
Oggi Richard Ashcroft è cambiato. Non tanto perché la storia dei Verve è definitivamente archiviata. Né tantomeno perché abbia smesso di seguire il suo istinto. No, semmai Ashcroft ha solo deciso di smussare gli angoli. Oggi sembra una persona più tranquilla, Sempre molto sicura di sé, quasi ai limiti dell'essere presuntuosi, ma comunque meno aggressiva. Parla della condizione umana, di spiritualità e di Dio. E risponde alle critiche con un sorriso.
Per ascoltare in streaming "Nature is the law", il brano di “Human conditions” con Brian Wilson, e guardare la videointervista a Richard Ashcroft clicca qui.
Partiamo dal titolo del disco: “Human conditions”, la ‘Le condizioni umane’. E’ molto impegnativo…
Già, è impegnativo. Mi dissero che anche “Hurban hymns”, il titolo che scelsi per l’ultimo disco dei Verve, suonava un po’ pretenzioso… Eppure quelle canzoni divennero davvero degli Inni Urbani, a forza di passare in tv, per radio, nei club… Le mie canzoni erano ovunque e il titolo funzionò.
Mi è sempre piaciuto il termine “La condizione umana”, che rimanda alla letteratura e alla filosofia francese. Jean Cocteau scrisse un libro che portava questo titolo, un libro molto discusso. Io ho preso quest’espressione e l’ho messa al plurale: ho pensato potesse rappresentare le emozioni del disco e quelle che stavo vivendo io. Gli uomini sono diventati una realtà complessa, molto di più di quanto avessimo mai immaginato. Le condizioni non sono solo le mie, ma quelle dell’umanità. E queste canzoni sono come delle preghiere pagane per l’uomo.
Dici che queste canzoni sono come delle preghiere: questo disco sembra molto spirituale. E’ cosi?
Per me ogni cosa che tenta di essere spirituale dovrebbe indurre all’ascoltatore una sorta di esperienza quasi extra-corporea; un’esperienza che ti porta lontano, o che eleva la tua mente e il tuo livello di coscienza.
Da un certo punto di vista, mi ritengo un uomo che non ha ancora trovato Dio e che mette in gioco tutti i suoi dubbi. Ma d’altra parte le mie canzoni sono sempre state le mie preghiere. E’ il mio modo di comunicare. Penso che se c’è un senso di spiritualità nel disco, è quello che nasce dalla ricerca delle cose che nella mia vita hanno un senso, un valore.
Devo dire che fare musica per me è un atto spirituale. Prendi la collaborazione di Brian Wilson in “Nature is the law”. Pensare di avere su un mio disco un personaggio come lui, uno che con i Beach Boys ha scritto la storia della musica … Ancora non ci posso credere. Ma questa collaborazione è nata dalle emozioni che ho provato scrivendo quel brano. Mi hanno dato del matto quando ho pensato che potevo tentare di coinvolgerlo. Certo che era una cosa da pazzi, eppure ce l’ho fatta. E’ stata una cosa da pazzi anche la prima volta che mi sono messo a suonare di fronte a degli amici…
Ogni volta che fai una cosa come questa, superi una paura, abbatti una barriera. La musica è un modo per superare questi ostacoli, e muovermi verso la verità, il nocciolo delle cose.
Come sei riuscito a coinvolgere Wilson?
E’ stata una serie di coincidenze… Dopo avere scritto quella canzone, ho fatto una sessione fotografica per una rivista, e in quell’occasione c’era qualcuno che aveva il numero di telefono del suo manager. L’ho chiamato, e ho fatto in modo che Brian avesse la canzone a Los Angeles, dove poteva lavorarci. Non mi aspettavo veramente che la cosa andasse a buon fine. Quando ho ricevuto il pezzo finito è stato uno dei momenti più belli ed intensi della mia carriera: avere su un mio brano qualcuno che stimo, e che ha infranto barriere e spinto la musica a livelli che forse non sono mai stati più raggiunti. E poi il risultato: non assomiglia ad una canzone dei Beach Boys, ma ricrea un’atmosfera davvero magica.
A proposito di suoni: questo disco fa delle scelte musicali ‘inattuali’, volutamente lontane dalle mode…. Sei d’accordo?
Si, sono d’accordo. Se produci della musica che non è di moda, che non assomiglia ad altra, solitamente vuol dire che stai andando nella direzione giusta… Se questo disco non andasse particolarmente bene, non credo che lo si dovrebbe imputare alla musica, quanto piuttosto alla gente, a come i gusti cambiano a seconda di quello che passano le radio, le emittenti televisive… Queste entità decidono collettivamente quando è giunto il momento di qualcuno o qualcosa, e non c’è un vero modo per influenzare questo processo. E’ quello che è successo con le band chitarristiche americane. E’ facile fare casino con le chitarre, lo sanno fare anche le scimmie... Ma ci sono molti altri strumenti e suoni da usare, come quelli di Marvin Gaye o proprio quelli di Brian Wilson. Non ho mai creduto che le chitarre fossero l’unico strumento utilizzabile per fare una pop song… Detto questo, magari il prossimo disco che farò sarà chitarristico… Essendo un artista solista, posso fortunatamente fare quello che mi pare.
Tornando ai temi del disco: in un paio di canzoni ricorre un’affermazione molto forte e filosofica: “La natura è la legge”. Ce la spieghi?
Mentre scrivevo la canzone “Nature is the law” pensavo a questa espressione in un senso molto poco globale e molto personale. Pensavo che ognuno di noi non può pensare di influenzare l’umanità con la nostra arroganza personale. Storicamente, gli uomini sono una razza arrogante. Io declino questa idea a livello personale, cercando il mio Dio, cercando di capire cosa posso cambiare della mia vita e cosa invece devo accettare. Più pensavo a quanto siamo effimeri, più mi convincevo che la natura detta legge, in ogni cosa che facciamo, anche la più intima.
A proposito di cose personali: quanto credi che il fatto di avere una famiglia, di essere padre, influenzi la tua musica?
Non credo si possa relazionare direttamente la mia paternità alle canzoni che scrivo. Ovvio, da un punto di vista personale la paternità è una cosa enorme. Ma i miei desideri, i miei sogni i miei bisogni come musicista non sono cambiati. La bellezza e l’innocenza di qualcuno che entra nella tua vita non può lasciarti indifferente. Ho passato un bellissimo periodo della mia vita, quando ero più sregolato, ma ora ho una famiglia, delle responsabilità… Ora mi viene voglia usare la musica per mandare messaggi positivi, e non nichilisti o violenti.
Questo è il tuo secondo disco solista. Che tipo di evoluzione vedi nella tua carriera?
Credo che un brano come “Check the meaning” renda bene l’idea dell’evoluzione della mia musica. Una volta ho sognato di fare una musica che non si potesse definire, che fosse impossibile da inscatolare entro qualche limite. Credo, con questo disco, di avere fatto un passo nella direzione di quel sogno : ho fuso la mia collezione di dischi, quella delle persone che conosco, in qualcosa che non si rifà ad uno stile unico e preciso. Sto trovando il mio suono, la mia identità come musicista.
“Alone with everybody”, il tuo album precedente, è stato criticato dalla stampa inglese, che forse si aspettava qualcosa di più simile ai Verve. Ti hanno infastidito questi commenti?
Credo che chiunque non possa fare a meno di essere influenzato dalle critiche… Se vuoi andare avanti nella vita, creando e raggiungendo dei risultati, devi passare attraverso le critiche, superare le negatività. E l’unico modo è trasformarle in qualcosa di positivo e costruttivo.
Forse perché fin da bambino gioco a calcio, mi piace la competizione. Mi piace che la gente mi sfidi dicendomi che non ce la farò… Dopo il secondo disco dei Verve, tutti mi criticavano e mi dicevano di lasciar perdere, ma io sapevo che saremmo esplosi. Non sto dicendo che questo si ripeterà nella mia carriera solista. Dico solo che tra dieci anni la mia musica, “Alone with everybody” compreso, verrà giudicata in modo diverso. E’ una guerra che va combattuta, e il cui verdetto arriverà solo alla fine, dopo molte battaglie. Come musicisti non abbiamo il dono della preveggenza.
(Gianni Sibilla)
Altre interviste
Jackson Browne - Torna con 'The naked ride home' uno dei più importanti autori della musica americana: ecco dove è stato...Ascolta il disco in streaming... (14/10/2002) Sigur Ros - Nuovo minimalismo islandese? Non proprio: una delle band più attese di quest'autunno si racconta a Rockol... (11/10/2002) Piero Pelù - Il nuovo disco, la politica, il passato con i Litfiba: L'Uomo Della Strada vuota il sacco... (09/10/2002) Bugo - Un nuovo disco, 'Dal lofai al cisei', ed un nuovo contratto discografico, con la major Universal. Niente paura, non è cambiato... (07/10/2002) Suede - Brett Anderson e soci tornano sulla scena... Un nuovo disco, 'A new morning', e la stessa schiettezza di sempre... (04/10/2002)