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«ROBBIE WILLIAMS - LA MIA VITA DOPO I TAKE THAT - Alan Franklin» la recensione di Rockol

Alan Franklin - ROBBIE WILLIAMS - LA MIA VITA DOPO I TAKE THAT - la recensione

Recensione del 08 nov 1999

Arcana Editrice, collana PoP, pagg.100, £ 19mila

La recensione

Beh, niente male. Niente male davvero, per un libretto di cento pagine che ha tutta l’apparenza di un assemblato per fans avide di foto e sussulti ormonali. E invece questa bio di Alan Franklin racconta la storia di Williams con cura e amore per i dettagli. Certo, c’è da dire che nonostante il grande successo riscosso finora dall’ex-pecora nera dei Take That, la strada da percorrere per ricostruirne le mosse, sin dai tempi della gioventù, non è particolarmente proibitiva, vista la giovane età di Williams. Però ciò non toglie che il libro è scritto senza calcare la mano su vicende da piagnisteo o sul suo sexy look, né tanto meno sui pettegolezzi che da sempre circondano le vicende private di Williams. C’è la verità, invece, o meglio la supposta tale, fatta di anni a farsi il mazzo per i Take That, di un malessere progressivo che lo porta nel bel mezzo di una sindrome da star-system curata a botte di stupefacenti e alcolici sempre più massicce. C’è anche la voglia, assecondata dal suo entourage, di risalire la china per trasformarsi in una nuova macchina da hit e da soldi. Williams ha in Gorge Michael il suo vero modello, un artista capace di coniugare la leggerezza dell’entertainment con la semplicità mai banale delle vere canzoni pop. Un carattere senza dubbio complesso, quello di Robbie, ma con il senno del dopo si può dire che è quello che gli ha salvato la vita e – incrinando il funzionamento dell’ingranaggio Take That – forse, l’ha salvata anche agli altri. Adesso, mentre le liti con il ‘cicciobombo’ Gary Barlow sembrano dimenticate e Robbie ha sostituito gli insulti con qualche parola più comprensiva, saranno soltanto il tempo e il pubblico a dire la loro sul fenomeno Robbie Williams: per il momento, forte di un grande staff, di grandi idee e di uno stile molto contagioso, sembra avere ragione proprio lui. Anche se dice di non sentirsi ‘forte’, i suoi dischi dimostrano proprio il contrario.

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