Perché si parla di "SOS" di SZA

Se in “CTRL” raccontava la fine dell’adolescenza, mettendo la testa fuori dalla cameretta, stavolta SZA canta per reagire alla popolarità e alla fama. SOS”, l’album che segna il ritorno della 33enne cantautrice statunitense, già in testa alle classifiche al di là e al di qua dell’Atlantico e accolto dalla critica con recensioni iper entusiastiche (su Metacritic, il sito che aggrega i voti delle recensioni in tutto il mondo, ha un punteggio di 94, lo stesso di “Motomami” di Rosalía, che fino ad oggi era da sola in vetta alla classifica dei dischi più incensati dalla stampa), suona al tempo stesso come un grido d’aiuto – lo dice già il titolo – che come un self-empowerment: le pressioni del successo hanno rischiato di annientarla psicologicamente, ma Solána Imani Rowe è qui e vuole restarci.
"Odio l'aspetto burocratico dell'uscita di un progetto"
Nell’era della discografia fast-food far passare cinque anni tra la pubblicazione di un disco e il suo ideale successore è un lusso che ti è concesso solamente se ti chiami Adele, Rihanna o Beyoncè. Se non porti uno di questi tre nomi, puoi considerarti spacciato già in partenza. Eppure quando “SOS” di SZA – si pronuncia così – è arrivato sulle piattaforme di streaming, lo scorso venerdì, ha sbancato. Nei due giorni successivi alla sua uscita l’album, che è uscito per ora solamente in digitale, senza supporto fisico, ha accumulato più di 67 milioni di streams solamente su Spotify. C’è da dire che in questi cinque anni SZA non è certo rimasta con le mani in mano, tra singoli (“Good days” è stato un tormentone, su TikTok), feat (“Kiss me more” con Doja Cat negli Usa si è spinta fino al terzo posto della Billboard Hot 100, la classifica relativa alle canzoni più popolari negli States, il più alto piazzamento mai raggiunto da SZA nel corso della sua carriera finora – sarà superato dai risultati di “SOS”, che secondo le stime debutterà direttamente al primo posto tra gli album con l’equivalente di 350 mila copie vendute in una settimana) e esibizioni sui palchi di festival seguitissimi come il Global Citizen e Austin City Limits: “Odio l’aspetto burocratico legato all’uscita di un progetto. È così stressante – ha confessato la cantautrice a Billboard, spiegando perché ha aspettato tanto per far uscire un nuovo album – è qualcosa che richiede molta attenzione, manovre particolari. Odio anche la parola ‘singolo’. Mi domando: ‘Cosa divide un singolo dall’altra roba del mio album che mi piace? Perché deve essere diverso?’”.
"Nobody gets me" e l'omaggio a Lady Diana
Tra le tante reazioni di fan e colleghi all’ascolto del disco impossibile non menzionare quella di Lizzo, la cantante che con “Juice” nel 2019 si vede portavoce ed emblema nel music biz americano della body positivity: ha condiviso su Instagram un video in cui ascoltava “Nobody gets me” versando davanti allo smartphone fiumi di lacrime. “È la storia della mia relazione con il mio ex ragazzo e di come ci siamo lasciati. Quando è finita è stato terribile, mi sono sentita come se mi avessero condannata a stare all’inferno per il resto della mia vita, perché nessuno mi capiva come lui”, ha detto SZA, che in passato ha avuto anche una storia con Drake. “SOS” l’ha definito come “un album sul crepacuore, sull’essere persi, sull’essere incazzati”. Da un lato le delusioni d’amore, dall’altro la lotta contro il lato oscuro del successo. Non è un caso che la copertina renda omaggio alla Principessa Diana: riprende una foto che un paparazzo scattò alla principessa del Galles a Portofino, in Italia, nel 1997, sullo yacht di Mohamed Al Fayed. Una settimana prima della tragica e prematura scomparsa di Diana: “Amavo quel senso di isolamento: era quello che volevo trasmettere di più”, spiega SZA.
*play "nobody gets me" by sza*pic.twitter.com/aiKCkwfC4u
— SZA Access (@SZAaccess) December 9, 2022
Il rapporto con i discografici
Per i discografici della Top Dawg Entertainment, che è la stessa etichetta che ha lanciato Kendrick Lamar, non dev’essere semplicissimo gestire un personaggio del genere: “Mi piace creare, mi piace scrivere, mi piace cantare e mi piace condividere. Ma non so se inseguire lo status di superstar sia sostenibile per me”, dice la cantautrice. Ha firmato il contratto mentre lavorava ancora come commessa in un negozio di vestiti di un marchio di streetwear scelto dalla Top Dawg come sponsor di un evento. Quando la mandarono a consegnare degli abiti ai suoi futuri compagni di etichetta, una sua amica pensò bene di far ascoltare al presidente della label, Terrence “Punch” Henderson, tra le personalità più influenti del rap d’oltremanica, i suoi demo autoprodotti. Tra ripensamenti e passi falsi, non hanno mai smesso di darle fiducia in questi cinque anni trascorsi dall’uscita di “CTRL”, rassicurati anche dal fatto che dal 2017 ad oggi l’album non è mai uscito dalla Billboard 200, la classifica settimanale relativa ai dischi più ascoltati negli Usa. È lì da 286 settimane, vale a dire 2002 giorni: secondo le stime, l’album avrebbe venduto oltre 3 milioni di copie solo negli States.
Le altre scalpitano per essere sempre in prima fila. E per restare sotto i riflettori sono disposte a tutto. SZA non è quel tipo di artista: "Faccio solo quello che voglio fare. E questo mi fa sentire libera, al sicuro, senza limitazioni”.