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«KURT COBAIN & NIRVANA. DIARIO 1965-1994 - Carrie Borzillo» la recensione di Rockol

Carrie Borzillo - KURT COBAIN & NIRVANA. DIARIO 1965-1994 - la recensione

Recensione del 19 dic 2001

Giunti, 256 pagine, L. 28.000

La recensione

Quando si smetterà di parlare dei Nirvana? Probabilmente mai, come dimostrano le notizie degli ultimi giorni, che vedono in causa Courtney Love contro Dave Grohl e Chris Novoselic per la spartizione dell’eredità musicale e materiale di Kurt Cobain.

Quell’8 aprile 1994 ha segnato una svolta, nel bene e nel male: l’assunzione di San Kurt Cobain Martire nel paradiso del rock. I Nirvana sarebbero diventati il nome di culto che sono oggi se il loro leader non si fosse suicidato? Forse no, anche se non bisogna confondere la grande e indiscutibile forza di rottura rappresentata nei primi anni ’90 da un album come “Nevermind”, che aprì la strada ad un temporaneo ritorno del rock presso le masse, con la mitizzazione post-mortem di Cobain. Un fenomeno, quest’ultimo, simile a quello che ha contraddistinto tanti altri martiri del rock, e a cui ha contribuito notevolmente l’editoria, con biografie/agiografie varie.
Che senso può avere, allora, un ennesimo libro su Kurt Cobain? Quantomeno quello di essere un prodotto differente da quelli già presenti dal mercato. Come specificato nel titolo, l’opera della Borzillo è un diario: sceglie la struttura cronologica, preoccupandosi di mettere ordine in una vita artistica complessa e discontinua come quella dei Nirvana. Una scelta che sicuramente facilita la lettura e la consultazione. La cronologia, oltretutto, si basa su un minuzioso lavoro di ricerca diretta (l’autrice ha intervistato oltre 50 persone collegate con la band, tra cui i Meat Puppets, il produttore Jack Endino e altri ancora) e indiretta su interviste già pubblicate (di cui vengono regolarmente citate le fonti). Il tutto si completa con il fatto che il libro è un “hardcover”, è stampato su buona carta ed ha numerose foto senza costare uno sproposito, come solitamente succede con queste caratteristiche.

Insomma un buon prodotto, sufficientemente originale nell’impostazione e nel formato per farci dimenticare che, forse, dei Nirvana e Kurt Cobain si è già parlato più del necessario.

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