I Cyborgs, power duo romano formato da 0 e 1 (come i simboli del codice binario che rappresenterebbe l’inizio e la fine dell’uomo), sono sulla piazza già da un anno, da quando nel 2011 hanno pubblicato il loro album d’esordio omonimo. In queste settimane sono ospiti della rubrica Rockol The Observer attraverso la quale conosceremo meglio il loro progetto (indossano completi giacca e cravatta e il loro volto è sempre nascosto da delle maschere da saldatori) e la loro musica: “I Cyborgs nascono dalla necessità di dover ricercare, riproporre e tramandare la divina arte del Blues”, racconta a Rockol Cyborg 1, “affinchè ognuno possa attraverso di loro arrivare alla conoscenza di grandi storie e grandi uomini. I cyborgs non vogliono avere identità, nome, volto, ne connotazione temporale… Viaggiano nel tempo, e per questo nessuno può dire con certezza se vengano realmente dal futuro, o dal passato. Le idee non nascono, esistono. Bisogna solo tirarle fuori. Il primo album ufficiale è totalmente istintivo, privo di ragione, e per questo molto diretto e immediato”.
Esponenti dell’elettrofunkblues, sostenitori del motto “Salvati la faccia finché sei in tempo, e muovi il culo perché se non balli non c’è futuro…”, i Cyborgs ci raccontano come sono nati i brani che compongono il disco: “I brani prendono spesso forma dalle cose che ci capita di vivere nei nostri viaggi e nei nostri tour. Queste cose vengono filtrate attraverso un vetro uscendone modificate e criptate in codice Cyborgs. Insieme arrangiamo le idee, come se fossero una sola cosa”.
Bastano pochi ascolti per capire che il genere musicale caratterizzante del disco è una miscela di blues e rock’n roll: “Sarei curioso di sapere perché i riferimenti sono così espliciti, ad ogni modo le nostre influenze musicale sono in continua evoluzione e mutano nel corso del tempo. Nell'ultimo anno possiamo dire di aver ascoltato con interesse R. L. Burnside, Fred Mcdowell, Captain Beefheart, Miles Davis, Tom Waits, Muddy Waters e molti altri…”. I Cyborgs dal vivo si presentano in due, e nemmeno sul palco smettono il loro travestimento: "La nostra musica trova un senso solo con una forte componente live... Il pubblico è tutto”.