I nuovi Litfiba di Ghigo Renzulli occupano le pagine di diversi quotidiani. Marinella Venegoni su "La Stampa" li descrive come «un pugno di ragazzi "nuovi" per il chitarrista, che aveva a lungo promesso una nuova fase forte ed energica, alla prima maniera; e altrettanto a lungo aveva tenuto il mistero sul sostituto dell'insostituibile. Domani dunque cade il velo dal monumento, e i nuovi Litfiba di Renzulli saranno in vendita con "Elettromacumba", originale titolo di un album nel quale apparentemente nulla è cambiato rispetto al passato: perché il nuovo cantante, Gianluigi "Cabo" Cavallo, sembra l'Alighiero Noschese dei tempi d'oro mentre imita Piero Pelù, al punto che talvolta il dubbio spunta, di esser stati ingannati; ma quando però il dubbio non spunta, il rimpianto si affaccia. Musicalmente il disco è "renzullesco", più tirato che nel passato, con pennellate di psichedelia e le schitarrate tipiche di Ghigo che tornano spesso ad allargarsi allo stile morriconiano degli spaghetti-western: c'è molto ritmo, e molto pop-rock squillante e fintohard che ha fatto stravendere l'ultimo album del vecchio gruppo. Autore dei testi è diventato lo stesso "Cabo", che suona e canta da sempre: i suoi versi sono più giovanilistici di quelli di Piero e spesso più intimisti, non altrettanto originali».
Secondo Chiara Di Clemente del "Giorno", addirittura l’addio di Pelù è «una falsa notizia, un inganno, una beffa: Piero è ancora lì gomito a gomito con la chitarra (il braccio) del vecchio Ghigo. La prova? Andate alla traccia numero 7 del nuovo cd dei Litfiba: la vociona di Piero ride grassa, ghigna, apre ogni vocale, si sfalda in sospiri al termine d'ogni strofa, ripete in francese il ritornello ("c'est la vie mon ami"), commenta tuonante lo sfumare ultimativo e visionario del chitarrone ("Bello il finale così: psycho pacco"). (...) Solo qualche invenzione, falsetto, voletto in meno. Il senso? Risposta numero uno: i Litfiba erano Ghigo e non Piero (né Terzani, né Caforio o i mille altri che con Pelù hanno abbandonato la mitica rockband fiorentina). Risposta numero 2: per i Litfiba totalmente "suoi" (Cabo più Janlu e Uthor ovvero Gianluca Venier e Ugo Nativi, basso e batteria ex Malfunk) Renzulli non ha la fantasia, il coraggio (la voglia?) d'osare una nuova, rinvigorita e fresca voce. Impresa che sarebbe stata pure non ardua, bastava aderire con Elio all'emerita "petizione pro Mangoni cantante dei Litfiba"».
Sul "Corriere della Sera" Mario Luzzatto Fegiz sostiene che Cavallo è detto "Tabo", e l’album suggerisce sarcasmi su Pelù: vengono citati i versi: «Sorriso suadente da vero vincente, sicuro di sé, promessa importante che non manterrà, duetti e terzetti a volte falsetti e via la tournée».
Secondo Chiara Di Clemente del "Giorno", addirittura l’addio di Pelù è «una falsa notizia, un inganno, una beffa: Piero è ancora lì gomito a gomito con la chitarra (il braccio) del vecchio Ghigo. La prova? Andate alla traccia numero 7 del nuovo cd dei Litfiba: la vociona di Piero ride grassa, ghigna, apre ogni vocale, si sfalda in sospiri al termine d'ogni strofa, ripete in francese il ritornello ("c'est la vie mon ami"), commenta tuonante lo sfumare ultimativo e visionario del chitarrone ("Bello il finale così: psycho pacco"). (...) Solo qualche invenzione, falsetto, voletto in meno. Il senso? Risposta numero uno: i Litfiba erano Ghigo e non Piero (né Terzani, né Caforio o i mille altri che con Pelù hanno abbandonato la mitica rockband fiorentina). Risposta numero 2: per i Litfiba totalmente "suoi" (Cabo più Janlu e Uthor ovvero Gianluca Venier e Ugo Nativi, basso e batteria ex Malfunk) Renzulli non ha la fantasia, il coraggio (la voglia?) d'osare una nuova, rinvigorita e fresca voce. Impresa che sarebbe stata pure non ardua, bastava aderire con Elio all'emerita "petizione pro Mangoni cantante dei Litfiba"».
Sul "Corriere della Sera" Mario Luzzatto Fegiz sostiene che Cavallo è detto "Tabo", e l’album suggerisce sarcasmi su Pelù: vengono citati i versi: «Sorriso suadente da vero vincente, sicuro di sé, promessa importante che non manterrà, duetti e terzetti a volte falsetti e via la tournée».
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