Arrivati rocambolescamente a Milano (tra scioperi generali e soffitti crollati, vedi News) per promuovere il loro nuovo album, "Payable on death", in uscita il prossimo 27 ottobre, i P.O.D. sembrano tutto meno che un gruppo con alle spalle 13 anni di carriera e milioni di dischi venduti: merito forse della loro filosofia, che li ha fatti restare un gruppo di amici dediti innanzitutto al divertimento e alla comunicazione di messaggi positivi (cosa, questa, alquanto rara in un panorama rap-metal sempre più impegnato a scandagliare le frustrazioni dell'odierno w.a.s.p. medio). "Non abbiamo sentito alcuna pressione durante le registrazioni del nuovo disco", ci confessa candidamente il batterista Wuv, braccia piene di tatuaggi e corona di rosario al collo: "Dopotutto non siamo altro che 4 amici che cercano di divertirsi suonando. Certo, 'Satellite' è stato un album molto importante, ma noi - come band - siamo insieme da 13 anni: non viviamo più la produzione di nuovi dischi con apprensione. Siamo una grande famiglia". Una famiglia che però, con la dipartita del vecchio chitarrista Marcos, ha vissuto una grave defezione: "Non so perché Marcos se ne sia andato, dico davvero. Quando è successo abbiamo vissuto un momento di grave crisi: la sua presenza non poteva essere rimpiazzata. Poi, però, un vecchio amico di Sonny (il cantante), Jason, si è fatto avanti e le cose hanno ricominciato ad andare per il verso giusto. E' un nostro amico, noi lo rispettiamo sia come persona che come musicista. Il suo ingresso in formazione, poi, è stato basilare per caratterizzare il sound del nuovo album, che è diretto ma non iper-prodotto, ricco di vibrazioni calde e profonde come solo i dischi rock'n'roll e reggae sanno essere". E ci sono tante cose, da dire, di questo "Payble on death": "Il titolo, innanzitutto: dopo tanto tempo volevamo un 'self titled' album, ed eccoci qui. E' un po' come un ritorno alle origini, come se stessimo vivendo una seconda giovinezza. Chiuso il capitolo con Marcos, volevamo qualcosa che comunicasse: 'Eccoci. Siamo sempre i P.O.D.. Ma siamo cambiati". Cosa non è cambiato, però, è l'approccio della band di San Diego alla scrittura delle canzoni: "Ciò che comunichiamo con i nostri brani rimane un messaggio positivo, di pace e di amore, in un mondo che sembra sempre più andare a rotoli. Ma noi non vogliamo scoraggiargi: nonostante tutto quello che vediamo in giro, non perdiamo la speranza di credere in un futuro migliore". Non è un caso, dopotutto, che i P.O.D. abbiano realizzato una cover del classico degli U2 "Bullet the blue sky" per un disco tributo di prossima uscita (vedi News): "Come gruppo ci siamo sempre sentiti vicini agli U2, soprattutto per quanto riguarda il messaggio che Bono e compagni diffondono con la loro musica. La nostra versione di 'Bullet the blue sky' (che dal vivo eseguiamo già dal 1999) sarà irruente e arrabbiata. Sì, un po' come quella dei Pantera...".
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