Rockol30

«SAMARCANDA – ROBERTO VECCHIONI - Mario Bonanno» la recensione di Rockol

Mario Bonanno - SAMARCANDA – ROBERTO VECCHIONI - la recensione

Recensione del 30 giu 2010 a cura di Franco Zanetti

Edizioni No Reply, 170 pagine, euro 12

Voto 6.5/10

La recensione

Parliamo un po’ della collana “Tracks”. E’, in buona sostanza, la versione italiana della benemerita collana “Thirty Three and a Third” della Continuum, dalla quale traduce alcuni titoli e che amplia con opere inedite dedicate a dischi “fondamentali” della musica italiana (sono già usciti “Via Paolo Fabbri 43 di Francesco Guccini” e “Anima latina di Lucio Battisti”).
La No Reply è una piccola e attiva casa editrice milanese. Naturalmente, essendo piccola, non ha tanti soldi da spendere, e quindi ne ha pochi anche per remunerare gli autori: ma, si capisce, questi libri sono soprattutto labours of love, scritti esclusivamente per passione, per il gusto e il piacere di trattare argomenti che si conoscono bene e la cui conoscenza si desidera condividere con altri.
Scrivo questo solo per mettere le cose in chiaro: ovvio che gli autori non pensano di arricchirsi con questi libri, ovvio che nemmeno la casa editrice pensa di arricchirsi. Il che, però, non deve servire come giustificazione: anche a me, e spesso, è capitato di scrivere per il puro piacere di farlo, ma il fatto di essere pagato poco, o di non essere pagato per niente, non mi è mai servito come giustificazione per non metterci tutto l’impegno e la cura e la serietà.
Ora, tornando allo spirito della collana, a mio avviso – lo scrivo pur non avendo letto tutti i libri della serie originale: ne possiedo solo una decina, dei 62 pubblicati finora – le pubblicazioni “originali” su dischi italiani non sempre ne rispettano lo spirito originario. Il senso sarebbe quello di raccontare dettagliatamente la genesi, la lavorazione, la registrazione e la pubblicazione di un disco, attraverso ricostruzioni documentali e ricorrendo ampiamente ad interviste a tutte le persone coinvolte nell’opera. Lo ha fatto, e splendidamente (fin troppo!) Renzo Stefanel per “Anima latina”. Non lo ha fatto Marco Rossari per “Via Paolo Fabbri 43”; non l’ha fatto nemmeno Mario Bonanno per “Samarcanda”.
Provo a spiegarmi ancora meglio. Secondo me, da cultore della storia della canzone, un autore che racconti la storia di un disco dovrebbe evitare come la peste il coinvolgimento personale, in termini di pareri, giudizi, opinioni e – a maggior ragione – interpretazioni. E invece Bonanno, che pure è persona di valore (come avevo già avuto occasione di scrivere giusto tre anni fa: leggere qui, http://www.rockol.it/news-87740/%27Musica-e-Parole%27,-un%27occasione-da-non-sprecare), ci offre, in questo libro, una messe di interpretazioni personali che magari sono anche interessantissime, ma non raccontano la storia del disco che ha scelto di raccontare.
Cosa manca, a questo libro? Uh, mancano un sacco di cose. Manca soprattutto un’intervista a Paki Canzi dei Nuovi Angeli (con i quali Vecchioni collaborò prima di diventare il cantautore che conosciamo), che pure in “Samarcanda” ha suonato tutte le tastiere, e ha collaborato con Mauro Paoluzzi alle elaborazioni musicali. Mancano le interviste agli altri musicisti del disco (ci sono, invece, quelle a Angelo Branduardi, Toni Esposito e Paoluzzi), mancano le interviste a chi l’ha registrato in sala, e mancano le interviste ai discografici che hanno fatto pubblicare il disco e ai grafici che hanno realizzato la copertina.
Mancano, dunque, un sacco di informazioni utili per conoscere davvero la storia di questo disco. Sicché, quello che resta, al lettore, è essenzialmente una raccolta di giudizi, pareri, opinioni e interpretazioni dell’autore (che, essendo Bonanno dichiaratamente un fan di Vecchioni – pagina 17: “Roberto Vecchioni è il mio cantante del cuore” - non sono certo imparziali, quindi non sono utili storiograficamente) ampliata da due interviste a Roberto Vecchioni il quale, naturalmente, essendo parte in causa non è propriamente una fonte disinteressata.
Dite: be’, ma per fare tutte queste interviste bisognerebbe cercare tutta questa gente, rintracciarla, ammesso che sia ancora al mondo, sollecitarne i ricordi... eh già, certo. Bisognerebbe fare quello che ha fatto Stefanel, che per scrivere il suo “Anima latina” ci ha messo sei mesi – di scrittura, senza contare gli anni di studio del repertorio e della discografia di Lucio Battisti. Sennò il risultato non è un libro che racconta la storia di un disco, ma è un libro che esprime la posizione critica, o acritica, dell’autore su quel disco e sul suo interprete e autore. Che magari è interessante, non dico di no. Ma che non è la stessa cosa che io mi aspetto di trovare in un libro della collana “Tracks”.
Poi, capisco bene che in Italia l’editoria libraria su temi di musica leggera pop e rock si muove essenzialmente fra due poli opposti e distantissimi: il libri di divulgazione (la maggior parte) e quelli di ricerca storiografica minuziosa (una minima parte – e sono quelli che preferisco io, lo sapete). E capisco anche che non essendoci fonti alle quali attingere, il lavoro di chi scrive un libro sulla storia di un 33 giri uscito nel 1977 è un lavoro pazzesco. Ma sarebbe proprio quello il bello di scrivere un libro come questo.
Se poi bisogna raggiungere un minimo di foliazione, è lecito svariare su temi complementari: ma non, come fa Bonanno, dimenticandosi che Roberto Vecchioni è anche l’autore di “Tornerai tornerò” degli Homo Sapiens, 1975, di “Donna Felicità” e “Uakadì uakadù” e di “Singapore” dei Nuovi Angeli (1971-1972) – sennò non vale, sennò non si racconta tutta la storia. Per dire: perché non mettere qui, come curiosità, la storia del disco con le canzoni della serie televisiva “Barbapapà”, per le quali Vecchioni ha scritto tutti i testi italiani? Non c’entra con “Samarcanda”, dite? Beh, non c’entrano con “Samarcanda” molte altre cose che invece in questo libro ci sono – un sacco di estratti da testi di canzoni di altri dischi, per esempio.
A margine, aggiungo che anche in questo libro, come nel novanta per cento dei casi dei libri che leggo e recensisco, un buon lavoro di correzione di bozze (non dico di editing, sarebbe chiedere troppo) non sarebbe guastato. A parte i molti De André con l’accento sbagliato (“De Andrè”, il primo a pagina 23), a parte il “Don Chiosciotte” di pagina 35, a parte il Panzeri che diventa “Panzieri” a pagina 44, a parte i Roland Barthes che diventano Roland Barthres (pagina 71), a parte Sherlock Holmes che diventa Sherlok (pagina 78), a parte “Blowin’ in the wind” di Dylan che diventa “Blow in the wind” (pagina 100), a parte “L’avvelenata” di Guccini che diventa “L’arrabbiata” (a pagina 144): a parte tutto ciò, a pagina 87 troviamo per due volte consecutive “qual è” scritto con l’apostrofo: “qual’è”. Se se ne accorge il professor Vecchioni sono cazzi... (Franco Zanetti)

Prossimi articoli

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.