Daft Punk o no, Thomas Bangalter continua a far ballare

Alla fine stiamo sempre lì, a pensarci bene: Thomas Bangalter fa ancora musica da ballare. Stavolta non sulla pista di una discoteca, come ai tempi di “Da funk”, “Around the World”, “One more time” e delle altre hit dei Daft Punk, il duo composto insieme all’ormai ex socio Guy-Manuel de Homem-Christo fino a due anni fa, quando con un video pubblicato sui social è stato annunciato il clamoroso scioglimento del gruppo. Ma sulle tavole dei palchi dei teatri. I ballerini della compagnia del coreografo francese Angelin Preljocaj hanno eseguito in anteprima il balletto sulle note delle composizioni firmate dall’ex Daft Punk lo scorso luglio al Grand-Théâtre di Bordeaux. La parte più scioccante di “Mythologies”, questo il titolo del balletto, è arrivata dopo la fine dello spettacolo, come ha scritto il New York Times, che in questi giorni ha pubblicato una lunga intervista esclusiva al 48enne musicista. Era un momento apparentemente normale: il compositore delle musiche è uscito per fare un inchino davanti al pubblico. Il fatto è che quel compositore aveva vissuto più di vent’anni dietro un casco in stile robot, senza mai mostrarsi intenzionalmente al pubblico senza maschere.
Il disco di “Mythologies” è uscito finalmente lo scorso venerdì: è a tutti gli effetti il primo disco solista di Thomas Bangalter - che da solo, tra le altre cose, aveva già firmato nel 2002 la colonna sonora del film di Gaspar Noé “Irréversible”, con Vincent Cassel e Monica Bellucci - dopo lo scioglimento dei Daft Punk. Ascoltarlo è spiazzante. Se non altro perché nei 90 minuti dell’opera Thomas Bangalter sembra quasi voler in qualche modo cancellare il glorioso passato con i Daft Punk, reinventando il suo rapporto con la composizione: è un lavoro interamente orchestrale, tra musica barocca e minimalismo. E pensare che Bangalter lo concepì già nel 2019, due anni prima dello scioglimento dei Daft Punk. Preljocaj aveva portato al musicista come reference il lavoro dei Daft Punk per “Tron: Legacy”: un mix tra elettronica e musica sinfonica. Bangalter ha rilanciato, proponendo piuttosto una colonna sonora completamente orchestrale. Alla fine ha avuto la meglio lui, che nella composizione dei ventitré brani che compongono “Mythologies” ha pure rinunciato alla tastiera, per non sentirsi limitato nella scrittura e per pensare diverso rispetto ai Daft Punk. “È stato sicuramente un viaggio di apprendimento e sperimentazione negli Anni ’70 e ’80. Ma non gli anni ’70 e ’80 del Novecento, ma del Settecento e dell’Ottocento”, scherza lui, figlio di una ballerina, cresciuto circondato da coreografi e ballerini, che per l’occasione si è messo a studiare Hector Berlioz (compositore francese del periodo romantico) e Rimsky-Korsakov (il compositore russo de “Il volo del calabrone”). “Veniva da un mondo elettronico, quindi alcune idee erano molto strane e molto difficili da realizzare per gli umani. Ad esempio, in ‘Zeus’, c'è una cellula che si ripete per circa tre o quattro minuti; è stato molto difficile da fare per un’orchestra”, ha detto al quotidiano statunitense Romain Dumas, che ha diretto l’orchestra che ha eseguito il balletto, l’Orchestre National Bordeaux Aquitaine.
Nella stessa intervista concessa al New York Times, Bangalter ha detto la sua sullo scioglimento dei Daft Punk: “Il progetto Daft Punk ha confuso il confine tra realtà e finzione con questi personaggi robotici - ha detto il musicista francese - è stato molto importante per me e Guy-Manuel non rovinare la narrazione in essere. Amo la tecnologia come strumento ma sono in qualche modo terrorizzato dalla natura del rapporto tra noi e le macchine. Ora che la storia è finita, è stato interessante rivelare parte del processo creativo che è molto basato sull'essere umano e non su algoritmi di alcun tipo”. Bangalter ha spiegato che parte del motivo alla base della sua presa di distanza dalla musica elettronica è legata all'ascesa dell'intelligenza artificiale e alla sua crescente influenza sulla parte creativa: ”La mia preoccupazione sull'ascesa dell'intelligenza artificiale va oltre il suo utilizzo nel creare musica. Nei Daft Punk abbiamo cercato di usare queste macchine per esprimere qualcosa di estremamente emozionante che una macchina non può sentire, ma un essere umano sì. Siamo sempre stati dalla parte dell'umanità e non dalla parte della tecnologia... Per quanto ami questo personaggio, l'ultima cosa che vorrei essere, nel mondo in cui viviamo, nel 2023, è un robot”.
I nostalgici dei Daft Punk si consoleranno con la notizia dell’uscita, prevista per il prossimo 12 maggio, di una riedizione di “Random access memories” - l’album di “Get Lucky” e “Lose youself to dance”, uscito nel 2013 - per il decennale. L’album, considerato il capolavoro di Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo, segnò un nuovo approccio creativo dei Daft Punk: fu stato registrato nel corso di svariati anni usando una strumentazione analogica invece che digitale e conteneva collaborazioni con leggende della musica come Pharrell Williams, Nile Rodgers, Giorgio Moroder, Todd Edwards e Paul Williams. Per questa speciale riedizione di "Random Access Memories” i Daft Punk mostreranno alcuni dei processi creativi più intimi che caratterizzarono la genesi dell'album, con 9 nuove tracce demo e outtake, per un totale di 35 minuti di musica inedita mai pubblicata finora. Questa nuova versione sarà disponibile nei formati triplo LP 180 grammi, doppio CD digipack e digitale. E entro la fine del 2023 uscirà “After Daft”, la biografia del duo, con i contributi di - tra gli altri - Franz Ferdinand e Disclosure.
“Mythologies”, rivela Thomas Bangalter, non rappresenta il suo addio all’elettronica: "Sento di aver imparato alcune cose in questo processo che sarei felice di integrare nei miei futuri progetti creativi - ha detto il musicista - ma quello che mi ha sempre spinto è andare in una direzione e poi fare il contrario”.