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«MAKE IT RIGHT - Steve Wynn» la recensione di Rockol

Steve Wynn non sbaglia un colpo

"Make it right" è il ritorno solista, dopo 14 anni, del frontman dei Dream Syndicate

Recensione del 07 set 2024 a cura di Paolo Panzeri

Voto 7.5/10

La recensione

Steve Wynn è uno che non riesce a starsene con le mani in mano, è sempre impegnato a realizzare un qualche progetto musicale. Da quando, nel 2012, si sono riformati i Dream Syndicate il 64enne musicista californiano ha visto assottigliarsi ancora di più il tempo a disposizione per arricchire la discografia della sua carriera solista ferma ai tempi di "Northern aggression", era il 2010. Questo vuoto viene ora colmato dalla pubblicazione di "Make it right", disco che esce contemporaneamente all'autobiografia 'I Wouldn’t Say It If It Wasn’t True' che, come da lui raccontato, è stata fonte di ispirazione per la scrittura delle canzoni presenti nel disco: "Le canzoni non sono direttamente autobiografiche, anche se l'album inizia con "Santa Monica", la città e il viale in cui sono nato e si conclude con "Roosevelt Avenue", l'arteria principale del quartiere di Queens a New York che oggi chiamo casa."

Dream Syndicate, Baseball Project e altri amici

Per realizzare l'album Steve Wynn si è circondato di alcuni amici fidati con cui ha avuto modo di incrociare gli strumenti già da lungo tempo a questa parte. Che fossero nei Dream Syndicate, questo è il caso di Jason Victor, Dennis Duck (batteria della band fin dagli inizi, fin dal folgorante esordio con "The Days of Wine and Roses" nel 1982) e Mark Walton, oppure partner nell'avventura chiamata Baseball Project: vedi l'ex R.E.M. Mike Mills, Scott McCaughey (sempre del giro dei R.E.M.) e la moglie batterista di Steve Linda Pitmon. Oltre a questi si possono pure citare Vicki Peterson delle Bangles, Chris Schlarb dei Psychic Temple e il norvegese Emil Nikolaisen dei Serena Maneesh.

Amarezza e malinconia

"Santa Monica" e la title track introducono all'ascolto del disco, sono due ballad al profumo dell'occasione perduta (o quantomeno scivolata via): alla luce del sole la prima (nel testo della canzone è presente la strofa 'I wouldn't say it if it wasn't true', titolo della autobiografia), notturna e riflessiva la seconda. La buia e desolata "What Were You Expecting" propone voce e accompagnamento musicale monocorde con un solo di chitarra a sottolinearne ed amplificarne la tensione. A seguire la countreggiante "You’re Halfway There" che giunge a bilanciare ('Second half is better than the first'), ma solo un poco, quella leggera amarezza e malinconia di fondo che pervade quanti non conducono una esistenza lastricata dalla buona stella. Echi di sonorità anni Sessanta contraddistinguono "Making Good on My Promises", mentre la insinuante "Cherry Avenue" è impreziosita da un bel suono di tromba. Un amore di quelli che sono dolorosamente per sempre è accompagnato da una chitarra latineggiante in "Madly". Il country torna a fare capolino in "Simpler Than the Rain" e il finale è nei quasi sette minuti della dylaniana "Roosevelt Avenue".

Rock d'autore a stelle e strisce

"Make it right" è un album all'altezza della qualità a cui Steve Wynn ha abituato quanti seguono più da vicino il rock statunitense. In questo nuovo disco solista si confermano sia l'ottima capacità di scrittura del frontman dei Dream Syndicate che le influenze musicali che ne hanno caratterizzato una carriera ultraquarantennale che - nonostante non abbia mai raggiunto elevati picchi di successo commerciale, quello che porta con sé la notorietà presso il grande pubblico - lo segnala tra i più rispettati e capaci artisti della scena indipendente americana.

Tracklist

01. Santa Monica (03:04)
02. Make It Right (04:01)
03. What Were You Expecting (03:23)
04. You're Halfway There (03:05)
05. Making Good on My Promises (02:28)
06. Cherry Avenue (04:36)
07. Then Again (02:57)
08. Madly (03:46)
09. Simpler Than the Rain (04:13)
10. Roosevelt Avenue (06:52)
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