I russi torturano i prigionieri facendogli ascoltare gli ABBA

Sembra una storia fake da Lercio. Se non fosse per il fatto che ha a che fare con una tragedia come la guerra in corso tra Russia e Ucraina. E che a raccontarla è stato il Telegraph, prestigioso quotidiano britannico, che ha raccolto le testimonianze di alcuni ex detenuti di guerra e le ha pubblicate. Shaun Pinner, veterano dell’esercito britannico, volato in Ucraina per difendere la popolazione di Kiev dagli attacchi dell’esercito russo, ha raccontato di essere stato costretto ad ascoltare 24 ore su 24 le hit degli ABBA e di Cher all’interno della cella in cui è stato rinchiuso dopo essere stato arrestato dai russi: “Non voglio più ascoltare una canzone degli ABBA in vita mia. Mi sento fortunato a essere di nuovo a casa”, ha detto al Telegraph, tornato nel Regno Unito dopo essere stato liberato.
Catturato in Ucraina dall’esercito russo, Pinner è stato condotto insieme ad altri nove detenuti stranieri in una struttura detentiva. Dove, secondo quanto raccontato dal militare al quotidiano britannico, oltre ad aver subito violenze e abusi di ogni tipo è stato costretto dai carcerieri ad ascoltare ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, i successi della band di “Waterloo”, “S.O.S.”, “Mamma mia”, “Fernando”, “Dancing queen” e “The winner takes it all” e della voce di “Believe”. Il combattente ha detto che gli altoparlanti non facevano che trasmettere la colonna sonora di “Mamma mia!”, il film del 2008 di Phyllida Lloyd basato sulle musiche degli ABBA, nel cui sequel – uscito dieci anni dopo, nel 2018 – recitò la stessa Cher.
Dopo i primi mesi trascorsi all’interno di una struttura detentiva, Pinner è stato trasferito in un’altra struttura: “Le condizioni erano migliori, ma continuavano a farci ascoltare quelle canzoni. E stavolta anche ‘Believe’ di Cher”, ha raccontato al Telegraph il veterano dell’esercito britannico.
Pinner e il suo gruppo sono stati liberati dopo che l’Arabia Saudita ha mediato un accordo segreto tra Russia e Ucraina ed è tornato a casa sua a Potton, villaggio di poco più di quattromila anime della contea del Bedfordshire, nel Regno Unito: “Pensavo di morire. Era l’inferno in terra. Gli ultimi sei mesi sono stati i peggiori della mia vita”.