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Un piede su Saturno, uno nell'oro: insaziabile SZA

Sogna di fuggire. Ma intanto si gode premi e record. Ritratto della nuova stella della black music.
Un piede su Saturno, uno nell'oro: insaziabile SZA

C’è un fuoco da alimentare, metafora del successo: guai a farlo spegnere. Del resto SZA ha trascorso un decennio a cercare di appiccarlo e ora deve custodirlo gelosamente, come se fosse una vestale. Il rimando alla mitologia romana non è voluto e fine a sé stesso: Vesta era la dea alla quale era strettamente associato il culto del focolare domestico e del focolare dello stato, figlia - secondo la leggenda - di Saturno. Quel Saturno che ha dato il nome all’omonimo pianeta sul quale la 34enne star dell’r&b statunitense sogna di scappare, alla ricerca di qualcosa di nuovo: perché “deve esserci di più” oltre ai milioni di streams sulle piattaforme, ai Dischi di platino, ai record, come canta lei in “Saturn”.

Il singolo, appena uscito, apre il nuovo corso della carriera di quella che è considerata la stella più brillante della nuova black music americana, tornata a casa dagli ultimi Grammy Awards, all’inizio del mese, con tre statuette strette tra le braccia: SZA ha vinto il premio come Best Pop Duo/Group performance con “Ghost in the machine” insieme a Phoebe Bridgers, il premio come Best progressive r&b album con il suo “SOS” e Best r&b Song con “Snooze”. Le tre statuette sono andate ad aggiungersi a un palmares che comprendeva già un Grammy Award (quello vinto l’anno scorso con “Kiss me more” con la collega Doja Cat come Best Pop Duo/Group performance), un American Music Award, cinque Bet Awards, due Billboard Music Awards, tre Mtv Video Music Awards (l’ultimo lo ha vinto lo scorso settembre con “Shirt” come Best r&b song). Evidentemente troppo poco per sedersi sugli allori.

“Saturn” anticipa l’uscita di un nuovo disco, “Lana”. La Del Rey non c’entra: il titolo è il diminutivo del suo vero nome, Solána Imani Rowe (quello d’arte si legge “siza”: “Z” sta per Zig Zag, e non ha mai spiegato cosa significhi; “A” sta per Allah, un riferimento alle sue origini musulmane; “S” sta per “salvatore”). Sulla carta si tratterebbe di una ristampa di “SOS”, che è stato uno degli album più acclamati dalla critica americana tra quelli usciti nell’ultima stagione, con quelle sonorità r&b che strizzando l’occhio ad atmosfere e sonorità della musica black statunitense dei primi Anni Duemila hanno permesso alla cantautrice - originaria di St. Louis, Missouri - di andare a riempire un vuoto, in un mercato saturo di proposte ultrapop patinate e ben confezionate: “Non so se inseguire lo status di superstar sia sostenibile per me. Odio l’aspetto burocratico legato all’uscita di un progetto. È stressante”. Nei fatti, “Lana” è a tutti gli effetti un nuovo album: dentro ci saranno una decina di canzoni nuove. Non proprio inedite, perché alcune di queste sono state già eseguite dal vivo da SZA in occasione di alcuni eventi e showcase, dalla stessa “Saturn” al duetto con Lizzo su “Boy from South Detroit”, passando per “Psa” e “Od/Diamond boy”.

In “SOS” la cantautrice si era lasciata ispirare da un lato dalle delusioni d’amore, dall’altro dalle pressioni che l’hanno schiacciata (nella copertina ha omaggiato la Principessa Diana: l’immagine, che immortala SZA seduta su un trampolino, circondata dal mare, riprende una foto che un paparazzo scattò alla principessa a Portofino, nel 1997, sullo yach di Mohamed Al Fayed, una settimana prima della sua tragica scomparsa). “Lana” dovrebbe rappresentare la prosecuzione del racconto: “Farò sempre quello che voglio fare, per sentirmi libera”, aveva promesso lei, prima di raggiungere lo status di superstar. Avrà rispettato la promessa?

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SZA
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