L'ultima musica di Robbie Robertson
È stato uno dei giganti della musica rock e non solo Robbie Robertson, mancato all'età di 80 anni lo scorso agosto, ma è appena uscito il suo ultimo lavoro musicale, completato poco prima della scomparsa: la colonna sonora di "Killers of the flower moon".
Il film di Martin Scorsese è arrivato nelle sale cinematografiche in questi giorni e ieri, 20 ottobre, è stata pubblicata anche la versione audio della colonna sonora. Un album strumentale - con la voce di Robertson presente solo in "Still Standing", emozionante canzone finale. Ma profondamente influenzato dalla storia del grande musicista, figlio di madre nativa americana e cresciuto nella Riserva delle Sei Nazioni vicino a Toronto: il film infatti racconta la storia di una terra che ospita una tribù nativa, gli Osage, in cui si scoprono giacimenti petroliferi, con le conseguenti tensioni con i bianchi.
In una dichiarazione pubblicata postuma Robertson spiega
Stavo raccogliendo immagini nella mia testa della musica che ascoltavo da bambino alla Riserva indiana delle Sei Nazioni. I miei parenti erano tutti seduti con i loro strumenti, e un ragazzo iniziava un ritmo, e poi qualcuno iniziava a cantare una melodia, ed era semplicemente inquietante. La sensazione della musica accanto a te è così, ronzante e ronzante: il ritmo e la sua sensazione mi sono entrati nella pelle e vivono lì per sempre. Sento che la colonna sonora è inaspettata sotto molti aspetti e autentica nel cuore della storia. Per me è una sorta di perfezione poter percorrere tutto questo grande cerchio. A partire dalle Sei Nazioni, quando la musica entra nella mia vita, e poi alla mia storia con Martin Scorsese e a tutti i film che hanno preceduto Killers of the Flower Moon. Il fatto che stiamo per fare un western a modo nostro, non avresti potuto davvero scriverlo. Anche noi siamo stupiti che la nostra fratellanza sia sopravvissuta a tutto. Ci siamo stati, l'abbiamo attraversato. Sono così orgoglioso sia della nostra amicizia che del nostro lavoro. Sono stati un dono nella mia vita.
Robertson, Scorsese, i nativi americani
Robertson collaborò con il grande regista fin dagli anni '70, quando Scorsse girò "L'ultimo valzer" di The Band, il film-concerto di addio con ospiti come Dylan, Neil Young, Van Morrison, Joni Mitchell. Dopo lo scioglimento del gruppo Robertson iniziò una carriera come compositore di colonne sonore lavorando proprio con Scorsese, a partire da "Toro scatenato" nel 1980, lavorando a quasi tutti i suoi film.
Il suo ultimo album è stato pubblicato nel 2019, "Sinematic" (qui la recensione), che si apriva con "I Hear You Paint Houses", duetto con Van Morrison ispirato dalla colonna sonora di "The irishman", altro film di Scorsese a cui aveva lavorato, nel 2019: "dipingere case" era uno slang per definire un assassino su commissione, come il protagonista, il mafioso Frank Sheeran, la cui storia venne raccontata in un libro appunto intitolato " I Heard You Paint Houses", di Charles Brandt.
Alle sue origini Robertson aveva dedicato "Music for The Native Americans" (1994), uno dei suoi album più fortunati, e il successivo "Contact from the Underworld of Redboy" (1998)