Mavis Staples
La biografia

Biografia
Terzogenita del cantante, autore e musicista Roebuck “Pops” Staples, Mavis Staples (nata a Chicago nel luglio del 1940; l’anno precedente, secondo altre fonti) si unisce appena tredicenne al gruppo vocale di famiglia, gli Staple Singers, che oltre al padre comprende già i fratelli maggiori Cleotha e Pervis. Il quartetto inizia a farsi un nome nel circuito gospel cantando nelle chiese del profondo Sud degli Stati Uniti (“Uncloudy day” il primo successo); dopo aver assistito a un discorso di Martin Luther King nel 1963, tuttavia, Pops decide di aggiornare la sua proposta musicale facendosi portatore del messaggio del Reverendo e delle rivendicazioni afroamericane con un nuovo stile che ingloba elementi di rhythm&blues, folk e canzone di protesta e un repertorio che include pezzi come “Why (am I treated so bad)”, “When will we be paid for the work we’ve done” e “For what it’s worth”. Entrati nella scuderia Stax, etichetta regina del soul di Memphis, tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta gli Staple Singers (che intanto hanno preso a bordo un altro membro della famiglia, Yvonne) vivono la loro stagione più felice sotto il profilo creativo e commerciale, sfornando classici come “Respect yourself” (un inno della presa di coscienza afroamericana), “Long walk to D.C.” (ispirata alla marcia su Washington del 1963), “We the people”, “Be what you are” e “I’ll take you there”. In quegli anni Mavis, frontwoman indiscussa del gruppo per qualità vocali e presenza scenica, incide anche i primi album solisti decisamente orientati verso un pop soul sofisticato e orchestrale, MAVIS STAPLES e ONLY FOR THE LONELY. Dalla seconda metà del decennio l’attività del gruppo e dei suoi componenti si dirada, e dopo una colonna sonora per la Curtom di Curtis Mayfield (A PIECE OF THE ACTION), a fine anni ’80 è Prince a dare a Mavis una nuova chance: i due album che incide per l’etichetta del musicista di Minneapolis, TIME WAITS FOR NO ONE e THE VOICE, affogano tuttavia in arrangiamenti eccessivamente artefatti con esiti artistici e commerciali piuttosto incerti. Molto meglio vanno le cose, nel 1996, con un disco di spiritual e gospel tradizionali inciso insieme all’organista Lucky Peterson e dedicato alla musa ispiratrice della cantante, Mahalia Jackson. Dopo un altro lungo periodo di piccolo cabotaggio, nel 2004 esce HAVE A LITTLE FAITH, album rilassato e misurato dove la Staples ripropone un vecchio cavallo di battaglia come “Will the circle be unbroken”. Il vero colpo di coda arriva però tre anni dopo con WE’LL NEVER TURN BACK, disco prodotto da Ry Cooder e pubblicato dalla Anti (l’etichetta che cinque anni prima aveva rilanciato Solomon Burke con l’eccellente “Don’t give up on me”): nell’album la Staples aggiorna con stile asciutto ma attuale i vecchi inni anni ’50 e ’60 del movimento dei diritti civili, interpretando anche due composizioni inedite in tema col messaggio “politico” della raccolta. Nel 2010 il ritorno della grande artista soul è segnato da un'altra collaborazione di alto profilo, quella con Jeff Tweedy: il frontman dei Wilco, infatti, prima 'regala' due brani a Mavin, poi diventa produttore del suo nuovo album. YOU'RE NOT ALONE, in seguito premiato da un Grammy come miglior disco di "Americana" dell'anno, esce in settembre ancora per l'etichetta Anti e raccoglie pezzi di Pops Staples, di Allen Toussaint, di Randy Newman, di Little Milton e di John Fogerty dei Creedence Clearwater Revival tra gli altri. Stessa formula, ma in chiave più intimista, per il successore ONE TRUE VINE (2013), titolo di uno dei tre brani che lo stesso Tweedy porta in dote a una collezione altrettanto preziosa in cui spiccano, accanto ai traditional, cover anni '70 degli Staple Singers e dei Funkadelic e brani di autori contemporanei come Nick Lowe e Alan Sparhawk (Low).Seguono, nel 2016 e 2017 gli album LIVIN' ON A HIGH NOTE, dove interpreta canzoni di Nick Cave, Ben Harper, Aloe Blacc, Justin Vernon, M. Ward, tUnE-yArds e altri scritte apposta per lei, il disco dal vivo celebrativo I'LL TAKE YOU THERE con una band diretta da Don Was e ospiti Bonnie Raitt, Taj Mahal, Emmylou Harris, Jeff Tweedy, Win Butler e Régine Chassagne degli Arcade Fire, Gregg Allman, Glen Hansard, e IF ALL I WAS WAS BLACK, nuova raccolta di inediti prodotta da Jeff Tweedy. (04 gen 2018)