Brooklyn, 1998. Dublino, 2004. Venezia, 1991. L'ho incontrata sempre sull'acqua.
La Vedova Nera. Non c’è nulla da fare. Certe etichette non te le scrolli di dosso. L’aspetto non aiuta. Sono convinto che se Yoko fosse stata occidentale e bella, persino i beatlesiani sarebbero stati più indulgenti verso di lei. Non capisco le sue provocazioni artistiche, ma devo riconoscere che parla in modo affascinante. Sa usare registri diversi a seconda delle necessità. È lucida e spietata quando le chiedo di descriversi, ma sa chiudere la risposta con una frase che gela il sangue nelle vene e che dà passando alla terza persona: “Sono una donna che ha avuto il privilegio di vivere con John e la dannazione di vederlo morire. Un’artista che ha sempre voluto rimanere di lato, nonostante quello che tutti hanno sempre detto su di lei. Stare al centro è pericoloso, in senso metaforico e, purtroppo, anche reale. Una giapponese che vive felice a New York, ma che rimarrà sempre diversa: come aspetto, come abiti, come cultura, come atteggiamento e comportamento. E diversa anche da come gli altri ti vedono o vorrebbero vederti. Yoko Ono è una donna disperata e piena di speranza”.
È poetica e struggente quando evoca l’infanzia: “Fin da bambina, in Giappone, scrivevo i miei desideri su piccole strisce di carta che poi piegavo o arrotolavo e infilavo negli alberi dei templi buddhisti. E visti da lontano, quei biglietti di aiuto e speranza che spuntavano dagli alberi sembravano fiori bianchi che splendevano luminosi”.
È precisa e misurata nei ricordi, quando si tratta di John, come fosse una diabetica terrorizzata dall’eccesso di zucchero: “Scrivemmo 'Happy Xmas (War Is Over)' dopo colazione, in un albergo di New York. Poi, litigammo furiosamente e ce ne dimenticammo. La canzone rimase in un cassetto per circa un mese, forse qualcosa di più. Intanto, si avvicinava Natale. John, un giorno si ricordò di quella canzone: ‘Ehi, che fine ha fatto 'Happy Xmas'?’ E la tirò fuori. John ne era entusiasta. Diceva: ‘Vedrai che diventerà per la nostra generazione quello che 'White Christmas' è stato per quelle precedenti’. Fino a quando è stato in vita, la canzone ha funzionato, ma non come lui aveva sperato e immaginato, con suo forte disappunto. Dopo l’8 dicembre 1980, 'Happy Xmas' è diventato un inno straordinariamente popolare. Non c’è Natale in cui le radio non lo trasmettano in alta rotazione. Credo che John sia
contento ora. Ancora una volta aveva ragione lui: i ragazzi intonano 'Happy Xmas', non 'White Christmas'”.
Insomma, Yoko Ono rimane un mistero. Impossibile da amare, come succede a chi sembra avere sempre tutto perfettamente sotto controllo, anche le debolezze.
(Leggi le puntate precedenti: Nick Cave, Shakira, Rita Marley, Fabrizio De André, Vinicio Capossela, Robert Plant, Nico, Pupo, James Brown)
Il testo qui sopra è tratto, per gentile concessione dell'editore e dell'autore, da "Pleased to meet you - Spigolature pop", il libro di Massimo Cotto pubblicato da VoloLibero, che presenta "duecento artisti ritratti con un flash, con uno scatto rubato".