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Otto donne per l'8 marzo: Diana Ross

Profili tratti dal libro "Just like a woman" di Lucio Mazzi
Otto donne per l'8 marzo: Diana Ross

Diana Ross 

Le Supremes, nate nel 1959 come The Primettes, erano quattro adolescenti: Florence Ballard, Mary Wilson, Betty Travis e Diane Ross; cantavano bene e nel 1960 ottennero un contratto con la Motown che cambiò loro il nome. Di lì a poco la Travis lasciò il gruppo perché i genitori volevano che studiasse e le altre continuarono in tre. Dopo una serie di flop, nel 1964 piazzarono al primo posto della classifica "Where Did Our Love Go", primo di 5 numeri 1 consecutivi tra cui gli it mondiali di "Stop! In the Name of Love", "You Can’t Hurry Love" e "You Keep me Hangin’ On" cui, entro il 1970, ne seguirono altri 7. 
Il fatto è che una delle tre, Diane (ufficialmente Diana per un errore all’anagrafe) aveva qualcosa più delle altre: carisma e stile, non era la cantante migliore, ma aveva quello che serve per diventare la leader. E così fu, tanto che Barry Gordy, boss della Motown, prima si fidanzò con lei, poi cambiò il nome del gruppo in Diana Ross & The Supremes. 

Il 14 gennaio 1970, Diana Ross lasciò il gruppo che avrebbe continuato fino al 1977, comunque lontano dalle vette della classifica e cambiando spesso formazione.
Dal canto suo, Diana Ross (1944), sotto i buoni auspici di Gordy, pensava di avere la strada in discesa, ma non fu proprio così. Al suo primo spettacolo a Las Vegas il suo boyfriend dovette uscire in strada per offrire 20 dollari a chi volesse entrare, il primo singolo vendette qualcosa, ma fu il secondo, "Ain’t No Mountain High Enough", cover di un brano di Marvin Gaye, a sbaragliare le classifiche pop e r’n’b. 

A metà degli anni ’70, era una superstar che mieteva consensi come attrice (in "Lady sings the blues" del ‘72 su Billie Holiday e l’anno dopo in "Mahogany"), 


ma soprattutto come cantante in grado di portare ai piani alti delle classifiche un pop artificiale e perfetto che con l’autentica musica soul o rhythm’n’blues aveva poco o niente a che vedere. Un successo ribadito anhe all’inizio del decennio successivo con i milioni di copie vendute di brani dance come "Upside Down" o "I’m Coming Out" prodotti dagli Chic Nile Rodgers e Bernie Edwards o "Endless Love" cantata con Lionel Richie. Tuttavia proprio la registrazione di "Upside Down" si sarebbe rivelata cruciale. A Diana non piacque affatto il missaggio dei due Chic, loro presero cappello e la invitarono a fare da sola. Cosa che fece abbassando la rimica e alzando la voce. Dopo quell’episodio decise di avere il controllo totale della propria attività. 

Lasciò la Motown per la Rca che le offriva un contratto record di venti milioni di dollari, e fondò diverse società per gestire gli affari e le finanze suoi e di altri artisti, proseguendo a gonfie vele una storia artistica tuttora lontana dal declino. 
Nel 1993, il Guinness dei primati l’ha dichiarata “artista femminile di maggior successo di tutti i tempi” per il numero di album e singoli entrati in classifica in USA e Gran Bretagna (in totale ha venduto oltre 200 milioni di dischi). Inoltre, Diana Ross ha ricevuto svariate nomination ai Grammy Awards (ma ne ha ricevuto uno solo,, alla carriera, nel 2012) e un American Music Award Lifetime Achievement ed ha ben due stelle sulla Walk of Fame: una personale e una assieme alle Supremes.


Questa scheda è tratta dal libro "Just like a woman" di Lucio Mazzi, per gentile concessione dell'autore.

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