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«MAN’S BEST FRIEND - Sabrina Carpenter» la recensione di Rockol

Sabrina Carpenter ha fatto il disco pop dell'anno

Perché "Man's best friend", il nuovo disco della Lolita della Pennsylvania, è già un classico.

Recensione del 05 set 2025 a cura di Mattia Marzi

Voto 7/10

La recensione

Può piacere o meno, ma non si può non riconoscere a Sabrina Carpenter un merito: quello di aver riportato del dibattito nel pop. “Man’s best friend” (letteralmente: “La migliore amica dell’uomo”) ha cominciato a far chiacchierare già due mesi e mezzo prima della sua uscita, quando a giugno la cantante statunitense ha pubblicato la copertina del disco. Nell’immagine, volutamente provocatoria, Sabrina Carpenter è a carponi mentre un uomo in giacca e pantaloni, il cui volto è nascosto nello scatto, le tira i capelli biondi (oltre a quella ufficiale c’è anche una copertina alternativa, uno scatto in bianco e nero che ritrae Carpenter abbracciata a un uomo: «Questa è quella approvata da Dio», ha scritto la popstar condividendo la cover “riparatoria”, prendendosi gioco delle critiche che le sono piovute addosso per l’immagine ufficiale). L’opinione pubblica americana davanti all’immagine si è divisa: da un lato chi ha sostenuto che «a 26 anni Sabrina Carpenter può fare ciò che vuole con il suo corpo», dall’altro quelli che l’hanno accusata di poca originalità e di strizzare l’occhio alle «pubblicità sessiste e disgustose degli Anni ’80». Sia quel che sia, il dato interessante è un altro: da quanto tempo non si parlava così tanto della copertina di un disco? E più in generale: da quanto tempo una popstar non divideva in questo modo?

Non una meteora

Con “Man’s best friend” Sabrina Carpenter è chiamata a dimostrare di non essere solamente una meteora. Perché sì, è vero, il precedente “Short n’ sweet” era il suo sesto album in studio, ma prima di “Espresso” e “Please please please”, i tormentoni che l’hanno resa una star, in pochi sapevano associare al nome di Carpenter il volto della cantante di Quakertown, Pennsylvania. Con quell’immagine da Lolita in bilico tra innocenza e sensualità, tra emancipazione e sessualizzazione, Carpenter si è presa il pop. Con le dodici canzoni contenute in “Man’s best friend”, ora, Carpenter porta il suo personaggio all’apice, se volete anche estremizzandolo.

Un disco pieno di sesso

Da “Manchild” a “Goodbye”, il disco è pieno zeppo di sesso. Sì, avete letto bene: sesso. A volte i riferimenti sono presentati in maniera più esplicita (in “Manchild” dice proprio: “Mi bagno al pensiero di te”), a volte in maniera più allusiva (“Le lacrime mi scendono lungo le cosce”). Altre volte ancora i due piani si intersecano: in “House tour”, ad esempio, sembra che la cantante stia invitando qualcuno a casa sua alla fine di un appuntamento, finché non ci si rende conto che la casa è Sabrina stessa. Negli Usa la popstar è diventata una sorta di nemico pubblico per le associazioni dei genitori, che hanno criticato i suoi concerti per via delle tante allusioni sessuali e per i contenuti delle sue canzoni (in “Juno”, per dire, uno dei brani di “Short ’n sweet”, citava il film omonimo del 2007 con protagonista Ellen Page nei panni di una sedicenne che rimaneva incinta del suo migliore amico e cantava: “Potrei lasciarti fare di me Juno”). Lei ribalta la discussione sostenendo che la malizia sta negli occhi di chi guarda e che sono i suoi detrattori ad essere in realtà ossessionati dal sesso.

Un bel disco pop

Musicalmente parlando, con i brani di “Man’s best friend”, prodotti insieme a quel genio pop che è Jack Antonoff, già braccio destro di Taylor Swift (non incide tantissimi duetti, ma ha voluto Carpenter come unica ospite del suo prossimo album “The life of a showgirl”, incidendo insieme alla collega la canzone che dà il titolo al disoc), Lorde, Lana Del Rey, la cantante statunitense si candida a diventare l’erede naturale di Katy Perry: quello proposto da Carpenter in “Man’s best friend” è un pop zuccheroso, plasticoso, brillante, che ricorda le atmosfere della Katy Perry di “Teenage dream”, quando la popstar californiana era all’apice della sua carriera, nel 2010. Le canzoni girano bene, hanno un loro perché e le influenze spaziano dal country pop di Dolly Parton (nella stessa “Manchild”) agli ABBA (in “My man on willpower”), fino ad arrivare a Shania Twain e a Prince (l’arrangiamento di “House tour” strizza l’occhio a quello di “Kiss”). E se vi dicessimo che tutto sommato è pure un buon disco pop?

Tracklist

01. Manchild (03:33)
02. Tears (02:40)
04. Sugar Talking (03:03)
06. Nobody’s Son (03:02)
07. Never Getting Laid (03:28)
09. Go Go Juice (03:13)
10. Don’t Worry I’ll Make You Worry (03:42)
11. House Tour (02:49)
12. Goodbye (03:45)

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