Il legame tra Steve Hackett, “Foxtrot” dei Genesis e l’Italia

È una connessione speciale quella che attraversa la storia e il legame tra Steve Hackett, “Foxtrot” dei Genesis e l’Italia. “Quel disco in qualche modo stava nascendo mentre con i Genesis eravamo in tour in Italia”, ha infatti ricordato il chitarrista nell’intervista a Rockol. L'occasione dell'incontro è stata data da uno dei concerti italiani del nuovo tour “Genesis Revisited - Foxtrot at Fifty + Hackett Highlights”, che vede il musicista attualmente impegnato a portare dal vivo il quarto album in studio della storica band inglese nel suo cinquantesimo anniversario. Per sei date, a Roma, Bologna, Torino, Milano, Padova e Legnano, tra il 14 e il 19 novembre scorsi la tournée non ha quindi mancato di passare dalla Penisola, uno dei primi paesi ad accogliere con entusiasmo fin dagli esordi le intuizioni dei Genesis, che a partire dagli inizi degli Anni Settanta contribuirono alle trame di quel rock unito a ispirazioni classiche al tempo definito “progressive” o “sinfonico” che arrivava dal Regno Unito. E proprio in Italia “Foxtrot”, che alla sua uscita nel 1972 si rivelò essere il primo, seppur ancora moderato, successo del gruppo britannico, cinquant’anni fa raggiunse la vetta delle classifiche.
“È sempre bello passare dall’Italia, il pubblico è sempre partecipe ed entusiasta ai concerti. Ho anche tanti amici qui e ci sono sempre luoghi straordinari da visitare a ogni tour legati alla storia e alla cultura di questo Paese. Nei giorni scorsi, per esempio, sono stato al Teatro Olimpico a Vicenza”, ha raccontato Steve Hackett a Rockol prima del suo concerto al Teatro Galleria di Legnano dello scorso 19 novembre. Prima con i Genesis e poi grazie alla sua carriera solista, che da quasi cinquant’anni a questa parte lo vede costantemente impegnato in una proficua attività discografica e live, Hackett non ha mai dimenticato di portare la sua musica dalle nostre parti. Tornato a suonare in Italia dopo tre anni a causa del Covid, il chitarrista ha presentato anche al pubblico italiano il suo ultimo spettacolo volto a omaggiare un’importante periodo della sua avventura con la storica formazione britannica e la propria storia personale.
Steve Hackett, “Foxtrot” dei Genesis e l’Italia
Fu grazie a un annuncio pubblicato sul Melody Maker nel dicembre del 1970 che la strada del chitarrista Steve Hackett incontrò quella del cantante Peter Gabriel, del tastierista Tony Banks, del bassista Mike Rutherford e del batterista Phil Collins. Nacque così la formazione, considerata ancora oggi storica, dei Genesis. Hackett fece il suo debutto in studio con la band nell’album “Nursery Cryme” del 1971, a cui fecero poi seguito alcuni lavori diventati dei classici, come “Foxtrot” (1972), “Selling England by the Pound” (1973) e "The Lamb Lies Down on Broadway” (1974). Dopo la dipartita di Peter Gabriel e altri due dischi, “Wind & Wuthering” e "A Trick of the Tail”, entrambi del 1976, il chitarrista decise però di lasciare il gruppo e di concentrarsi sulla propria carriera solista, già inaugurata l’anno prima con “Voyage of the Acolyte”. Nel corso della sua avventura, che lo vede tuttora costantemente impegnato, tanto da promettere già novità, Steve Hackett non ha però mai voltato le spalle al suo periodo con la band britannica.
A partire da alcuni primi progetti come “Genesis Revisited” nel 1996 e il successivo “The Tokyo Tapes”, negli anni Hackett ha reso onore alla sua attività con i Genesis, unitamente alla sua storia, con tour, pubblicazioni e iniziative varie. Senza arrestare la sua produzione personale con una serie di album solisti, tra cui i più recenti “Under a Mediterranean Sky” e “Surrender of Silence” del 2021, solo lo scorso anno il musicista ha voluto omaggiare con un tour il disco live "Seconds out” del 1977, suo ultimo lavoro con Banks, Rutherford e Phil Collins. Ora, avendo già celebrato in passato - tra le altre cose - “Selling England By The Pound” insieme al disco solista “Spectral Mornings”, il chitarrista porta in scena uno spettacolo che unisce suoi brani e, nella loro interezza, le sei composizioni di “Foxtrot”, un disco riconosciuto tuttora come una delle gemme della discografia dei Genesis.
“L’idea di portare ‘Foxtrot’ dal vivo mi è nata in un certo modo mentre mi trovavo in Sicilia per uno spettacolo acustico. Un ragazzo mi portò alcuni miei album solisti da farmi autografare, e io notai che aveva con sé anche una pila di dischi dei Genesis. Credeva che non glieli avrei voluti firmare, invece gli dissi: ‘Certamente te li autografo, nessun problema’”, ha ricordato Steve Hackett nel corso della chiacchierata con Rockol.
Incontrato nel suo camerino prima dell’ultimo concerto italiano della sua nuova tournée, arrivata in un periodo intenso e già pieno di impegni per il musicista, che ha sottolineato di non essersi mai fermato neanche in lockdown, Hackett ha quindi ripensato alla genesi del tour “Genesis Revisited - Foxtrot at Fifty + Hackett Highlights” e ha ripercorso la sua lunga attività volta a rendere “giustizia” e “onore” al passato, senza dimenticarsi del presente. Ha narrato:
“A partire da ‘Genesis Revisited’, che prese forma parlando con il tastierista con cui lavoravo all’epoca, Julian Kobek, passando per ‘The Tokyo Tapes’, c’è sempre stata dietro l’idea di uno spettacolo dal vivo dedicato ai brani dei Genesis, di fare uno show in cui celebrassi il meglio del passato. Finora gli album che ho portato live nella loro interezza sono stati ‘Selling England by the Pound’, ‘Seconds out’ e ora ‘Foxtrot’. C’è un legame fra questi album. In anni precedenti ho portato una serie di brani tratti un po’ da tutti i miei lavori con i Genesis. Poi ho pensato che sarebbe stato bello fare il tour che ha portato all’album ‘Selling England by the Pound & Spectral Mornings: Live at Hammersmith’, per unire uno dei miei dischi soliti preferiti e uno dei Genesis tra i miei preferiti. Come con ‘Selling England by the Pound’, e ora anche con ‘Foxtrot’, credo che gran parte dei lavori della band al suo meglio risalgono del periodo in cui Peter Gabriel ne faceva parte, quando eravamo una squadra di cinque uomini”.
L’incontro con Steve Hackett durante il suo recente passaggio tricolore ha offerto anche l’occasione di riflettere con più profondità sulla connessione tra l’Italia e “Foxtrot”, aperto da un brano, “Watcher of the Skies”, la cui genesi ha radici proprio in questo Paese. Storia vuole, come in altri momenti già ricordato dallo stesso Hackett, che nell’aprile 1972, durante il tour italiano a supporto di “Nursery Cryme”, i Genesis provarono una prima “versione molto rozza e un po’ diversa da quella definitiva” della prima canzone di quello che sarebbe stato il loro successivo quarto album, poi uscito sette mesi più tardi, “durante le prove di un concerto a Reggio Emilia”. Nella recente intervista con Rockol, Hackett ha raccontato:
“Mi sono reso consapevole della natura epica di ‘Watcher of the Skies’ mentre eravamo in Italia. Stavamo provando questa canzone durante le prove, prima di suonare dal vivo. ‘Foxtrot’ in qualche modo stava nascendo mentre eravamo in tour in Italia. Ricordo che tornai poi in studio per incidere le parti di chitarra per completare l’album. È ovviamente successo tutto molti anni fa, ma ricordo bene quando eravamo una giovane band: eravamo sempre in giro, a volte stavamo anche due giorni di fila senza dormire. Eppure, volevamo rispettare i nostri impegni, e avevamo una scadenza da rispettare per finire quell’album”.
“Foxtrot” dal vivo
Il nuovo spettacolo di Steve Hackett, accompagnato da Roger King alle tastiere, Craig Blundell alla batteria, percussioni e voce, Rob Townsend al sax, flauto e percussioni, Jonas Reingold al basso e chitarra, e Nad Sylvan alla voce, trova la sua dimensione nei teatri, dove la musica può prendersi il suo spazio in un ambiente per un ascolto profondo e assorto. Come al Teatro Galleria di Legnano, in scena il chitarrista porta quell’unione di pulsioni rock, ispirazioni classiche e fiati con la meticolosità e l’eleganza che da sempre lo caratterizzano. Il concerto prende il via con una prima parte che porta il pubblico a immergersi nell’avventura di Hackett attraverso alcuni suoi brani solisti, partendo da “Ace of wands”, dal disco d’esordio del 1975, e arrivando agli ultimi lavori come “The Devil's cathedral” dall’ultimo “Surrender of silence”. Dalle prime battute dello show, la sinergia raggiunta negli anni da Steve Hackett con i musicisti che da tempo lo supportano in tour abbraccia la platea e la galleria del teatro, colpendo direttamente grazie alla fantasiosa precisione di ogni strumento. Mentre i suoni arrivano diretti, Steve Hackett cerca di creare una connessione con il pubblico, con gentilezza e ironia, ritrovandosi quindi a leggere da alcuni biglietti frasi in italiano. “La musica è un sogno prezioso”, dice per esempio a un certo punto il musicista, come a voler lanciare il suo personale invito per la serata.
Dopo un intervallo di venti minuti, il momento è dedicato a “Foxtrot”, trasportando gli spettattori in quella dimensione creata cinquant'anni fa dai Genesis in cui riferimenti mitologici danzavano affianco alla loro attualità o al futuro fantascientifico. Nella raffinatezza con cui i musicisti danno respiro alle sei composizioni del disco, qui eseguito dal vivo nella sua totalità e fedelmente alla tracklist, non c’è la pretesa di reimmaginarlo o rincorrere la chimica della band che fu. C'è, invece, l’umiltà di omaggiarlo con scrupolosità e rispetto, regalando l’opportunità di ascoltare brani eseguiti live raramente dalla storica band britannica quasi cinquant’anni fa, come “Time table” e “Horizons”, con l’assolo di chitarra acustica di Hackett ispirato al primo movimento di una delle più note Suite per violoncello di Bach che ogni volta riesce a far vibrare l’anima, o classici come “Supper's ready”.
“Per celebrare e suonare ‘Foxtrot’ dall'inizio alla fine, ho dovuto riprendere in mano l’intero materiale, ricordarlo e provarlo”, ha raccontato Steve Hackett a Rockol: “Sono rimasto colpito da quanto fosse bello quel lavoro. Praticamente tutte le canzoni sono belle, ma molte sono state eseguite raramente o quasi mai dal vivo nella loro interezza dai Genesis. Con il gruppo, alcuni brani del disco non li eseguii mai live per intero, tra cui ‘Time table’. ‘Can-Utility and the Coastliners’ la suonammo poche volte e poi la considerammo troppe difficile da fare in concerto. ‘Horizons’, invece, era basata su un assolo di chitarra acustica e non avrebbe funzionato bene in uno show. C’erano delle difficoltà tecniche al tempo, che oggi si riesce ad aggirare grazie alla tecnologia, per cui è anche possibile riprodurre in scena il suono di un grande pianoforte a coda, come fa Roger King alle tastiere. Certe difficoltà all’epoca potevano essere frustranti per i Genesis, ma ora posso rendere giustizia a quel lavoro, per onorare la musica di quegli anni”.
Spiegando il lavoro di preparazione per portare “Foxtrot” in uno spettacolo dal vivo, Hackett ha poi affermato: “Ho cercato di lavorare su versioni autentiche dei pezzi originali, che comunque ho sempre pensato suonino meglio dal vivo. Inoltre, sul palco cerchiamo di portare la sua natura più sinfonica su un altro livello. I musicisti che suonano con me sono dei virtuosi e grazie al loro aiuto questo lavoro viene celebrato al migliore del modi”. Ha aggiunto:
“Ho lavorato molto per cercare di far suonare i Genesis il più sinfonici possibile, credo che sia questa la parola giusta per descrivere il lavoro. Avendo suonato materiale dei Genesis in più occasioni con un’orchestra, sono convinto che questa sia musica che risalta meglio con un’orchestra. Credo che quella fosse proprio la dimensione a cui tendevamo con le aspirazioni classiche di quel periodo. Dopo tutti questi anni, ho ancora la stessa intenzione di creare suoni il più ampi e ricchi possibile. Quelli erano i miei sogni ai tempi e lo sono ancora”.
Steve Hackett, dai Genesis al suo futuro
Tornando con la mente alla sua avventura nei Genesis al periodo di “Foxtrot”, Hackett ha inoltre narrato: “Emotivamente, posso dire che è un album che suona più dolce con il passare del tempo, ed è anche migliore. È musica che non suonerei se non ci credessi. E al pubblico cerco di dare qualcosa di reale". E ancora:
"Ricordo, per esempio, che con i Genesis suonammo spesso dal vivo 'Get 'em Out by Friday', ma mi rendo conto ora, dopo tutti questi anni, di quanto fosse brillante e astuta. Allora tutti scrivevamo e contribuivamo con delle idee. Se ci ripenso ora, credo che ci siano pochi album come ‘Foxtrot’. C’è una sorta di unicità - anche se credo che non esista musica davvero originale essendo tutta costruita su qualcosa di già incontrata. Nonostante questo, penso che alcuni aspetti di brani come ‘Watcher of the Skies’, con quell’idea di fantascienza inclusa in una canzone, fossero qualcosa di innovativo e di nuovo. È come un viaggio nel tempo: ‘Watcher of the Skies’ proietta avanti nel tempo, la traccia successiva, ‘Time Table’, riporta indietro. Mentre una traccia come ‘Get 'em Out by Friday’ vuole essere un commento sociale, riguarda l’avidità. ‘Can-Utility and the Coastliners’ racconta invece una specie di tentativo di fare di nuovo qualcosa di storico. Musicalmente, però, è molto complesso e penso che sia stimolante per diversi aspetti. ‘Horizons’ era, a sua volta, di uno stile ancora diverso, prima della lunga ‘Supper's Ready’, che dal vivo si rivela essere ancora più lunga. Mi sono dedicato molto al finale, suonando al meglio che posso”.
Nel suo presente, però, c’è spazio anche per nuova musica e il musicista ha fatto sapere di essere già impegnato su novità e ha spiegato: “Sto già lavorando su nuova musica. Ho già registrato tre canzoni ed è molto esaltante per me. Sto progredendo di nuovo in un'altra direzione. Sembra essere la più giusta per me ora. Quindi scopro sempre più me stesso".
La scaletta di “Genesis Revisited - Foxtrot at Fifty + Hackett Highlights”
Set 1:
Ace of Wands
The Devil's Cathedral
Spectral Mornings
Every Day
A Tower Struck Down
Camino Royale
Shadow of the Hierophant
Set 2: Foxtrot - Genesis
Watcher of the Skies
Time Table
Get 'em Out by Friday
Can-Utility and the Coastliners
Horizons
Supper's Ready
BIS
Firth of Fifth - Genesis
Drum Solo
Los Endos / Slogans / Los Endos