Max Pezzali - PER PRENDERSI UNA VITA - la recensione

4 amici, una mini e un concerto di Joe Strummer a Londra: è il 1988, l'ex leader dei Clash riappare sulle scene, è un evento, e per i 4 ragazzi è un viaggio alla scoperta del mondo fuori dalla provincia in cui vivono.
“Per prendersi una vita” è il primo romanzo di Max Pezzali (che si era già cimentato in passato con la forma più breve del racconto): una storia di formazione, giocata tra passato e presente (il gruppo ripercorre il viaggio 20 anni dopo), con una scrittura piacevole e accattivante.
C'è qualche pecca nella struttura narrativa (gli intermezzi in cui i protagonisti raccontano è successo nei due decenni tra i due viaggi forniscono particolari importanti per la comprensione della storia ma il loro inserimento è forzato); c'è molto citazionismo di nomi, oggetti e cose degli anni '80: a chi è cresciuto in quel periodo farà comunque piacere vedere riscoperti pezzi della propria gioventù.
Un buon romanzo, che si fa leggere con piacere fino alla conclusione, che svela il titolo e l'importanza del viaggio, che va al di là della musica: come spesso capita nella vita, le canzoni sono un motore di cambiamenti nelle vite delle persone molto più profondi di quello che si immaginano i cantanti.