Quando Joe Strummer perse la testa e aggredì un ragazzo del pubblico
Nel 1980 i Clash, dopo l'uscita, sul finire dell'anno precedente, dell'album “London Calling” (leggi qui la nostra recensione), erano diventati, senza timor di dubbio, una band molto importante e il loro frontman, Joe Strummer, aveva sempre più lo status di simbolo per la gioventù ribelle del mondo occidentale. Questa la premessa.
Ma quel 1980 non sarebbe andato come il quartetto britannico si era augurato e immaginato. La band aveva in animo di pubblicare un singolo al mese per tutto l'anno, ma la loro casa discografica non sposò il progetto e quindi, per il loro disappunto, non se ne fece nulla. Questa differente visione delle cose generò tensione e frustrazione. Nel maggio di quell'anno i Clash avevano in programma un ciclo di sette concerti in Germania e le cose, purtroppo, degenerarono il 21 maggio sul palco della Markthalle di Amburgo: accadde che il frontman della band inglese perse la testa e aggredì una persona del pubblico, con conseguente arresto da parte della polizia.
L'incidente di Amburgo non fu però un caso isolato. I punk tedeschi pensavano che i Clash fossero diventati troppo mainstream e si fossero venduti al mercato, quindi mostrarono con forza il loro disappunto così che il messaggio arrivasse forte e chiaro a Strummer così da comprendere con esattezza il loro stato d'animo. In un'intervista del 1980, rilasciata a Paul Du Noyer dell'NME, atta a promuovere l'uscita dell'album “Sandinista!” (leggi qui la nostra recensione), Strummer rivelò:
"A Berlino, c'erano alcuni skinhead tedeschi che dicevano, 'Oh, a mia nonna piacciono i Clash'. Comprensibilmente, erano incazzati."
Ma torniamo al fattaccio accaduto ad Amburgo. Continua allora Joe Strummer:
"Ad Amburgo questi ragazzi ci attaccarono, dicendoci, 'Venduti, venduti'. Ma io credevo che non fossero arrivati loro a quella conclusione, ma piuttosto che fosse una supposizione che andava di moda e che loro avessero pensato, 'La seguiremo'. Non credo che l'abbiano elaborata usando il loro cervello. Un anno difficile. Intendo dire, mi ha cambiato molto. Quella cosa ad Amburgo fu una specie di spartiacque.”
Il musicista scomparso nel 2002 ha rivelato che quell'episodio lo fece davvero molto riflettere sulle proprie azioni, portandolo a cambiare in meglio:
"Era un qualcosa di mai visto. Erano tutti davanti e se avessero potuto afferrare il cavo del microfono lo avrebbero tirato e fu un tiro alla fune. E poi la cosa iniziò a diventare davvero violenta, e in un certo senso fu colpa mia. Quanto può sopportare un uomo? Stavo suonando e vidi questo ragazzo, che stava usando un ragazzo di fronte a lui come un sacco da boxe, cercando di essere molto duro. Quindi l'ho picchiato in testa con una Telecaster, persi la pazienza. E c'era del sangue che gli scendeva sulla faccia. Non era un gran taglio, ma sembrava davvero orrendo. E le urla del pubblico, avresti dovuto sentirle. Da allora in poi è stato un saltare e dare pugni."
Conclude così il suo racconto il cantante dei Clash:
"Dopo di che, sono stato portato alla stazione di polizia e accusato di aver aggredito un cittadino tedesco colpendolo alla testa con una chitarra, iniziai a pensare di aver oltrepassato il segno. Ed è per quello che dico che è stato uno spartiacque: per una volta la violenza mi controllò. Ero molto spaventato dal fatto che la violenza avesse davvero preso il sopravvento. Quindi da allora ho deciso che l'unico modo per combattere l'aggressività del pubblico è suonare una canzone molto noiosa".