Dischi riscoperti in quarantena: "Lil' Beethoven" degli Sparks
                                            Mi hanno chiesto di recente che musica ho ascoltato e sto ascoltando in queste settimane di 'arresti domiciliari'. Niente di nuovo, ho risposto: sto riscoprendo alcuni album che da tempo non riprendevo in mano, approfittando del tempo vuoto che scandisce queste giornate.
Oltre ad alcuni classici della mia formazione musicale (Beatles, ovviamente, ma anche "Harvest" di Neil Young, "Nursery Crime" dei Genesis, "21st Century Schizoid Man" dei King Crimson, "Pawn Hearts" dei Van Der Graaf Generator, "Grave new world" degli Strawbs, "Trans-Europe Express" dei Kraftwerk) ho rispolverato anche alcune bizzarrìe che avevo scoperto nel corso dei tanti anni passati a frugare negli scaffali dei negozi di dischi. Il primo eponimo album dei Tubes; il secondo album dei Cockney Rebel, "The psychomodo"; "Mott" dei Mott the Hoople; "Here come the warm jets" di Brian Eno - e anche qualcosa di più oscuro (l'album di debutto di Jobriath, per esempio, o "Miniatures" di Morgan Fischer, o "In search of Eddie Riff" di Andy Mackay).
Però è stato il benemerito arrivo, via Amazon, di un libro sugli Sparks che non possedevo (il dettagliatissimo "N°1 songs in heaven" di Dave Thompson) a spingermi nell'impresa di affrontare, durante la lettura, un riascolto cronologico della discografia degli Sparks (dei quali sta per uscire un nuovo lavoro, "A Steady Drip, Drip, Drip"). E così ieri - dopo aver superato classici come il rivoluzionario "Kimono my house", il modernissimo (nel 1979!) "N° 1 in heaven", prodotto da Giorgio Moroder, l'autoreferenziale ma imperdibile "Plagiarism" - sono arrivato al 2002 di "Lil' Beethoven".
Sono passati quasi vent'anni dal primo ascolto, ma ricordo ancora nitidamente il luogo in cui mi trovavo e la sensazione di stupore che provai sentendo e risentendo e risentendo questo lavoro unico e inimitabile.
Così mi è venuta voglia di proporvelo, non solo attraverso la rilettura della mia recensione di allora, che trovate qui, ma anche invitandovi ad ascoltarlo via YouTube (o via Spotify, se volete).
Qui di seguito trovate tutte le tracce, corredate, dove possibile, dai video ufficiali (il primo, quello di "The rhythm thief", è meraviglioso). Se vi va, dedicate un'ora della vostra quarantena a "Lil' Beethoven": non sarà sprecata.
(Franco Zanetti)
The rhythm thief
"How do I get to Carnegie Hall?"
"What Are All These Bands so Angry About"
"I married myself"
"Ride 'Em Cowboy"
"My Baby's Taking Me Home"
"Your Call's Very Important To Us. Please Hold"
"Ugly Guys With Beautiful Girls"
"Suburban Homeboy"