Corea del Sud, rinvio del servizio militare per le star del K-pop

I nati prima del 1986 - la leva obbligatoria, in Italia, fu cancellata dalla Legge Martino del 2004 - ricordano molto bene il “rinvio”, la deroga alla prestazione del servizio militare (o civile) che veniva concessa per motivi di studio. In Corea del Sud, dove vige ancora l’obbligo di leva, è stata approvata una legge che permette ai giovani impegnati in una carriera canora di rinviare fino al trentesimo anno d’età la chiamata alle armi. Lo riferisce il New York Times.
Il provvedimento, approvato dalla locale Assemblea Nazionale, permetterà ai destinati alla ferma - che nel paese dura 20 mesi - di rinviare di due anni la chiamata dopo il compimento del ventottesimo anno per impegni in ambito musicale. Le tempistiche di approvazione della legge sono tutto meno che casuali: tra pochi giorni, infatti, Kim Seok-jin, il membro più anziano dei BTS, la più popolare delle band K-pop, compirà proprio 28 anni.
Le disposizioni ricalcano, fondamentalmente, quelle che riguardano gli atleti locali: oltre alla possibilità di differire la chiamata, ai vincitori di medaglie olimpiche o di trofei ai giochi asiatici veniva concessa la dispensa a tempo indeterminato - o congedo - dalle incombenze militari. La stessa cosa, ora, avverrà coi cantanti: per la “BTS Law” gli artisti che verranno insigniti dal governo di particolari riconoscimenti per la loro attività artistica potranno ottenere l’esenzione dalla chiamata.
“E’ un dovere sacro difendere il nostro paese, ma ciò non implica che tutti debbano portare un'arma”, ha spiegato Noh Woong-rae, uno dei deputati che ha presentato la legge in concomitanza alla pubblicazione di “Dynamite”, il singolo dei BTS che lo scorso agosto ha totalizzato oltre 100 milioni di visualizzazioni su YouTube in appena 24 ore dall’uscita.
Del resto la politica non poteva rimanere insensibile all’impatto economico avuto dalla formazione assemblata dal titolare della Big Hit Entertainment Bang Si-hyuk sul bilancio del paese: secondo una stima pubblicata da Forbes lo scorso mese di ottobre il volume d’affari mosso dai BTS tra diritti editoriali, vendite discografiche, biglietti per eventi e merchandise ha contribuito al prodotto interno lordo nazionale per poco meno di 5 miliardi di dollari.