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Genesis, la storia di "Watcher Of The Skies" (1)

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Tony Banks: “Nel mellotron c’erano segmenti di nastro magnetico con suoni preregistrati e vari riff sulla tastiera sinistra, ma io usavo solo quelli con base d’organo. In questo brano, però, l’effetto arrivava dalla tastiera destra, quella con archi e ottoni. Nessuno aveva mai sentito prima un suono così corposo e pieno. Cercai degli accordi che venissero bene col mellotron e scelsi quei due perché davano un’atmosfera particolare”.
La possente introduzione alla canzone nasce quindi grazie all’intuizione di Tony. 
Hackett: “Ne avevamo già preparato una versione molto rozza e un po’ diversa da quella definitiva, ma la provammo per la prima volta durante le prove del concerto di Reggio Emilia. Mi ricordo che ero in bagno, nel sotterraneo del Palasport, quando l’intera struttura cominciò a tremare: quell’intro aveva una potenza devastante. Da quel momento, nella mia immaginazione la
band iniziò a suonare come un’orchestra: io ero sempre stato un grande fan del mellotron, perché con quello potevi aggiungere nuovi suoni e colori sorprendenti alla musica. Quando poi si univa il resto della band, allora suonavamo come un Boeing 747 in fase di decollo. L’acustica del Palasport non era certo ottimale per strumenti come le percussioni, ma per quel
tipo di suono orchestrale così fluttuante era davvero fantastica”.

A livello compositivo, un ruolo importante è quello della ritmica in 6/4. Collins: “Una volta alla settimana mi recavo al Marquee per vedere gli Yes e rimanevo sempre colpito dal loro livello musicale, i loro arrangiamenti erano davvero complicati. Volevo portare qualcosa di quel sound nella nostra musica. L’intro era di Tony, ma il ritmo lo creammo io e Mike”.

Ma proprio il possente inizio, un’apertura di impressionante bellezza e profondità suonata da Tony combinando mellotron e organo Hammond con una base di bassi, è paradossalmente fonte di grandi tensioni in studio. Banks: “Al produttore che aveva scelto la Charisma, Bob Potter, non piaceva per niente quello che facevamo, tantomeno questa introduzione. Diceva: ‘non serve, fa schifo!’. Fu impossibile convincerlo, così ci liberammo di lui”.
Mentre la intro volge al termine, sulla successione ripetuta di due accordi di mellotron si inseriscono dapprima chitarra elettrica e batteria, poi anche il basso. La musica acquisisce così una forza straordinaria e due stacchi di organo sono l’invito alla parte vocale, con il canto di Peter doppiato, ma anche supportato dalla seconda voce di Phil.
Una marcetta dal sapore vittoriano prende corpo sul ritmo di Collins, formidabile nei contrappunti e magnificamente assecondato dal veloce basso di Rutherford.

Dopo la seconda strofa, Steve si concede un breve intervento solistico alla chitarra, seguito da un’ulteriore marcetta guidata dall’organo e assecondata dagli altri strumenti in crescendo. Al termine, Peter e Phil cantano insieme sul ritmo guidato dal basso distorto di Mike, che invita la chitarra di Steve a un’ulteriore frase.
Ma il brano termina nello stesso modo solenne con cui era iniziato, con il ritorno alla parte strumentale. Qui il mellotron di Tony Banks commuove per l’inusitata bellezza delle melodie disegnate, lentamente incrementate sul piano ritmico dagli altri strumenti e il finale presenta una serie di botta e risposta con l’organo da una parte, basso, batteria e chitarra dall’altra. Una conclusione che lascia senza fiato per la sua bellezza, dove anche Steve si mette in evidenza facendo scivolare il suo anello sulle corde della chitarra elettrica per ottenere l’effetto “screaming”.

Il testo è tratto da "Genesis - Tutti gli album tutte le canzoni" di Mario Giammetti, pubblicato da Il Castello, per gentile concessione dell'editore.

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