
Ha preso parola direttamente il presidente russo Vladimir Putin, da ieri a Londra per assistere ai Giochi Olimpici (e, sempre da ieri, destinatario di una lettera aperta pubblicata dal Times scritta da una nutrita rappresentanza di artisti britannici, tra i quali Pete Townshend degli Who, Johnny Marr degli Smiths, Jarvis Cocker dei Pulp, Alex Kapranos dei Franz Ferdinand, Neil Tennant dei Pet Shop Boys) sulla vicenda delle Pussy Riot, collettivo punk russo sotto processo in questi giorni a Mosca per aver contestato il Cremlino con una provocazione inscenata sul sagrato della cattedrale di Cristo Salvatore, nella capitale russa, lo scorso 21 febbraio.
Parlando ai microfoni della BBC l'ex dirigente del KGB poi insediatosi per la prima volta al Cremlino nel 2000 come successore di Boris El'cin si è augurato che la pena per le rocker dissidenti non sia esemplare: "Non c'è nulla di buono in ciò che hanno fatto, ma penso che non debbano venire giudicate troppo severamente".
"Il dissenso è un diritto in ogni democrazia", è stato scritto nella lettera degli artisti britannici pubblicata ieri dal Times: "E' totalmente sproporzionata una pena di sette anni con l'accusa di 'vandalismo ispirato da odio religioso' per quello che hanno fatto".
In Italia, a far sentire la propria voce in solidarietà a Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alekhina e Yekaterina Samutsevich, sono stati gli Elio e le Storie Tese, che hanno comunicato di voler adottare il nuovo nome Pistulino Riot fino a che le tre artiste non verranno rilasciate.