fotografata nella canzone “Nel nome del padre”, una preghiera sulla paura e l’opportunità di essere genitore.
Sempre sul tema della paternità è “La sorpresa (un raggio di sole)”, dialogo fra un padre e una figlia, in cui è il padre che chiede alla figlia di prendersi cura di lui. “Comete” si sviluppa invece come un teorema sulla fine delle relazioni: per Renga l’amore non finisce mai, cambia semplicemente posto, perché “solo nelle canzoni si muore per amore”. “Un’ora in più” potrebbe essere uscita da un disco del Renato Zero degli anni Settanta, mentre il momento migliore dell’album arriva con “Meravigliosa (la luna)”, canzone da musical, frizzante e travolgente.
E’ invece l’ironia a dominare in “Fino a ieri”, una storiella con colpo di scena finale (“Commissario / Sono sotto shock / Io davvero non volevo ucciderla / Sono una vittima”), un paradosso in cui il rapporto tra vittima e carnefice viene invertito. C’è poi una ghost track, forse sottovalutata, dal titolo “Per sempre”, sul tema di un figlio che deve ancora nascere, scritta profeticamente da Renga prima della nascita di Jolanda ed apparsa già come ghost track di “Tracce”, ma qui riarrangiata come se fosse una jam session.
“Camere con vista” (un plauso alla copertina felliniana, che ricorda la fotografia di “Otto e mezzo”) si presenta in conclusione come un disco omogeneo nella scelta dei suoni (sempre calibrati, mai innovativi) e tradizionale nella strumentazione (chitarre, basso, batteria, qualche tastiera e Hammond, e l’utilizzo dell’Orchestra dell’Associazione Italiana Musicisti diretta da Umberto Iervolino). Ma su tutto svetta la voce di Renga: particolare, originale, comunicativa. “Camere con vista” è l’ulteriore tappa di un nuovo percorso, più introspettivo e cantautorale.