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«WEST END GIRL - Lily Allen» la recensione di Rockol

Lily Allen e il suo “storie da un matrimonio” (fallito malamente)

“West end girl” segna la rinascita artistica e personale della popstar uk dopo 7 anni di silenzio.

Recensione del 08 nov 2025 a cura di Michele Boroni

La recensione

Lily Allen era rimasta lontana dai riflettori per un bel po' di tempo - sette anni, per la precisione, corrono dal suo precedente “No shame”. Disco peraltro piuttosto notevole per merito di Mark Ronson che produceva e per un po' di storie più o meno disastrose (matrimonio fallito, dipendenze varie e aborti) da raccontare con la  consuetà feroce lucidità e schietta ironia che hanno da sempre caratterizzato la cantante inglese fin dai suoi esordi nel 2006. Nell'ultimo lustro Lily Allen si è sposata con l'attore David Harbour (una delle star adulte di Stranger Things) e, anche in questo caso, non è finita benissimo; così in questo disco racconta tutto. “West End girl” è il suo viaggio biografico di questi ultimi anni dalla felicità coniugale al dolore del divorzio, anche questo piuttosto movimentato. 

Mille stili dal west end di Londra

La West End Girl oggi ha compiuto 40 anni e la connotazione geografica non è messa così a caso. Infatti in quella particolare zona di Londra la nostra è venuta a contatti con molti altri stili – dall'afrobeats alla dancehall - che nel tempo hanno arricchito il suo pop.  Così "Ruminating" è un brano drum and bass con un'interessante costruzione e un brutale effetto auto-tune, "Frutyloop" propone un rilassato ritmo trip-hop,  "Nonmonogamummy" presenta una lunga sezione raggamuffin in stile Bhangra.
 “West end girl” è permeato da molti stili: dal pop etereo alla dance, dal folk da camera all'r&b, dall'urban e all'hip-hop, oltre ai generi sopracitati. Chi non prende sul serio mix così eclettici rimarrà quindi insoddisfatto, come pure chi ama il suono brillante e profondo dell'hi-fi: il suono del disco infatti è piuttosto piatto e plasticoso (disponibile solo sulle piattaforme, cd e vinile solo a fine gennaio) e anche le combinazioni di synth e drum programming con l'orchestra d'archi di 20 elementi non sono mixate bene insieme. Peccato.

Un disco che si ascolta come un podcast

Lily Allen è certamente un punto di riferimento importante per tutta una serie di cantanti e autrici delle ultime generazioni: quella scrittura diretta che trasforma la quotidianità in racconto emotivo ha ispirato più di una popstar, da Billie Eilish a Lola Young (un giornalista inglese di recente ha scritto "If Lola Young had a fiver for every time she was compared to Allen, she would never need to work again.")
E quindi inevitabilmente la sua biografia entra in tackle dentro le canzoni. In fondo “West End Girl” è una sorta di concept album con una storia lineare. In "Tennis", il suo partner incontra una certa  Madeline per giocare a tennis. Il pezzo si conclude con la domanda provocatoria, a cui fa seguito un dolce ritornello: " Chi è Madeline, in realtà? ". Il brano successivo si intitola "Madeline" (la canzone migliore) e dà la risposta, dove è proprio l'amante ignara del matrimonio che si confida con la moglie tradita. Una tale catena di episodi e prospettive ha sicuramente il suo fascino, specialmente perché raccontato come in una serie rom-com intelligente o un podcast brillante.  "Pussy Palace" è la canzone della svolta in cui lei, dopo aver scoperto le varie scappatelle,   caccia di casa il suo futuro ex marito e lo spedisce in un hotel.
Lily Allen dà comunque il meglio quando si cimenta nel suo classico pop: la title track, la melodia incredibilmente orecchiabile di  “4chan Stan”  e la ritmica yo-yo al termine di  “Dallas Major” sono eccellenti. Peccato che non tutto il disco mantenga la stessa qualità. 

Tracklist

01. West End Girl (04:06)
02. Ruminating (03:26)
03. Sleepwalking (02:57)
04. Tennis (02:30)
05. Madeline (02:55)
06. Relapse (04:23)
07. Pussy Palace (04:01)
08. 4chan Stan (03:04)
09. Nonmonogamummy (02:42)
10. Just Enough (03:11)
11. Dallas Major (03:04)
12. Beg For Me (03:03)
13. Let You W/In (02:09)
14. Fruityloop (03:21)
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