Nina Zilli dove eri andata a finire?
Il 6 maggio è il giorno del ritorno di Nina Zilli con il singolo “Munsta”, canzone scritta, arrangiata e prodotta da lei stessa insieme a Danti. Si può parlare di ritorno a ragion veduta, l'ultima pubblicazione della musicista piacentina risale a quattro anni fa quando dette alle stampe l'album “Modern art (Sanremo edition)” che altro non era che la riproposizione di “Modern art” (leggi qui la recensione), disco uscito nel settembre 2017, con l'aggiunta di “Senza appartenere”, brano con cui partecipò al festival di Sanremo nel 2018, e una versione unplugged di "1Xun attimo”.

Del suo nuovo singolo Nina Zilli ha detto e spiegato: “”Munsta” è una canzone a cui tengo molto e che ti proietta immediatamente nell’immaginario surf dei primi anni '60, ispirazione che mi è venuta guardando una vecchia puntata dei “Munsters” una serie tv, pre Famiglia Adams, caratterizzata da una colonna sonora surf strumentale. Il brano ci invita a riflettere sul tema della trasformazione, un processo naturale che fa parte di quella “metamorforsi” che prima poi interessa ognuno di noi. Anche se cambiare spesso risulta difficile se non impossibile, sono convinta del contrario. Giorno dopo giorno cambiamo, mutiamo, cresciamo, sia nel corpo che nello spirito. L’evoluzione è parte imprescindibile del ciclo naturale, ci piace l’idea di sentirci sempre uguali, fedeli a noi stessi, ma spesso sentiamo l’esigenza e il desiderio continuo di cambiare. Cambiare per migliorarsi, lavorare su sè stessi per sentirsi migliori, facendo combaciare l’immagine che gli altri hanno di noi con quello che siamo realmente è un passo importante nelle nostre vite. Evolversi e cambiare fa parte pertanto del naturale percorso di ogni essere vivente, un processo dal quale difficilmente si può scappare, nonostante ci siano comportamenti e atteggiamenti e anche persone che purtroppo sono destinate a non cambiare mai. Un’altra cosa che non cambia mai è l’erba cattiva. Rimane sempre là, sempre pronta a prendere il sopravvento. Munsta diviene pertanto uno slogan a tutti gli effetti e un manifesto che intende esaltare la trasformazione in tutte le sue molteplici forme e declinazioni possibili, una trasformazione intesa come quel mutamento che è intrinseco ad ogni essere vivente e che nel bene o nel male rimane di fondamentale importanza nella costruzione della propria essenza, contribuendo alla definizione della propria identità personale e artistica che immancabilmente fa parte delle nostre vite. Quello che importa davvero è vivere secondo le nostre regole, rimanere fedeli a se’ stessi anche nel mutamento, accettare i cambiamenti e accettarsi, meglio un giorno “buono” da farfalla, dopo una vita passata nel bozzolo, piuttosto che un giorno o una vita intera da erba cattiva.”