Plateaux: leggi qui la recensione dell'EP d'esordio.
“Plateaux” è l’omonimo EP d’esordio dei Plateaux, all’anagrafe Nicola Gospel Quaggia (voce solista e chitarra), Giacomo Fiocchi (batteria e voci), Gospel Quaggia (basso) e Lorenzo Basaglia (chitarra e voci).
“Plateaux” è l’omonimo EP d’esordio della band composta da Nicola Gospel Quaggia (voce solista, chitarra), Giacomo Fiocchi (batteria e voci), Gospel Quaggia (basso) e Lorenzo Basaglia (chitarra, Voci).
Cinque pezzi che nascono dalla passione della band (e in particolare di Nicola, songwriter del gruppo) per l’America, quella del Rock maiuscolo che corre lungo i canyon per poi perdersi nelle immense pianure desertiche dell’Arizona. Spazi aperti dove chitarra, basso e batteria si intrecciano con un folk dai contorni necessariamente psichedelici, alla maniera dei maestri Byrds (“We go” e l’opening “Grand armata”) così come dei più recenti Fleet Foxes, con quel tocco (parliamo di arrangiamenti e suoni) che riporta il tutto ad un certo modo di fare più britannico. Colori e suoni in totale libertà dunque, concentrati nei cinque pezzi che il gruppo, attivo effettivamente da un annetto, ha messo in questo EP.
Un lavoro senza dubbio convincente che corre lungo i binari di un genere che non è mai del tutto tramontato e che ciclicamente riemerge con qualche chicca; basti pensare ai già citati Fleet Foxes (“Rising sun”) ma anche ai Tame Impala o agli Alt-J più recenti, giusto per spararne un altro paio. Sempre per definire meglio il raggio d’azione dei Plateaux, andando più indietro vanno citati necessariamente Crosby, Stills, Nash & Young, omaggiati nella bella “Pards and lovers (and friends), così come Buffalo Springfield e bellissima compagnia. “Smile” invece ha taglio nettamente più Stonesiano, alla “Let’s spend the night together”, e qui torniamo all’Inghilterra di cui sopra; posti diversi, stesso periodo di riferimento: gli anni Sessanta e Settanta, quando il cibo aveva un sapore diverso. Ecco, dischi come questo saranno derivativi quanto volete, ma se confezionati bene, ed è questo il caso, fanno fare un bel salto indietro nel tempo, anche a chi quel periodo non l’ha effettivamente vissuto.
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