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Brett Anderson e soci tornano sulla scena... Un nuovo disco, 'A new morning', e la stessa schiettezza di sempre...

Qualsiasi musicista impegnato a presentare il suo nuovo album afferma con sicurezza che si tratta di gran lunga del suo disco migliore. Brett Anderson, voce e volto pubblico degli Suede, per un attimo ha abbandonato i panni dell’artista in promozione e, conversando, ha affermato con sicurezza che il suo disco preferito della band è “Coming up”, uscito nel 1996. Si è subito ripreso aggiungendo il fresco di stampa “A new morning” e il lavoro d”esordio, ma resta il sospetto che il cantante nutra qualche dubbio sugli Suede edizione 2002. O forse è solo una dimostrazione pratica dell’onestà di intenti che anima la band di questi tempi. Su questo infatti Anderson e il bassista Mat Osman sono del tutto concordi: la via maestra è quella della semplicità. Niente trucchi né pose da superstar o megaproduzioni, si punta tutto sulle canzoni, come i due ci hanno raccontato con garbata e britannica compostezza.

Il titolo “A new morning” sembra alludere a una specie di nuovo inizio per il gruppo. Inoltre è un’immagine solare e ottimista e anche il brano scelto come singolo, ‘Positivity’, va in questa direzione. Siete partiti da una visione più positiva rispetto al passato?
Brett: La cosa fondamentale per me è che questo doveva essere un disco onesto. In altre occasioni abbiamo cercato deliberatamente di presentarci in modo più esplosivo. C’erano anche molti preconcetti contro cui andare. La stessa scelta del singolo ha causato dei dubbi. “Positività” è una canzone sull’uscita dall’oscurità. E’ una celebrazione di quei rari momenti della vita in cui sembra che tutto vada bene. Non vuole dare una visione del mondo ottusamente ottimista: il mondo non è affatto un posto meraviglioso.

Gli arrangiamenti sono più lineari del solito, ci sono molti più suoni acustici. Volevate una maggiore semplicità?
Mat: E’ qualcosa che abbiamo cercato per lungo tempo. All’epoca di “Dog man star” eravamo consci del fatto che usare grandi orchestrazioni e produzioni complesse erano un modo per suscitare una maggiore impressione. Da allora abbiamo cercato di comunicare sempre in modo diverso. E’ piuttosto difficile, apprezzo i pittori che riescono a creare qualcosa con pochi tratti e gli scrittori che ti trasportano in una situazione usando poche frasi. Durante la realizzazione di questo album abbiamo scoperto che un modo per ottenere questo tipo di comunicazione era quello di suonare noi cinque in una stanza. Probabilmente non lo facevamo dai tempi dell’album di debutto ed è stato molto liberatorio. Penso che la semplicità sia una sorta di sacro graal.

Siete sulla scena ormai da diversi anni e in Inghilterra stanno emergendo gruppi nuovi come Coldplay o Starsailor. Questo vi fa sentire in qualche modo vecchi? Nel senso di veterani, senza alcuna accezione negativa?
Mat: Ci sono gruppi che mi fanno sentire in questo modo, ma non quei due.
Brett: Sono più vecchi di noi.
Mat: Quando ascolto gente come i Vines, sento lo spirito di gente che sta registrando per la prima volta. Mi piace, non ho problemi ad apprezzarlo. E’ la stessa cosa che è capitata a noi all’inizio. Non lo sento però nei gruppi che hai citato tu. Comunque, anche se quel senso di novità è passato, penso che ci sia sempre stato qualcosa di fresco in ogni disco, dato che ci sono stati dei cambiamenti nella nostra formazione. Questo è il nostro primo album con Alex Lee, il nuovo tastierista. E’ un bene che ci sia una persona nuova nel gruppo: il fatto che per lui sia la prima volta in studio con gli altri rende più interessante la situazione.

“A new morning” ha avuto una gestazione piuttosto sofferta. Come mai avete deciso di scartare le registrazioni fatte con Tony Hoffer per riprendere il lavoro da capo?
Brett: Gli arrangiamenti erano complicati, molto più di quanto servisse alle canzoni. I demo che avevamo registrato erano molto meglio di quelle versioni. Dopo avere speso troppo tempo e troppi soldi in studio, ci siamo ritrovati con dei provini che erano migliori del disco. Quindi ci siamo chiesti che cosa stesse succedendo e abbiamo rifatto tutto.

Sul CD ci sarà un link a un area del web dove renderete disponibili versioni diverse dei brani dell’album. Si tratta dei pezzi registrati con Hoffer?
Mat: Sì, parte di quelle session verrà usata in quel modo. Abbiamo accumulato parecchio materiale e ci sembrava interessante farlo ascoltare. Non siamo preoccupati dal fatto che la gente ascolti i nostri errori. In tutta onestà, non si tratta di grandi cose. Brett: Abbiamo semplicemente pensato di lasciare che la gente li ascoltasse. Perché no? E’ un modo per mostrare che direzione avremmo potuto prendere.

“Lonely girls” è ispirata alla realtà o è fantasia? E’ difficile scrivere di gente comune quando si è parte del mondo dello spettacolo?
Brett: Quando scrivo, penso a me stesso come a una persona normale. Non ho uno stile di vita ridicolo, non sono Elton John o qualcuno del genere. Conduco un’esistenza piuttosto normale, anche se è vero che la mia posizione può distorcere le cose. “Lonely girls” tratta prevalentemente di come non si riesca a vedere oltre l’apparenza superficiale della vita della persone. Il che si può riferire anche a me: la gente spesso vede il cantante di una band e immagina un incredibile stile di vita da jet-set e tutto il solito bla, bla, bla. A volte può anche essere così, ma dietro a quello ci sono problemi ed emozioni reali. Nella canzone c’è un ragazzo che vede le ragazze come oggetti belli e difficili da raggiungere, ma non riesce a percepire la realtà dietro a questa facciata.

“Lost in TV” si riferisce a qualcuno in particolare?
Brett: No, parla di quando la gente cade in un mondo virtuale.

E’ un fatto che ti preoccupa?
Brett: Suppongo che preoccuparmi per questo non sia il mio compito. Però C’è un risvolto personale in questo, il fatto di dover essere consapevole di te stesso e di accorgerti che stai per essere soggiogato da qualcosa.

In passato siete stati spesso considerati una band da singoli più che da album. Questa volta però l’album sembra seguire un filo continuo. Avevate in mente un’idea comune che legasse i brani?
Mat: No. Quando registri un disco, non ti preoccupi molto del messaggio che vuoi trasmettere. E’ strano da dire, ma mentre registri pensi solo al tipo di disco che vuoi fare, ma tende ad essere una preoccupazione solamente di ordine musicale.
Brett: Se proprio devi applicare un concept alla musica, penso che sia la ricerca della verità. Musicalmente, l’intenzione è quella di non fare trucchi, niente stronzate. Questa è la canzone: se ti piace, bene, altrimenti? spiacente. E lo stesso vale per i testi. “Oceans”, per esempio, è la semplice descrizione della disintegrazione di una relazione.

“Oceans” è una traccia nascosta. Come mai avete deciso di inserirla senza indicare il titolo, dieci minuti dopo la fine dell’ultimo pezzo dell?album?
Brett: Non pensavo che quella canzone fosse in sintonia con il resto del disco. Anche se non esprime alcun punto di vista e si limita a dare una descrizione, parla di una situazione triste. Il resto dell’album è in un certo senso celebratorio, “Oceans” no. Dal punto di vista sonoro, è molto ombrosa. Però rappresenta un periodo della mia vita e buona parte del senso di “A new morning” è legato al fatto di avere superato quel momento.

Per scrivere le canzoni dell’album ti sei rinchiuso da solo in un cottage. Il fatto di isolarti influisce sul tuo modo di comporre?
Brett: Be?, sì. “Oceans”, “Lonely girls”, “Beautiful losers” sono state scritte lì. In generale, sono nati lì i pezzi più cupi del disco. Quando sei da solo in un posto del genere, non ti escono canzoni del tipo “happy happy clappy”.

Senti spesso il bisogno di stare isolato per scrivere? Se non ricordo male, anche i pezzi di “Dog man star” erano nati così.
Brett: No, in quel caso si trattava di una situazione diversa. Non avevo semplicemente trascorso un periodo per i fatti miei, mi ero proprio trasferito a Highgate, in campagna. In quel caso era un tentativo deliberato di andarmene da Londra per riuscire a ottenere quello che avevo in mente, avevo bisogno di liberarmi la testa. Londra mi confondeva. Non volevo però scrivere un album sulla campagna e parlare di fiori e uccelli, avevo bisogno di concentrarmi.

Sembra un processo molto personale. In che modo vengono coinvolti gli altri componenti del gruppo?
Brett: Alcuni pezzi sono scritti completamente da me, ma molto viene scritto in collaborazione con gli altri, con modalità diverse. Spesso capita di partire da una traccia di base scritta da qualcuno di loro: qualche accordo, un ritmo di base. Alex era coinvolto nel lavoro anche prima di entrare ufficialmente nel gruppo.

Dopo anni di esperienza com’è la vostra relazione con il music-business?
Mat: A dire la verità, è sempre meno divertente. Quando cominci è tutto nuovo, anche il marketing e tutte le questioni legate alla promozione. Ma adesso faccio fatica a sopportare certi meccanismi e il cinismo che riduce tutto a una questione di affari.

(Paolo Giovanazzi)

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