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Après la Classe, come è nata la collaborazione con Manu Chao

E’ uscito ‘Sogno otro mundo’, il nuovo singolo della band, che riguardo l’ex Mano Negra racconta...
Après la Classe, come è nata la collaborazione con Manu Chao

E’ “Sogno otro mundo” il nuovo singolo degli Après la Classe, band leccese attiva dal 1996 che nel corso degli anni si è affermata come una delle realtà più consolidate sulla scena patchanka italiana.

Il brano vede la partecipazione del già leader dei Mano Negra Manu Chao, intervenuto alle session di registrazione della canzone - che nel testo mischia spagnolo, francese e italiano - incidendo parti di voce e chitarra.

“Correva l’anno 2001, a una manciata di giorni dalla mai dimenticata morte di Carlo Giuliani, deceduto durante gli scontri del G8 a Genova, manifestazione di risonanza planetaria fece anche da apripista alla prima delle tre date in Italia del tour di Manu Chao”, ha raccontato a Rockol la band a proposito del proprio rapporto d’amicizia con l’artista nato a Parigi sfociato nella recente collaborazione: “E fu così che per fortuna, o magari per un gioco del destino, che durante quel periodo di grande subbuglio - caratterizzato dall’inizio di un nuovo millennio dal boom del Web e dalle prime contestazioni al processo di globalizzazione - che ‘la Pulce’ approdò con ‘Radio Bemba’ proprio a Melpignano, Salento, in Italia, a circa 5 anni dallo scioglimento dei Mano Negra, padri fondatori del genere musicale battezzata da loro stessi patchanka. Una sorta di ‘lavatrice’ dove poter buttare qualsiasi genere musicale, lingue diverse e con una velocità di crociera a quota 145 bpm circa”.

“Ci presentammo ai cancelli d’ingresso con altre 26.000 persone scalpitanti, proprio nel luogo dove si consuma ogni anno il Concertone della Notte della Taranta”, proseguono gli Après la Classe: “Eravamo estremamente curiosi, perché conoscevamo a menadito la magia e i suoni di ‘Clandestino’, il suo album uscito circa un paio d’anni prima. Come soldati fedeli al loro generale eravamo pronti a cantare tutti i pezzi al suo fianco: prima della sua uscita sul palco si respirava un'aria magica, piena sia dai fumi delle canne d’erba albanese che girava in quel periodo che dai fiumi di birra venduta a 2.500 lire a bicchiere. Ci aspettavamo un set cantautorale in perfetto stile hippy, e invece no! Il concerto partì con la forza di uno tsunami e Manu irruppe sul palco accompagnato da un band composta da dieci musicisti, pescati tanto tra le sue nuove amicizie quanto dai suoi ex compagni di viaggio”. 

“Assistemmo impotenti ed estasiati a quel terremoto che stava capitando davanti ai nostri occhi, quella notte rimase tatuata sulla nostra pelle per sempre”, ricorda la band: “Fu un live che cambiò per sempre la nostra storia e la nostra carriera. In quel periodo stavamo registrando il nostro album d’esordio, che nei giorni successivi fu pesantemente plasmato dalla visione di quella performance. Da lì in poi capimmo quali erano le orme da seguire per poter andare avanti nel nostro percorso, e così - a distanza di un anno - iniziò la nostra intensa attività musicale, che ci portò a tenere migliaia di concerti indimenticabili, sia per noi che per i nostri fan. In men che non si dica arrivò il 2009: in quel periodo stavamo scrivendo l’album ‘Mammalitaliani’, e per la prima volta dopo otto anni ininterrotti di tour - e con tre album all’attivo - decidemmo di prenderci un anno sabbatico. Ma quelli come noi sono difficili da fermare. Durante le registrazioni a Puccia un bel giorno venne l’idea di formare una band che riprendesse pezzi dei Mano Negra e di ‘Radio Bemba’. Con un giro di telefonate formammo la crew dando vita a quella band di folli che sono stati i Papa Chango: restammo folgorati dal successo immediato che riscosse il progetto, rivelato tanto dall’affluenza di migliaia di ragazzi che gremivano le piazze del Salento quanto dall’energia che si creava tra noi e loro durante i concerti. Uno dei luoghi preferiti per i nostri live era il Parco Gondar di Gallipoli, posto che ha ìnsito il concetto di fare festa. E qui entra in gioco Ferruccio, proprietario dello spazio che aveva il sogno nel cassetto di riportare Manu in Italia proprio lì, a più di quindici anni di distanza dalla sua ultima esibizione Italiana. A nostra insaputa realizzò un video all’interno del parco durante una delle nostre esibizioni, e poco dopo salì su un aereo diretto a Parigi per incontrare di  persona il grande Manu”.

“Come un vero segugio riuscì a strappargli un colloquio in un bistrot sotto casa sua, e così - sfruttando le sue parole e il nostro video - riuscì a persuaderlo”, spiegano gli Après la Classe: “Così, in occasione della sua data nel leccese andata sold-out già diversi giorni prima, attendemmo il suo arrivo dietro i camerini con l’entusiasmo di bambini che aspettano i regali di Natale. A pensarci, lo rivediamo ancora oggi venirci incontro con il suo solito sorriso smagliante per abbracciarci: finalmente eravamo riusciti ad avere il primo approccio con il nostro mito. Quella stessa sera Manu invitò i fiati della nostra Papa Chango - Gabriele Blandini e Ria - a suonare con lui quattro canzoni: in breve tempo se ne innamorò a tal punto da farli entrare in pianta stabile nella sua band. A distanza di un paio d’anni ritornò per un’altra serie di concerti in Italia: durante uno di questi ci invitò a salire sul palco per esibirsi con lui, consolidando così il nostro meraviglioso rapporto d’amicizia e rispetto che abbiamo maturato fino ad oggi. Durante questi suoi periodi di andirivieni tra Europa e Italia iniziammo a produrre quello che oggi è il nostro nuovo singolo realizzato con lui”. 

“Tornò nuovamente a trovarci, ma in veste di turista”, ha concluso la band: “Durante la sua permanenza cogliemmo l’occasione per fargli ascoltare la demo del singolo: il pezzo gli piacque fin da subito, e decise di prestarsi al gioco. Ci recammo nel nostro studio, dove iniziammo a registrare le sue magiche tracce in due sessioni. Non potevamo credere ai nostri occhi: Manu Chao era lì, davanti a noi. Non era un sogno, stava accadendo realmente: il nostro mentore, visto per la prima volta un ventennio, prima stava segnando nuovamente il percorso delle nostre vite, anche se stavolta in maniera totalmente diversa. Siamo felicissimi di aver raccontato questa storia, in modo che il mondo possa conoscere l’incredibile storia di come i sogni nella vita si possano avverare. Anche da grandi non smarrite mai l’entusiasmo del bambino che vive in voi, perché se ci credete veramente fino in fondo, poi i sogni diventano reali. E soprattutto non dimenticate che non si può mai calcolare la felicità”.

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