James Holden, l’astronauta del suono torna in Italia
Con la sua musica vuole creare un universo parallelo in cui perdersi per poi ritrovarsi, con cui viaggiare per poi tornare a casa. Tra gli headliner dell’Electropark festival, sabato 15 luglio dalle 19.45 nella Terrazza Coeclerici del Galata Museo del Mare di Genova, è atteso James Holden, di ritorno in Italia. Produttore, dj e fondatore dell’etichetta Border Community, a sei anni dalla pubblicazione del suo ultimo album, presenta il suo nuovo live “Contains Multitude” tratto dal recente lavoro “Imagine this is a high dimensional space of all possibilities”. Tanto è prolifica la sua carriera, quanto risulta difficile incasellare l’estro di James Holden in un’unica categoria, per questo è considerato un genietto nel panorama elettronico.
Negli anni l’artista britannico ha ricoperto quasi tutti i ruoli legati alla musica, consacrandosi giovanissimo al grande pubblico come produttore, remixer e dj di successo, instancabile ricercatore del suono e fondatore dell’iconica label. La sua musica incarna da sempre la potenza sciamanica dell’elettronica più colta. Nel suo nuovo live Holden costruisce uno spazio onirico dove “la musica ha il potere di cambiare il mondo”. Sebbene il collage audio assemblato in studio per il suo nuovo album solista sia indubbiamente in contrasto con alcuni precedenti lavori più orientati alla dimensione band e alle sperimentazioni jazz, questo nuovo capitolo sembra anche rappresentare un avvicinamento al passato musicale di Holden, con sottili cenni e richiami a momenti importanti della sua ventennale storia sonora. Un'ondeggiante malinconia da dancefloor si sposa con arpeggi cinetici e vaporosi risvegliando la memoria lontana della sua carriera da dj, mentre i synth e la batteria si mischiano ad archi sintetizzati.
Holden fa il suo esordio nel mondo della musica appena diciannovenne, quando si lancia in una carriera professionale nel settore più commerciale della musica dance: diventa remixer di star come Madonna, Radiohead, New Order e Depeche Mode arrivando a mettere le mani su “The sky was pink” di Nathan Fake, costruendo una nuova versione che è diventata un vero e proprio inno dance dei primi anni duemila. Con l'epico secondo album “The inheritors” del 2013, il suo percorso ha preso un'audace svolta: ha appeso le cuffie da dj al chiodo e ha iniziato a giocare con un synth modulare, accompagnato dalla batteria dal vivo di Tom Page e da diversi strumenti. Al momento delle sessioni di registrazione del suo terzo album “The animal spirits”, nel 2016, Holden ha portato la sua band fino a sei elementi, aggiungendo altri ottoni e percussioni fino a creare una sorta di jazz senza briglie. Nel suo iter ha collaborato con il fisarmonicista svizzero Mario Batkovic, con il clarinettista polacco Waclaw Zimpel, con i maestri marocchini di musica spirituale, con il suonatore di tabla Camilo Tirado e con tantissimi altri artisti, tutte grandi personalità che hanno reso il suo suono etereo e imprendibile.