Korn: “Quell’album è il nostro ‘The dark side of the moon’”
L’11 giugno 2002 i Korn diedero alle stampe il loro quinto album in studio, “Untouchables”. A distanza di vent’anni, il frontman della band Jonathan Davis ha recentemente ricordato l’importanza che quel disco ricoprì per la formazione nu metal di Bakersfield e l’enorme successo che riscontrò, tanto che al tempo della sua uscita debuttò alla posizione numero due della Billboard 200. Il leader del gruppo ha così spiegato che “Untouchables” rappresentò per i Korn quello che fu “The dark side of the moon” per i Pink Floyd, uno dei lavori più importanti e leggendari nella storia della musica.
Nel ventesimo anniversario della pubblicazione della quinta prova sulla lunga distanza della band californiana, in una nuova intervista rilasciata a Metal Hammer, in merito all’album trainato dai singoli “Here to stay”, “Thoughtless” e “Alone I break”, Davis ha infatti raccontato:
“È un disco molto importante, un lavoro che al giorno d’oggi potrebbe essere impossibile da realizzare. Lo chiamo ‘heavy metal Asia’, per via della produzione e della qualità del suono. Le persone lo ascoltano ancora oggi per regolare i loro impianti audio. È il nostro ‘The dark side of the moon’, lo adoro. Ed è esattamente quello che dissi al [produttore] Michael Beinhom: 'Voglio che questo sia il nostro ‘The dark side of the moon'. Lui rispose solo: 'Fantastico, ci vorrà del tempo’”.
Oltre a ricordare che la realizzazione di “Untouchables” costò ai Korn circa 4 milioni di dollari e diverso tempo, il leader del gruppo di “Freak on a leash” ha narrato quanto il contributo e il lavoro di Beinhom fosse meticoloso. “C’erano volte in cui andavo in studio a registrare le voce e lui magari diceva: ‘Che cazzo stai facendo? Vai a casa, fai schifo oggi’. Non riesco nemmeno a contare quante volte sia successo. Mi sentivo così ferito, ma lui sapeva che potevo fare meglio ed è stato lui a spingermi verso l’eccellenza”.
A margine di un’intervista rilasciata a Rockol in occasione del concerto milanese dei Korn dello scorso 7 giugno a Milano, Ray Luzier ha - tra le altre cose - spiegato anche il significato che ha per lui “Untouchables”. Il batterista, tra le fila della band da circa quindici anni, ha narrato: “Tutti i dischi dei Korn occupano un posto speciale in me, anche quelli usciti prima che io entrassi nella band, in particolare 'See you on the other side’”. Ha aggiunto poi: “Sono sempre stato un fan dei Korn: non ci sono molte band che hanno fatto quello che loro hanno fatto. L’album di debutto dei Korn è uscito nel periodo del grunge di Pearl Jam, Soundgarden, Alice in Chains, ed era diverso. Ricordo l'impatto che ha avuto su di me, come ascoltatore e come fan. Ricordo di aver pensato: ‘Wow, stanno davvero facendo qualcosa di speciale e di diverso’. E ricordo di aver detto ai miei amici: ‘So che questa band avrà vita lunga’. Ed ecco qui, nel 2022 siamo ancora in tour e stiamo già parlando di nuova musica”.