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«PROTEGGIMI DA CIÒ CHE VOGLIO - La Crus» la recensione di Rockol

La riflessione di questi tempi sulle note dei La Crus

L'album è candidato ai Rockol Awards 2024

Recensione del 14 dic 2024 a cura di Michele Boroni

Voto 8/10

La recensione

Fino al 5 gennaio, ripubblichiamo le recensioni dei dischi candidati ai Rockol Awards 2024 nella categoria "Miglior album italiano": è possibile votare qua.  
Qua invece le candidature per i migliori live.

Parafrasando il titolo di una canzone degli Afterhours potremmo dire che non si esce vivi dagli anni '90. Già, perché dopo aver attinto a piene mani dagli anni '80 (a cui faceva riferimento la canzone di Agnelli & co), è in corso in questi anni in Italia e all'estero un ricco revival dell'ultimo decennio del secolo scorso, sopratutto sulla musica: quindi ecco che si susseguono reunion, anniversari, tour celebrativi di trentennali, eccetera. 

Il tempo giusto

Eppure mi piace pensare che questo ritorno dei La Crus non sia da annoverare sotto questa popolare tendenza.  I La Crus sono state una delle band (o meglio, un duo allargato) più innovative di quel decennio che seppero unire elettronica e trip-hop - con un retro gusto new wave, quello più post-punk – con la canzone d'autore italiana, da Tenco a Fossati. 
In fondo i La Crus non si sono mai davvero sciolti, anche perché sia i lavori solisti del cantante Mauro Ermanno Giovanardi (per i fan Max) sia le varie collaborazioni di Cesare Malfatti (The Dining Rooms, Amor Fou tra le altre) avevano nel dna tracce dei La Crus non ancora completamente dispiegate. 
Bastavano solo il tempo e le canzoni giuste. 
Ecco quindi che “Proteggimi da ciò che voglio” è, fin dal titolo tra Oscar Wilde e l'artista visuale Jenny Holtzer, una profonda riflessione su questi tempi. Il disco arriva dopo “Infinite Possibilità” del 2005 e conserva sia nel suono che nelle liriche tutta l'interiore carica implosiva e una poetica ormai rara oggi da ascoltare. 
La splendida voce di Giovanardi è intatta e le trame sonore costruite da Malfatti che siano di chitarra o di synth danno spessore ipnotico e quella contemporaneità che i La Crus hanno sempre ben incarnato. Grazie anche, tra gli altri, ai campionamenti di Alex Cremonesi e Matteo Cantaluppi e alla  tromba e il flicorno di Paolo Milanesi. 

Le canzoni

“Proteggimi da ciò che voglio” è un disco breve (appena 28 minuti più le autocover di due brani insieme a Carmen Consoli e Colapesce & Dimartino, usciti in precedenza) ma intensissimo. E Dio solo sa di quanto noialtri abbiamo bisogno di canzoni pregne di significato su cui rifletterci e riflettere. 
“Mangia dormi lavora ripeti” è un pezzo elettrico che nel solco del "Produci consuma crepa" dei CCCP racconta la nuova alienazione, come pure la title track che vede anche la voce di Barbara Cavalieri. 
“Shitstorm” parla di social in modo poetico (“Perché la tua noia è la tua armatura / Ogni giorno diventa più spessa, ogni notte più dura”), mentre “Rivoluzione” ricorda il miglior Gaber (La rivoluzione non passa di qui / ed è un'altra volta venerdì / Il mondo lo cambiamo lunedì”) con anche la voce di Slavoj Zizek, filosofo e politologo sloveno, che ci avverte come "every fascism is an index of a failed revolution". Non manca infine lo spoken word di “Sono stato anch'io una stella” su un tappeto electro (ve la ricordate “Tarab” nel loro disco d'esordio del 1995?). 
Ottima infine “Io Confesso”, una delle miglior canzoni presentate a Sanremo negli ultimi 20 anni, qui con il supporto di Carmen Consoli. 
“Proteggimi da ciò che voglio” è un disco che conferma il ruolo dei La Crus anche quando trattano temi più universali e ne avevamo anche noi un gran bisogno. 

Tracklist

01. La pioggia (04:13)
02. Mangia dormi lavora ripeti (03:00)
03. Proteggimi da ciò che voglio (03:23)
04. Shitstorm (03:08)
05. La rivoluzione (feat. Slavoj Zizek & Vasco Brondi) (02:58)
06. Io non ho inventato la felicità (03:06)
07. Discronia (03:16)
08. Sono stato anch'io una stella (03:49)
09. Io Confesso (feat. Carmen Consoli) (03:31)
10. Come ogni volta (feat. Colapesce & Dimartino) (03:34)
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