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«DIECI CANZONI PER TE – RACCONTARE LUCIO BATTISTI - Francesco Marchetti» la recensione di Rockol

Francesco Marchetti - DIECI CANZONI PER TE – RACCONTARE LUCIO BATTISTI - la recensione

Recensione del 24 ott 2006

(Zona – 160 pagine, 16 euro)

La recensione

Come riutilizzare una tesi per poterla pubblicare in forma di libro? Francesco Marchetti ha pensato di corredarla con undici interviste a personaggi più o meno noti, più o meno competenti, più o meno “coerenti” con il personaggio al quale questo libro (come tanti, troppi altri libri) è dedicato – o grazie al quale questo libro (come tanti, troppi altri libri) cerca di ottenere attenzione.

La parte della tesi, diciamolo subito, può interessare solo chi possiede la preparazione accademica per poter apprezzare certe modalità espositive, certe raffinatezze lessicali un po’ esibite e snobisticamente non spiegate (“ritmo anapestico”, anyone?), e complessivamente una certa attitudine da professorino che mal si sposa con il legittimo desiderio di leggere piacevolmente e fluidamente le considerazioni (sempre opinabili, ma così è giusto che sia) di un autore che esamina approfonditamente una creazione artistica (o meglio, come dice la copertina, che “esplora la ‘communication mix’ di tuti gli album di Battisti).
Le interviste a corredo sono, invece, abbastanza schizofreniche. L’autore interroga Gianluca Grignani sulla “tecnica del senhal”, chiede a Loredana Lipperini se “esiste l’amicizia fra uomo e donna”, a Enrico Brizzi se “l’io narrante di ‘Il tempo di morire’ è uno sconfitto o uno schiavo”: insomma, ci mette buona volontà a inzigare e stimolare risposte interessanti, ma spesso non ci riesce (Cecilia Chailly: “L’album ‘Il mio canto libero’ ha aperto i sogni, le menti e i cuori di molte generazioni”. Apperò...). E l’intervista “bonus track” (“un regalo da scoprire alla fine del libro”, pagina 5; “ho scelto di riservarle un posto prezioso”, pagina 153) è un esercizio di fastidiosa captatio benevolentiae (liceo classico, anyone?) nei confronti di una donna della politica, della quale non farò il nome, che inanella splendide banalità (“gli occhi della protagonista sembrano specchiarsi nell’acqua limpida”), singolari suggerimenti (l’ascolto di “Acqua azzurra, acqua chiara” è “consigliabile sotto la doccia”), clamorosi sfondoni (“Che Italia era quella del 1969?” “Erano gli anni delle prime radio libere” - ma va’, la prima radio libera italiana è nata nel 1974); e, imperdonabile – imperdonabile anche che non sia stato corretto dall’autore – “Mi ricordo le immagini di ‘Studio Uno’ con Mina che presentava e lui, Battisti, con quell’aria da sognatore...”. Già, peccato che “Studio Uno” sia stato trasmesso nel 1961/62, nel 1963, nel 1965 e nel 1966 – e che Lucio Battisti non ne sia mai stato ospite (confrontare in proposito la meticolosa videografia proposta da http://www.luciobattisti.info). Il programma a cui si riferisce la signora politichessa è “Teatro 10”, ed è del 1972, quindi non c’entra nulla con “Acqua azzurra, acqua chiara”, che uscì nel marzo del 1969. Le canzoni con cui Battisti fu ospite a “Teatro 10” sono state “Pensieri e parole” e “Eppur mi son scordato di te” (“Teatro 10”, 1 maggio 1971, ma in quell’edizione il programma era condotto da Alberto Lupo, Mina non c’entra); nel “Teatro 10” del 1972, condotto – questo sì - da Alberto Lupo e Mina, Battisti si esibì (23 aprile 1972) in duetto con Mina, ma le canzoni erano “Insieme”, “Mi ritorni in mente”, “Il tempo di morire”, “E penso a te”, “Io e te da soli”, “Eppur mi son scordato di te” e “Emozioni”). Come mi conferma l’autorevole Mina Fan Club: “L'unica trasmissione in cui Mina ha avuto come ospite Lucio Battisti è TEATRO 10 del 1972, nella quinta puntata dello show in cui si esibirono nel celeberrimo duetto live”.

Quisquilie, pinzillacchere, dite voi? Può darsi: ma lette in un libro su Lucio Battisti certe sciatterie infastidiscono.
Come mi infastidisce che, a pagina 97, l’autore scriva, disquisendo sull’album “E già”, che “Windsurf windsurf”, una delle canzoni del disco, “diviene un epigono della mogoliana ‘L’esercito del surf’, canzone del 1964 interpretata da Catherine Spaak: dimostrando di ignorare che il “surf” celebrato nella canzone della Spaak (“Noi siamo i giovani, i giovani più giovani, siamo l’esercito, l’esercito del surf”) non è lo sport della tavola, ma un ballo dell'epoca.
E su questa pedanteria chiudo, avendo dedicato al libro molto più tempo e molte più parole di quante ne meriti. Ed essendomi dimostrato più professorino di ogni professorino.
(fz)

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