E' uscito in questi giorni "Salon des amateurs", ottavo album di Hauschka. Il pianista contemporaneo, originario di Düsseldorf, è riuscito a creare un mix veramente interessante tra musica classica e dance, composto da melodie talmente poliedriche da poter essere suonate in conservatorio come in un club. Rockol ha fatto quattro chiacchiere con Volker Bertelmann, alias Hauschka sul nuovo lavoro, sulla sua concezione della musica e sui suoi particolari live: "Ho intitolato il mio nuovo album 'Salon des amateurs" prendendo spunto da un locale situato a Düsseldorf, di certo uno dei miei luoghi preferiti. E' un club polifunzionale: di giorno è un luogo dove puoi pranzare o prendere un caffè, di notte ci sono djset, concerti dal vivo e performance artistiche. Un luogo vario, che mi rispecchia davvero molto. Una delle particolarità del 'Salon' è una stanzetta appartata, intima, fa subito pensare ad un antro in cui gli amanti possono rifugiarsi da occhi indiscreti, ed è proprio questo il concetto al quale mi sono ispirato per comporre il disco, ho pensato ad un posto in cui accocolarsi. Un ambiente caldo, privato ma ricco di storie da raccontare, e ho cercato di trasporlo in musica. Il piano permette di creare tantissime sfaccettutature, è un moto continuo, uno strumento in perenne movimento. L'essenza del pianoforte è racchiusa nei suoi tasti, ti permette di sognare. A tutto ciò, ho aggiunto beat dance e sonorità vagamente techno. Ho senpre amato i contrasti forti e, questo genere che sta a cavallo tra due stili completamente opposti mi rappresenta del tutto. Come mi rappresenta in pieno il brano "Tanzbein", sono proprio io. 'Salon des anateur" è il continuum del disco precedente, "Foreign landscapes" delllo scorso anno, sono praticamente nati insieme. Quando scrivo sono un fiume in piena, a volte ho già tutte le note in testa, altre volte mi ispiro al paesaggio, a quello che mi succede attorno, poi metto tutto insieme. Non mi piace lavorare a comparti separati, credo sia frustrante per la creatività", afferma l'artista.
Il disco contiene due collaborazioni d'eccezione, che portano la firma di Joe Burns dei Calexico e Samuli Kosminen dei Mum. Volker ci racconta entusiasta come sono nate: "Con Samuli la collaborazione è stata naturale. E' un ragazzo d'oro, davvero. Ci siamo conosciuti in concerto, ero in tour coi Mum un paio di anni fa, e tra una birra e due chiacchiere è nata la voglia di comporre qualcosa insieme. Per quanto riguarda Joe, la storia è andata in maniera differente. I Calexico sono venuti ad un mio live. Al termine della serata mi hanno aspettato al banchetto del merchandising e si sono presentati dicendomi: 'Ciao siamo i Calexico e vogliamo lavorare con te'. Io gli ho risposto: 'Buonasera, sono Volker e accetto con molto piacere'. Lo scambio tra menti creative è una delle cose più esaltanti che ci possano essere, davvero" prosegue il musicista.
Hauschka si è esibito ieri sera a Milano, presso il teatro Franco Parenti, in occasione del festival Elita per la Design Week:"I miei live sono molto particolari, quando salgo sul palco sono sempre carichissimo. Non decido mai la scaletta, improvviso, è la cosa migliore. L'energia che il pubblico mi trasmette la assorbo goccia a goccia. Ho tenuto concerti in posti davvero impensabili. Le due esibizioni che rimarranno per sempre tra i miei ricordi sono uno spettacolo in tempio buddista ad alta quota, uno scenario davvero suggestivo. I monaci hanno cucinato per me, è stato incredibile. L'altra esibizione è stata insieme al mio carissimo amico Dustin O'Halloran in un cimitero gotico in paesino disperso nelle campagne. Un'esperienza davvero fantastica, condivisa con un musicista che stimo molto. Dato che ho suonato in vari gruppi musicali, tra cui tante band hard rock, un'esperienza che mi manca molto di quei tempi e vorrei davvero provare ora, è lo stage diving. Chissà, magari durante il prossimo concerto mi butto, sperando che le persone non si spostino, è un rischio!", conclude Hauschka.