“Welcome to the land of peace, love justice and no mercy”, sono le parole di un cartello nel deserto, scritte con vernice rossa sangue. Lì vicino un altro cartello indica “Thunder road”. Il Boss, nel mezzo del passaggio tra "Racing in the street" e "Thunder road", sta raccontando quell'avvistamento: è il momento più intenso del leggendario concerto del 7 luglio del 78 al Roxy di Los Angeles, pubblicato ufficialmente ad inizio mese, dopo essere stato diffuso illegalmente per 40 anni. Il piano di Roy Bittan passa da una melodia all’altra senza soluzione di continuità sottolinea la drammaticità di quella scritta.
Sul racconto di quella contraddizione, quella di un paese che si proclama a favore della giustizia e della pace, ma è senza pietà, Springsteen ha costruito non solo una canzone, ma una carriera. E mi sembrano parole attuali, ancora oggi, sia per l’America che per l’Italia (ma Rockol non parla di politica, quindi non andiamo oltre…).
Quel concerto, ascoltato oggi, è di una potenza disarmante. Quell’uno-due è uno dei momenti migliori dello show, ma non è l’unico. C’è una stupenda “Prove it all night” con la lunga intro di chitarra tipica di quel periodo. C’è un’altra sequenza, “Mona” di Bo Diddley che si fonde in “She’s the one”. C’è una stupenda versione di “Backstreets” con la parte centrale, un recitato che anticipa “Drive all night”: venne pubblicata in “Live ’75-’85” ma inspiegabilmente quella sezione venne tagliata. Ci sono cover di Elvis e Buddy Holly. Ci sono le prime versioni di canzone al tempo inedite (“Point blank”, “Indipendence day”) che sarebbero confluite in “The river”. Non è difficile capire perché è uno dei concerti che ha cambiato la storia del Boss.
E quell’effetto fu voluto e cercato, grazie ad una intuizione del suo manager, Jon Landau.
Solo due giorni prima, Springsteen aveva esaurito un’arena di Los Angeles, il Fabulous Forum. Ma la sua fama stentava a decollare a Los Angeles e sulla costa ovest. Così, a sorpresa, venne annunciato un altro concerto al Roxy di West Hollywood, in California, per solo due giorni dopo: un locale da poche centinaia di persone. Biglietti esauriti subito, fan impazziti, giornali che parlavano dello show dell’anno. In un giorno Springsteen era diventato il “talk of the town”. Landau aveva fissato quel concerto per generare attesa e “hype”, che intendeva soddisfare trasmettendolo in diretta in radio. La leggenda vuole che per Hollywood, quella sera, fosse pieno di macchine con il Boss risuonava dalle autoradio. .
“Bootleggers, roll your tapes”, dice il Boss, all’inizio della seconda parte dello show. Sapeva benissimo che quel concerto sarebbe registrato e diffuso illegalmente, e diede il meglio di sé.
Il “Roxy” sarà la prima trasmissione radiofonica del tour di “Darkness on the Edge of Town” (113 concerti). Ma non l’ultima: altri concerti diventeranno bootleg leggendari, grazie a quell’espediente delle radio: il Winterland, Passaic, tra gli altri.
Se non l’avete mai ascoltato, il “Roxy” è una delle cose più belle fatte dal boss, ed è un piacere, sentirlo finalmente restaurato dai nastri originali. Se lo conoscete e lo avete consumato, probabilmente lo avete già comprato senza aspettare queste parole.
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