Il disco del giorno: Suzanne Vega, "Suzanne Vega"

Suzanne Vega
Suzanne Vega (CD A&M 395072-2)
Con questo album d’esordio del 1985 Suzanne Vega venne salutata da critica e pubblico come una delle voci femminili di maggior autorità apparse sulla scena musicale dopo Joni Mitchell. Un paragone impegnativo, che però la giovane cantautrice (nata in California ma trapiantata a New York) riuscì a reggere grazie a un ventaglio di canzoni bellissime, di qualità non comune in un disco d’esordio. Nessun brano di livello inferiore, musiche ricche e raffinate si accompagnano a testi intensi che narrano di solitudine e dissociazione mentale, di miti infranti e disperazione visti sempre con occhio privo di retorica, dove una visione del mondo spesso spietatamente razionale si alterna ad atmosfere di tenera fragilità.
La figurina sperduta e apparentemente sottomessa di "Small Blue Thing" è forse la stessa persona che vaga sola per la città senza ricordarsi dove è andata in "Cracking", il soldato ribelle di "The Queen and the Soldier" che affronta la Regina per cui combatte e viene crudelmente ingannato e ucciso vedendo distrutte le sue illusioni di vita pacifica è fratello di quello che «combatte cose che non può vedere» sotto gli occhi del poster della Dietrich in "Marlene on the Wall". La voce priva di spettacolarità di Suzanne accompagna con garbo e tenerezza questo esercito di personaggi sbagliati, storti, fuori posto rispetto alla società in cui è toccato loro vivere.
Circondata da una strumentazione acustica che mette in risalto ogni dettaglio della sua magnifica voce e da arrangiamenti essenziali ma pieni di calore supervisionati da Lenny Kaye (eminenza grigia del gruppo di Patti Smith), Suzanne rivela in questo lavoro il suo grande talento che verrà confermato anche dal successivo album "Solitude Standing", altrettanto bello e ricco di idee.
In seguito la sua fama si è un po’ appannata, Suzanne si è data anche alla scrittura di versi, effettuando diversi reading di poesia; non ha mai abbandonato la musica, comunque, e anche se dischi successivi come "99.9 F°" e "Nine Objects of Desire" hanno avuto un impatto decisamente minore sulle classifiche, il livello di scrittura delle sue canzoni è sempre rimasto molto alto, allontanandosi notevolmente dai modelli acustici dei primi dischi e (grazie alla collaborazione con il produttore Mitchell Froom) avventurandosi in terreni maggiormente rivestiti di elettronica e campionamenti.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
