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Il disco del giorno: Vari interpreti, "Clarinettes à..."

Consigliato e raccontato da Carlo Boccadoro
Il disco del giorno: Vari interpreti, "Clarinettes à..."

Vari interpreti, "Clarinettes à Saint-Germain des Près" (Cd Emarcy 0135432)

La Francia fu il primo paese in Europa a comprendere l’importanza del jazz americano e ad accogliere i musicisti che lo avevano creato trattandoli come si meritavano, cioè da artisti, offrendo loro un’accoglienza ben diversa da quella che si vedevano riservare nella loro terra d’origine (Miles Davis ne seppe qualcosa quando si trovò a passare dal discutere con Jean-Paul Sartre e Juliette Greco ai tavolini dei caffè parigini ad essere manganellato davanti a un club di New York da un poliziotto razzista unicamente perché stava fumandosi una sigaretta all’aperto).

Musicisti come Parker e Gillespie venivano considerati per il loro autentico valore artistico e analizzati criticamente in maniera finalmente competente; case discografiche come Vogue e Pathè registrarono un gran numero di sessions jazz, diffondendone il verbo in giro per tutta l’Europa. Più che naturale, dunque, che una vera e propria scuola francese di musicisti jazz nascesse a ridosso della rivoluzione bebop esprimendo personalità eccellenti che a causa di un’inadeguata promozione a livello internazionale non hanno goduto della fortuna che avrebbero meritato. Uno di questi è il clarinettista Hubert Rostaing, veterano dell’ambiente musicale parigina attivo anche come arrangiatore e compositore da film. Nel 1957 realizzò questo delizioso album a suo nome, dove con classe rende omaggio a Benny Goodman, a Gershwin, scatenandosi sul classico "Cherokee", eseguendo anche suoi brani che profumano di uno swing allegro e senza pensieri, realizzato assieme a un gruppo di ottimi solisti dove spicca il pianoforte di Martial Solal.

Questa antologia propone anche un altro solista da noi misconosciuto, Maurice Meunier, che suonò con nomi del calibro di Django Reinhardt, Chet Baker, Kenny Clarke, Stéhpane Grappelli, René Urteger, diventando presto uno dei nomi più richiesti sulla scena transalpina grazie alla sua abilità al clarinetto (era anche un bravo sassofonista). Questa session del 1956 lo vede assieme a Pierre Michelot (contrabbasso), Raymond Fol (pianoforte) e Christian Garros (batteria), tutti musicisti di qualità che affrontano pezzi ardui come "Dig" di Miles Davis e "I Know, Don’t Know How" di Gerry Mulligan senza far rimpiangere troppo gli originali, aggiungendo poi la classica "Crazy Rhythm" e un paio di canzoni firmate da Johnny Mercer.

 

Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.

Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

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