Pink Floyd: il silenzio di Roger Waters (mentre annuncia il tour)
Che ne pensa Roger Waters della decisione di David Gilmour e Nick Mason di scongelare il marchio Pink Floyd in occasione dell'uscita di un nuovo brano inedito, il primo in quasi trent'anni (nel 2014 la band pubblicò "The endless river", che conteneva però materiale risalente a vent'anni prima), dedicato all'Ucraina? Il 78enne musicista britannico, che non sale su un palco insieme ai due ex compagni di band dal 2005 e che negli ultimi tempi è stato piuttosto critico nei confronti di Gilmour ("Crede di essere il proprietario dei Pink Floyd", ha detto, tra le altre cose), non ha commentato l'operazione che oggi ha visto a sorpresa i Pink Floyd pubblicare l'inedita "Hey hey rise up" per raccogliere fondi da destinare a Ukraine Humanitarian Relief Fund. Waters non figura tra i musicisti che hanno preso parte alle lavorazioni del brano, coordinate dallo stesso Gilmour: a suonare il basso in "Hey hey rise up" c'è Guy Pratt, che entrò nei Pink Floyd dopo l'abbandono di Waters, nel 1987, e che oggi accompagna Nick Mason nei suoi Nick Mason's Saucerful of Secrets, la band-revival dei Pink Floyd degli esordi (saranno al Lucca Summer Festival il prossimo 25 giugno) e non è dato sapere se Gilmour e Mason abbiano in qualche modo provato a coinvolgere nell'operazione Waters.
Sui suoi canali social ufficiali il musicista non ha pubblicato nulla a proposito della nuova canzone dei Pink Floyd: l'ultimo post risale a due giorni fa, quando Waters ha annunciato il tour che segnerà il suo ritorno sui palchi post-pandemia. La nuova versione del "This is not a drill" partirà il 6 luglio da Pittsburgh e vedrà l'ex Pink Floyd esibirsi nelle principali città degli Stati Uniti fino al prossimo ottobre, per poi fare tappa anche in Sud America con tre concerti, uno ospitato a Monterrey e due a Città del Messico. Molti fan che lo seguono su Facebook hanno approfittato dell'annuncio per fargli domande dirette sul suo punto di vista sulla crisi russo-ucraina, insospettiti dal suo silenzio. "Vieni in Ucraina, se non ti fa paura. È arrivato il momento di decidere da che parte stai", scrive un utente, ad esempio. Non è la prima volta che Waters viene tirato per la giacchetta: era successo già lo scorso mese, in seguito alla decisione dei Pink Floyd di rimuovere dalle piattaforme streaming in Russia e Bielorussia la loro discografia. I fan più attenti avevano fatto notare che dalle piattaforme erano spariti i dischi incisi da Gilmour, Mason e Wright dopo l'uscita di Waters dal gruppo, da "A momentary lapse of reason" in poi, mentre quelli registrati con lui erano rimasti disponibili.
In una serie di post sui social, il musicista aveva spiegato la sua posizione sulla guerra, ma non si era espresso su un possibile boicottaggio musicale della Russia. Waters aveva risposto ad alcune missive di Alina, studentessa ucraina di 19 anni che aveva detto di essere una grande fan dei Pink Floyd e di Roger Waters: "Chiedo a Roger di parlare pubblicamente di questa guerra, perché ancora non riesco a capire come una persona, che ha scritto un numero significativo di testi contro la guerra, non abbia ancora parlato di questa tragedia". L'ex membro della leggendaria rock band britannica, pur ricordando di avere già scritto un articolo la settimana scorsa sul sito Brave New Europe, aveva articolato il suo pensiero, che sostanzialmente tanto critico nei confronti della Russia quanto degli Stati Uniti. I poltici americani, da Bush e Clinton fino ad Obama, sono stati definiti da Waters "gangster Washington Hawks" e ritenuti responsabili di conflitti da decenni. Waters si è dichiarato contrario al sostegno militare all'esercito ucraino.
Il tour di Waters non prevede attualmente date in Europa.