Questa è la canzone preferita di Jack White

Il leggendario bluesman Son House se ne è andato nel 1988, quando aveva 86 anni. Tra quanti sono stati folgorati dalla sua musica figura senza dubbio Jack White. Il termine folgorato non è qui utilizzato a sproposito, basti pensare che il musicista di Detroit nel 1999 dedicò a Son House l'omonimo album d'esordio dei White Stripes. Una volta White dichiarò: “Quando avevo 18 anni, qualcuno mi suonò Son House. Faceva per me."
Nel documentario del 2008 'It Might Get Loud', a White si illuminava il volto ascoltando “Grinnin' In Your Face”. "Questa canzone mi ha parlato in mille modi diversi. Non sapevo che potessi farlo, semplicemente cantando e battendo le mani. Significava tutto. Significava tutto ciò che riguardasse il rock'n'roll, ogni cosa che riguardasse l'espressione, la creatività nell'arte. Un uomo contro il mondo, in una canzone. Non importava che stesse battendo le mani fuori tempo, non importava che non ci fossero strumenti. Tutto ciò che contava era l'atteggiamento. È diventata la mia canzone preferita la prima volta che l’ho ascoltata, e lo è ancora”.
Una volta Jack White disse che era "facile suonare come Stevie Ray Vaughan, ma era difficile farlo come Son House", e lo ha ribadito in un'intervista del 2012 con il giornalista Brad Tolinski. "Immagino che ciò che intendevo dire fosse che la scala blues è una delle cose più facili che puoi imparare sulla chitarra. È il vecchio cliché: 'È facile da imparare ma ci vuole una vita per padroneggiarla.' Io non vengo impressionato da qualcuno che suona una scala blues a una velocità incredibile, ma sono impressionato da Son House quando suona la nota "sbagliata". In qualche modo ha più significato per me quando lo sento sbagliare una nota e colpire il manico della chitarra con il suo slide."
Nel secondo album dei White Stripes del 2000 “De Stijl” Jack White inserì in tracklist la cover del brano del 1965 di Son House “Death Letter” . Più sotto trovate le due versioni della canzone.