Rockol30

Il più multimediale dei musicisti si racconta...

Sì, è ingrassato, anche se la rotondità del volto è attenuata da un pizzetto brizzolato. Forse sono brizzolati anche i capelli - ma il cranio rasato fa apparire il grande esploratore della musica pop come un Buddha dagli occhi azzurri, al cui sermone milanese è accorso quasi un centinaio di giornalisti, che alla fine, tornati fans, lo hanno assediato per parecchio tempo, pur di ottenere il fuggevole dono di un autografo (non che Rockol non ci abbia provato, ma ha desistito per la ressa...). Questo è quanto Buddha-Gabriel ha detto durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo disco, “Ovo”.

. Tutti aspettavano “Up”, il disco a lungo annunciato, invece arriva “Ovo”.
Il fatto è che con il Millennium Show ho avuto un’allettante opportunità di muovermi su diversi piani di comunicazione ed espressione artistica. Ho sempre cercato di giocare con tutte le forme d’arte, di combinare arti visive e musica. Negli ultimi anni le possibilità sono aumentate. Mi sento sempre di più un bambino in un immenso campo giochi. Così è stato molto difficile per me resistere a quest’offerta.

C’è qualche affinità tra quanto hai realizzato con lo Show per il Millennium Dome e il parco tematico che avevi in animo di progettare?
Il discorso del parco tematico era fondato sulla possibilità che artisti e scienziati realizzassero i loro sogni, e per quanto con il Millennium Show ci sia stata offerta una grande opportunità, ho l’impressione che ad altri artisti coinvolti nella realizzazione del Dome non sia stata concessa altrettanta libertà espressiva. Per quanto ci riguarda direi comunque che l’80% delle nostre idee iniziali sono state realizzate.

Tu come avresti speso i soldi del budget?
Io avrei trasformato la Millennium Tower in un progetto legato alla sanità, facendone un centro di medicina alternativa e soprattutto preventiva, perché il modello culturale occidentale trascura la prevenzione. Mi piacerebbe che gli ospedali fossero diversi da quello che sono ora, e quello poteva essere un modello.

Parlando di politica sanitaria, Blair ha fatto dei tagli alla sanità pubblica proprio mentre molti soldi andavano al Millennium Dome...
In effetti l’idea del Dome era partita dal precedente governo conservatore. Poi i laburisti si sono ritrovati la patata bollente. Personalmente, anch’io avrei preferito che tutti i soldi usati per costruirlo fossero utilizzati per la sanità pubblica. Molta gente è delusa dal fatto che i laburisti sono molto meno radicali di quel che si pensava. Ma continuo a pensare che sia stata la migliore scelta possibile.

Qual è, se c’è, il “messaggio” di “Ovo”?
Oltre a raffigurare le tre ere della nostra civiltà, con la vicenda della famiglia protagonista di ‘Ovo’ volevo suggerire che ogni ideologia ha una sua primavera, un autunno e un inverno. Se ci aspettiamo che ne nasca una nuova, dobbiamo prepararci al fatto che un’altra deve morire. Io ho tentato di descrivere tre diverse idee dell’umanità in tre diverse generazioni: l’economia agricola, quella industriale, e quella post-industriale.

Come hai scelto i cantanti?
Nella storia ci sono diversi personaggi, e per ognuno ho cercato di trovare una voce adatta tra i miei cantanti preferiti. Avevo invitato anche Ray Charles. Probabilmente non ha letto il fax... Ma sono molto contento di aver avuto Richie Havens. Oltre naturalmente ad Elizabeth Fraser, Paul Buchanan e Iarla O'Lionaird.

Tra i brani di "Ovo" c’è "Father, son", che sembra molto autobiografico.
E’ una canzone che doveva uscire su “Up”; Mark Fischer mi ha chiesto di includerla in “Ovo”. Due anni fa ho fatto un viaggio di una settimana nella campagna inglese con mio padre, che oggi ha 88 anni. Mi sono portato dietro un maestro di yoga che predica una disciplina che prevede lo scambio di energia tra i corpi. Un sacco di contatto fisico, molto poco inglese. Un giorno ero così coinvolto che sono scoppiato a piangere e ho abbracciato mio padre, come non facevo da anni. Mi ha telefonato proprio ieri, mi ha detto che la mia canzone lo aveva toccato....

Ci sono rapporti tra “Ovo” e l’antico progetto “Mozo, the Mercurial stranger”?
No. C’è una certa assonanza nel nome. Ma la scelta di “Ovo” è dovuta a un fatto visuale: le due “o” sono gli occhi, e la “v” le sopracciglia. Oltre a questo, c’è il fatto che, come forse avrete notato, ho una certa predilezione per i titoli corti. Avevo anche pensato di intitolare il tutto “Omo”, ma c’era anche un detersivo con quel nome, e ho lasciato perdere.

Come mai “Up” viene continuamente rimandato? Cosa c’è dietro queste lunghe attese? Si sa che sei un perfezionista, ma non rischi di perdere in spontaneità?
Ho 50 anni, e un uomo anziano ci mette molto di più per sollevarsi... Poi c’è il fatto che ogni volta che mi trovo davanti a una deviazione interessante sento l’impulso irresistibile a seguirla. Se seguissi la routine del musicista (un anno un disco, l’anno dopo un tour, poi ancora un disco, poi ancora un tour), da un lato non potrei più occuparmi delle altre cose che mi interessano, e dall’altro le mie esperienze umane si ridurrebbero a fare dischi e suonare dal vivo. Alla fine, sarei costretto a scrivere canzoni sul fare dischi e suonare dal vivo. Comunque mi piace ancora fare concerti. Penso che “Up” sarà pronto entro la fine dell’anno, o nei primi mesi del 2001. Dopo di che penserò al tour.

Tony Levin, tuo bassista “storico”, dice che a Bath hai pronti circa novanta pezzi. Cosa gli manca per diventare pezzi di “Up”?
Purtroppo, devo riconoscere che mi piace mettere giù nuove idee, ma si sa, iniziare le cose è semplice, mentre finirle è tutto un altro paio di maniche. Molti pezzi non sono finiti, e non tutto è buon materiale.

Ad agosto ci sarà un festival Womad a Palermo. Te ne occupi ancora?
In realtà solo nel primo Womad mi sono impegnato personalmente a fondo. Ora c'è un direttore artistico, Thomas Brooman, che segue da vicino tutto quanto; io partecipo solo alle riunioni preliminari. La riuscita di ogni festival dipende dal posto e dalle circostanze: difficilmente due festival in posti diversi si somigliano. A Palermo penso ci saranno alcuni dei gruppi italiani con cui stiamo lavorando: gli Spaccanapoli, che sono un progetto molto interessante - mi piace molto la voce della cantante. Sanno di luce e di fuoco, forse è quello dell’Alfasud. Il loro disco uscirà a settembre. Poi a Bath stiamo lavorando con i Nuclearte, di Palermo. Dal punto di vista economico, dopo 20 anni il Womad ha finalmente prodotto dei profitti. Per quanto riguarda la RealWorld, grazie anche all’appoggio della Virgin abbiamo basi solide.

Il tuo CD-rom ha rappresentato una rivoluzione, ma è già diventato obsoleto.
Penso che la velocità con cui cambia la tecnologia renda difficile prevedere la direzione in cui puntare. Ora con la RealWorld stiamo lavorando a una nuova tecnologia, uno strumento chiamato Noodle-player, con cui manipolare la musica: probabilmente lo useremo per realizzare qualcosa in futuro.

Avendo una certa confidenza con la tecnologia, cosa ne pensi della questione Napster?
Penso in generale che la tecnologia dia più di ciò che toglie. Detto questo, non posso negare di essere uno di quelli cui non spiacerebbe veder chiudere Napster: toglie soldi non tanto a quelli come me, per i quali può anzi essere una buona pubblicità, quanto agli artisti meno conosciuti, per i quali i diritti d’autore rappresentano il 60% degli introiti. Venendo meno questa entrata, viene meno la possibilità di sopravvivere come artista per parecchia gente meno affermata. E’ un problema che non riguarda solo la musica: se vuoi che questa sia libera, allora devono esserlo anche i film, i libri, il software, con conseguenze pesanti per chi vive di diritti d’autore. In realtà non credo che la pirateria non sia eliminabile. Credo che si debba trovare il modo di far avere alla gente della musica in assaggio.

Alcuni brani di “Ovo” sono già su Napster...
Quello che penso è: “Se non puoi batterli, unisciti a loro”. Anche per questo, con altre persone, abbiamo messo in piedi la OD2, una società con cui cercheremo di diffondere un nuovo modo per presentare la musica su Internet, proteggendo i nuovi artisti. Dovrebbe essere come quando passi davanti a un mercato e vedi una mela. E’ vedendola che ti viene voglia di mangiarla, e di comprarla... oltre che di rubarla.

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