- Il disco: "Sixteeen oceans" di Four Tet.
Non è l'album più bello del 2020, ma è stato quello che ho ascoltato di più quest'anno: l'ormai consueto mix di elettronica, campioni, strumenti suonati/rielaborati e suoni ambientali, portato quasi alla perfezione. Dentro alla musica di Four Tet c'è l'energia e la semplicità del ritmo, c'è l'effetto rilassante che danno i loop e una complessità sonora in cui ti puoi perdere: uscito in pieno lockdown, a metà marzo, è stato il disco giusto al momento giusto. La sua musica - ne ha pubblicato una valanga nel 2020 - è stata il mio comfort food di questi mesi. E a proposito di cibo per l'anima, il cuore e le orecchie non posso non citare "Letter to you" di Bruce Springsteen: non è il suo disco migliore ma risentirlo con quei suoni e con la E Street Band è una cosa che scalda il cuore. Se invece dovessi scegliere il disco più bello e convincente dell'anno: "Serpentine prison" di Matt Berninger. Una voce calda con un suono più diretto rispetto a quello dei National, grande rock malinconico americano. - La canzone: "No time for love like now" di Michael Stipe
Più sotto trovate una playlist in cui ho scelto 50 brani del 2020, ma questa è la mia canzone dell'anno. Non solo il brano simbolo del lockdown, ma una delle cose più belle scritte da Stipe, con un grande suono (Aaron Dessner dei National: è stato il suo anno, visto anche le cose altrettanto belle fatte con Taylor Swift) e con un calore davvero unico. Non vedo l'ora che pubblichi un album intero.
- Il concerto: Diodato al Castello Sforzesco
Ovviamente ho visto pochissimi concerti, quest'anno: qualcosa a gennaio/febbraio, e un paio quest'estate, entrambi al Castello di Milano: Ghemon e Diodato. Insieme a quello di Samuele Bersani, sono i miei tre dischi italiani preferiti dell'anno. Ma il 2020 è stato l'anno di Diodato, non solo per Sanremo (sembra un'era fa...), ma anche per l'album e questo tour bellissimo, con una band dal suono perfetto e carico. Una dimostrazione che il suo repertorio va ben oltre "Fai rumore". La location, poi: scenografica (e sicura, con tutto lo spazio che serviva). - I livestream: Laura Marling @ Union Chapel
No, non sono dei sostituti dei concerti. Sono un modo diverso di fare e distribuire musica. Nel contesto di quest'anno, mi hanno appassionato, ne ho viste a decine, li ho studiati e molti mi sono piaciuti. Quello di Laura Marling alla Union Chapel mi ha emozionato: una voce, una chitarra, riprese splendide in una bella location, un'artista che probabilmente non sarei mai riuscito a vedere in concerto di persona. È con questo livestream che ho capito che il formato poteva funzionare. La "Idiot prayer" di Nick Cave - pur con tutti i problemi tecnici - mi ha commosso mentre "Song machine live" dei Gorillaz mi ha divertito e appassionato per il mix di musica suonata e realtà aumentata. - La piattaforma: Bandcamp
Quasi tutta la musica l'ho comprata qua: lo usavo già prima, quest'anno è stata la piattaforma ideale, soprattutto per chi come me vuole non solo l'accesso e lo streaming, ma anche il possesso. Si è parlato tanto di solidarietà a musicisti fermi e spesso sono stati slogan. I Bandcamp Fridays - i giorni in cui la piattaforma devolveva anche la sua parte di introiti agli artisti - hanno fatto qualcosa di concreto, raccogliendo 40 milioni di dollari andati direttamente nelle tasche di chi fa musica.
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