Il disco del giorno: Tears for Fears, "The Seeds of Love"

Tears For Fears
"The Seeds of Love" (Cd Mercury 558105-2)
Nella loro carriera i Tears For Fears hanno dimostrato come si possa coniugare una accentuata sensibilità pop con testi densi di inquietudine e arrangiamenti musicali raffinati e complessi. Prendendo il nome dalla stessa teoria del Primal Scream che aveva influenzato John Lennon, il gruppo esplorava (perlomeno nei primi lavori come "The Hurting" e "Songs from the Big Chair") situazioni disturbanti derivate da traumi infantili, storie di dissociazione mentale, rabbia e angoscia che evocavano atmosfere oscure.
Dopo il successo planetario dei primi album, realizzare "The Seeds of Love" fu per i due leader Roland Orzabal e Curt Smith un’impresa massacrante; la pressione della casa discografica era enorme, così come le aspettative dei loro fans; i due si chiusero in studio per oltre un anno di registrazioni, spendendo cifre astronomiche (oltre un milione di sterline), facendo e disfacendo in continuazione le tracce (ci vollero quindici giorni solo per fare l’editing della batteria nella canzone "Badman’s Song"), registrando un’enorme quantità di materiale in quello che appariva un processo interminabile.
L’album che uscì al termine di questo travaglio era molto diverso dai precedenti; portava espliciti omaggi ai Beatles del periodo di "Sgt. Pepper" e in generale al mondo della psichedelia flower
power, con testi ispirati ai principî di Pace e Amore come panacee universali e rifiuto totale della guerra; ma Orzabal non rinunciava comunque a puntare il dito contro le crescenti tensioni dovute al governo di Margaret Thatcher, ai problemi legati alla fame nel Terzo Mondo, alle violenze che infiammano il pianeta.
Tra le sorprese del disco spiccava la scoperta della voce di Oleta Adams (che dopo quest’album iniziò una carriera solista), la cui iniezione di soul-gospel rende "Badman’s Song" indimenticabile. Altrettanto bello il pastiche beatlesiano di "Sowing the Seeds of Love", autentico labirinto di citazioni dei Fab Four (persino nei lanci della batteria fotocopiati da Ringo Starr) che riesce a suonare divertente e mai accademico.
Il pubblico accolse trionfalmente il nuovo lavoro proiettandolo in cima alla Top Ten americana ed inglese e il disco collezionò un numero incalcolabile di dischi di platino ovunque trasportando i Tears For Fears nell’Olimpo dei gruppi più importanti degli anni Ottanta.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
