
Dopo le polemiche scaturite dalle rivelazioni di Wikileaks circa i compensi milionari elargiti dai familiari di Gheddafi ad alcune popstar americane come Beyoncé, Mariah Carey e Usher per concerti privati, è da registrare l'ammissione di Nelly Furtado postata qualche ora fa sulla propria pagina personale di Twitter: "Lo ammetto", scrive la cantante canadese di origini portoghesi, "Era il 2007. I Gheddafi mi pagarono un milione di dollari per uno spettacolo privato da 45 minuti tenuto in un albergo di lusso in Italia. Donerò tutti i soldi guadagnati in quell'occasione in beneficenza". L'ex numero uno della Reprise Records Howie Klein ebbe, lo scorso sabato, parole di fuoco per gli artisti "assunti" dai congiunti del dittatore libico per feste private: "Ci sono queste popstar, come Usher e Beyoncé, che sono andati alle feste con questi criminali libici, gente che ha sottratto al proprio Paese e al proprio popolo miliardi e miliardi di dollari. La cosa che li accomuna è l'essere cleptocrati. Entrambi vogliono tutto, e hanno famiglie che vogliono tutti i soldi per se. E vedere una sana e corretta popstar americana o inglese essere coinvolta in situazioni del genere mi fa venire voglia di vomitare". "Quando ci si trova davanti a cachet esorbitanti, spesso si viene abbagliati dalla posta in gioco senza considerare da dove vengano i soldi, dimenticando che accettarli, in un certo senso, sia avallare la propria provenienza", commentò David Viecelli, manager di Arcade Fire ed altre importanti band: "Con questo non voglio dire che Beyoncé o Mariah Carey non abbiano agito secondo etica, perché - probabilmente - loro non erano al corrente dei dettagli. E' altrettanto vero, però, che quando dal figlio di Gheddafi arrivano proposte del tipo 'Ho 50 milioni di dollari in tasca, dai, vieni a cantare per me e per i miei amici', credo sia opportuno rifiutare. Sapevamo tutti chi fosse Gheddafi, anche prima che scoppiassero le rivolte. Accettare dei soldi da lui o dalla sua famiglia facendo finta di niente - questo sì - è tutto fuorché etico".