Regina Spektor - WHAT WE SAW FROM THE CHEAP SEATS - la recensione

Nel 2010 Regina Spektor si è tolta una grandissima soddisfazione come quella di suonare alla Casa Bianca davanti al presidente Obama, alla moglie Michelle e centinaia di invitati per il “Jewish heritage month”. Un'esperienza che ha fatto da ponte tra il suo precedente album “Far” ed il suo nuovo capitolo discografico “What we saw from the cheap seats”.
Per questo disco ha accumulato in questi anni parecchio materiale, arrivando alle sessioni di registrazione con un ricco baule di canzoni. Ad aiutarla nella scelta e nella produzione dei pezzi c'è stato Mike Elizondo (già al suo fianco in alcuni brani in passato e produttore di Jay-Z, Eminem e Fiona Apple), con il quale la Spektor ha registrato l'album in quel di Los Angeles. Il risultato sono undici episodi nei quali il pianoforte e la voce della cantante russa (americana d'adozione), incontrano sonorità anti-folk, pop, cantautorato, atmosfere barocche e indie. Molte delle canzoni sono state registrate dal vivo con Regina al pianoforte e voce, a cui è stata aggiunta la strumentazione in un secondo momento. Il brano “Don't leave me (Ne me quitte pas)” è stato già inciso, in un'altra versione, nel suo secondo album “Songs” del 2002. La cantautrice ha aperto, in primavera, alcune date del tour americano di Tom Petty and the Heartbreakers.