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«L'ANGELO DEL MALE - Baby Gang» la recensione di Rockol

I numeri 1: Baby Gang, un album per mettere le ali oltre le sbarre

Durante l’estate, le recensioni degli album andati al primo posto in classifica nel 2024

Recensione del 16 ago 2024 a cura di Claudio Cabona

Voto 7/10

La recensione

“L’angelo del male”, il terzo album di Baby Gang, è un grande megafono. È l’album del rapper italiano più ascoltato in Europa, è un album che, volutamente, per alzare la voce tutti insieme, raggruppa i nomi più importanti della scena nazionale (Paky, Blanco, Marracash, Emis Killa, Jake La Furia, Geolier, Gemitaiz, MadMan, Lazza, Tedua, Sfera Ebbasta, Guè, Simba La Rue, Rocco Hunt, Niko Pandetta, Fabri Fibra, Ernia e Rkomi) ed era, già subito all’uscita, perciò destinato al trionfo dei numeri grazie alla spinta delle nuove generazioni. Un disco che per essere compreso, va anche contestualizzato: lo stato in cui si trova Baby Gang fa capire il perché di molte scelte. Inoltre sarebbe riduttivo affrontarlo “solo” attraverso la freddezza dei dati.

Sforzarsi per capire

Ascoltare quello che ha da dire Baby Gang (al momento dell’uscita del progetto ritornato in galera) o rifiutarlo aprioristicamente? Sforzarsi, anche mettendo a soqquadro i propri valori, d’altronde l’arte è meravigliosa anche per questo, o giudicare senza appello? Scalfire l’indifferenza ed evitare di ridurre Baby Gang a un qualunque rapper dai tanti Dischi di Platino e basta, comprendendo come la sua musica sia un vero romanzo di formazione in cui dal buio si può passare alla luce, sarebbe la vera, liberatoria, vittoria per il suo percorso. Su quel confine labile, su quel miscuglio, tra “bene” e male”, come dimostrano anche la cover e il titolo del progetto, Baby Gang ha costruito un album neo-realista in cui sputa la sua vita con il tiro corrosivo del gangsta-rap. E lo fa con una forza e un estro che in Italia non si vedevano da anni perché costringe a confrontarci con i nostri valori da una prospettiva scomoda. I pezzi dinamitardi iniziali come “Guerra”, “Bloods&Crips”, in cui sembra non ci sia respiro, e “Gangster”, in cui confessa “soldi, armi e droga mi hanno dato alla testa”, fanno divampare l’incendio, ma c’è di più: brani come “Adrenalina” con Blanco e Marracash o “Liberi” mostrano un Baby capace di spaziare e di non chiudersi nel solo rap da battaglia.

Varietà

E non mancano anche “il gioco” come fotografa, per esempio, “Italiano” con Niko Pandetta, e un tuffo nei sentimenti più limpidi, ma non spogliati dal dolore della solitudine: “Sola” con Lazza e Tedua. “L’angelo del male” è un disco che si ciba di strada, a livello di racconto, ma anche di sound: ci sono il rap, l’elettronica, il latino, richiami alle melodie e allo slang dei migranti, ovvero tutte le colonne sonore che avvolgono l’asfalto delle nostre città e province. Higashi, che ha curato la maggior parte delle produzioni, si conferma fortissimo nello scolpire il suono giusto per la voce di Baby, un suono ricco di cultura e riferimenti hip hop. Tra padri chiusi nei penitenziari, regali di Natale e di compleanno mai ricevuti, spaccio, fame, violenza, invisibilità, invidia sociale, Baby Gang traccia la sua storia. Il bivio è sempre lì, come ci ricorda in “Assistente sociale” con Simba La Rue, tra i banchi di scuola e i reati.

Feat che hanno un peso

Baby Gang non scimmiotta l’immaginario americano, in “Millionaire” rappa “questa non è Atlanta”, ma ci trascina dentro quei centri urbani degradati, i nostri, di cui spesso dimentichiamo gli aspetti più terribili. Non tutto è a fuoco, ci sono anche tentativi furbi di realizzare pezzi radiofonici come “Serenata gangster” con Rocco Hunt che, però, non annacquano il progetto. Che questo album non sia come gli altri, un album lavorato con grandissima difficoltà per le limitazioni a cui è soggetto il rapper, lo hanno capito anche gli ospiti, che lasciano alcune delle loro migliori barre degli ultimi anni: ascoltate “Huracàn” con Gemitaiz e Madman o “Non mi vedi” con Fibra, Ernia, Rkomi e Geolier. Gli ospiti, come sempre meno spesso accade in un disco rap, a questo giro arricchiscono per davvero i brani. In “Venom”, la traccia di chiusura, Baby Gang, parla dell’oscurità e della morte degli eroi, in particolare dell’Uomo Ragno, quasi rievocando la hit degli 883. Nel mondo di rovine che dipinge, con una poetica sporca, sofferta e vivida, al contrario di ogni previsione, ci si salva, forse, da soli.

TRACKLIST
01. Guerra
02. Gangster (feat. Paky)
03. Adrenalina (feat. Blanco, Marracash)
04. Agente (feat. Emis Killa, Jake La Furia)
05. Miez a vie (feat. Geolier)
06. Huracan (feat. Gemitaiz, Madman)
07. Liberi
08. Sola (feat. Lazza, Tedua)
09. Bloods e crips
10. Madame (feat. Sfera Ebbasta)
11. Millionaire (feat. Guè)
12. Assistente sociale (feat. Simba La Rue)
13. Serenata gangster (feat. Rocco Hunt)
14. Italiano (feat. Niko Pandetta)
15. Non mi vedi (feat. Fabri Fibra, Ernia, Rkomi, Geolier)
16. Venom

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